mercoledì 27 gennaio 2010

elezioni, unità della sinistra, Sinistra ecologia e libertà.

Ancora su elezioni, unità della sinistra, 
Sinistra ecologia e libertà.



Ultime splendide notizie dal palazzo:
- gli onorevoli PD Esposito (Torino, “Sinistra per”) e Merlo Pinerolo hanno scritto al loro segretario regionale Morgando invitandolo a rompere gli indugi e a mandare a stendere gli ingombranti compagni di viaggio: Non compromettiamo l’eccellente lavoro svolto che ha già portato all’esclusione della Federazione della sinistra dal futuro assetto della giunta regionale, con scelte come l’accordo tecnico che potrebbero penalizzarci davanti agli elettori, offrendo alla destra terreno fertile sul quale recarci danno.
- Chiamparino sottolinea la difficoltà, se mai si arrivasse ad una qualche forma di collaborazione con la sinistra, di far comprendere agli elettori la differenza che dovrà esserci fra accordo tecnico e di programma
- Ancora Esposito e Merlo mettono la ciliegina sulla torta: Valorizziamo l’accordo raggiunto con Sinistra e libertà.
Insomma, PdCI e Rifondazione corrano da soli perché non meritano altro.

Ricordo che Bresso ha siglato l’accordo con L’UDC sui temi cari all’UDC (scuola, famiglia, quoziente familiare) e pochi giorni dopo con i radicali, presente Emma Bonino che ha detto cose un po’ diverse.
Nel mercato elettorale, sono in corso trattative con gruppi di destra, alleati di Ghigo nel 2005, per cinque all’anni all’opposizione (e che opposizione!).

Due questioni:
- la svolta a sinistra di Bersani si è trasformata nella disponibilità ad accordi con il governo sui temi della giustizia e nell’accordo privilegiato con l’UDC di Casini e Cuffaro. Gli splendidi risultati in Puglia e il caso Bologna fanno almeno venire qualche dubbio?
- Quando D’Alema ha fatto fuori Vendola (salvo poi rimanere bastonato), Rifondazione ha dato a Vendola la massima solidarietà. Non a caso al convegno degli/delle eletti/e a Roma il 20 dicembre, Vendola ha detto che il ruolo di Rifondazione è fondamentale e che in Italia vi sono due destre. Ora, in Lombardia Rifondazione è cacciata da ogni alleanza e Sinistra ecologia e libertà non solo non batte ciglio, ma si accuccia disciplinatamente. In Piemonte, in nome della “discontinuità”, si stringono accordi con settori di destra e non si risponde per mesi a noi. Che cosa dice, in nome dell’unità della sinistra, Sinistra, ecologia e libertà?

Dimenticavo: il terzo punto della svolta a sinistra del PD è distruggere la sinistra comunista e alternativa, già segnata da scissioni (l’ultima pilotata?) e da due sconfitte elettorali
Sergio Dalmasso

martedì 26 gennaio 2010

DAL CONSIGLIO COMUNALE DI CUNEO

PER SEGUIRE I LAVORI DELL'ULTIMO CONSIGLIO COMUNALE DI CUNEO:
http://www.cuneocronaca.tv/



LA NUOVA TANGENZIALE DI CUNEO E L'IMPATTO AMBIENTALE

Ho partecipato in qualità di Consigliere Comunale e di cittadino nato e vissuto a Roata Rossi alla serata assai partecipata del 13 gennaio sul tema lotto 1.6 dell'autostrada ASTI-CUNEO.
Molti sono stati i malumori dei frazionisti sull'impatto ambientale dell'opera in questione: testimonianza ne è la grande partecipazione alla raccolta firme su un documento che chiede migliorie del progetto di realizzazione del tronco autostradale, plaudendo nel contempo al fatto che esso si realizza.

lunedì 25 gennaio 2010

NO TAV!


40.000 gatti






di Maurizio Pagliassotti
su Liberazione del 24/01/2010


Imponente manifestazione No-Tav in Val di Susa. Moltissimi fra la popolazione valligiana, centinaia fra sindaci e amministratori. Ferrero, in corteo con tutto il Prc piemontese: «E' la migliore risposta a chi si aspettava quattro gatti». Slogan contro il sindaco di Torino, Sergio Chiamparino, promotore dell'appuntamento Pro-Tav di oggi al Lingotto. Nicoletta Dosio (leader del movimento):
«Quando i cittadini decidono di essere protagonisti delle loro vite nessuna scelta puo’ essere imposta»
L'ultimo chiodo sulla bara della Tav è stato piantato ieri pomeriggio a Susa. La vicenda ormai è chiusa, chi deve farsene una ragione cerchi di superare il lutto in fretta. Quarantamila persone hanno marciato per oltre quattro chilometri dal presidio posizionato lungo la statale 25 fino a Susa. La questura sostiene che i partecipanti erano ventimila. Con la media del pollo vengono trentamila, e con trentamila persone incazzate non si apre Federazione della Sinistra, Paolo Ferrero: «è la migliore risposta a chi diceva che sarebbero stati quattro gatti» nemmeno il buco di un tombino. Un fiume umano che non si vedeva dall'otto dicembre 2005, giorno rimasto famoso come la riconquista di Venaus. Oggi come allora la vai Susa ha dato prova di una compattezza, addirittura sorprendente. Giovani, anziani, carrozzine, muli, cani, 11 portavoce della Val di Susa docenti universitari, trattori, operai, sindacalisti, sindaci, intellettuali, innamorati-amanti, innamorati-sposati, cattolici, atei, omosessuali, professori, commercianti, convinti, dubbiosi che sono diventati convinti... In poche parole un popolo. Una massa critica che ha sfilato allegramente, tutti dietro lo striscione recante la scritta: La valle che resiste. NoTav . In prima fila tutto il Prc piemontese ed il segretario nazionale Paolo Ferrero. Una scelta di coerenza che incontra il favore dei manifestanti ma ovviamente scatenerà gli isterismi del partito trasversale del tondino. E' un problema loro. «Il messaggio che esce da questo corteo non è di per sé una novità ha detto il portavoce della Federazione della sinistra Ferrero perché è noto da anni che questo territorio ha sviluppato nel tempo competenza e compattezza. Da questo punto di vista non c'è differenza ti- spetto al 2005. I val susini erano convinti al tempo della totale inutilità dell'opera e ancor pi io sono ora. Qpesta è la migliore risposta - ha concluso Ferrero - a chi diceva che saremmo stati quattro gatti». Per tutto il percorso Nicoletta. Dosio, leader del movimento e cuore del Prc in VaI Su- sa, ha portato lo striscione: «Opesta è la vera marcia dei quarantamila. La Val Susa non affetta di un passo e dimostra che quando i cittadini decidono di essere protagonisti delle loro vi- te nessuna scelta pu essere imposta. Il no alla Tav è sempre pi forte e radicato e nessuna assemblea di condominio bipartisan riuscirà a convincere questa valle . Noi oggi ci rivolgiamo con una sola voce a tutto il paese e diciamo: il Tav non è un problema della Val Susa, bensì è una peste per tutto il paese, perché ruba risorse ai treni per i pendolari, alla sanità e alla scuola che crolla a pezzi». Il corteo è partito alle due del pomeriggio ed al primo colpo d'occhio appariva già imponente. Sia da sud, Bussoleno, che da nord, Susa città, proveniva gente a piedi che aveva parcheggiato le auto a quattro-cinque chilometri di distanza dal luogo di partenza. Nella folla pi le presenze che le assenze. Praticamente al completo tutta la Comunità Montana e anche il suo presidente Sandro Piano: «Una manifestazione democratica ben riuscita nella tradizione delle grandi manifestazioni del mondo No Tav. Se dopo quattro anni si registra la presenza di tutte queste persone e la necessità di procedere ai sondaggi schierando le forze dell'ordine vuoI dire che qualche criticità c'è ancora. Noi stiamo riproponendo un metodo diverso - ha concluso - la presenza nell'osservatorio di politici, non solo di tecnici perché le scelte da fare sono anche politiche». Presente anche Giorgio Airaudo, responsabile provinciale della Fiom: «Queste grandi opere non rispondono alla richiesta del mondo dei lavoro di investimenti in settori innovativi. E' una logica vecchia che non crea sviluppo e spreca risorse. La crisi economica chiede risposte che il progetto Alta velocità non pu dare perché manifestamente inutile». Il clima generale è stato sempre allegro ed una forte euforia ha attraversato il corteo per tutto il tempo della manifestazione, circa quattro ore. Il serpentone si è allungato per dmeno cinque chilometri e quando la testa entrava in Susa la coda si trovava ancora al presidio di partenza. E' chiaro quindi che dietro lo zoccolo duro, tremila-cinquemila irriducibili, esiste una massa che mal sopporta i mezzucci messi in pratica in questi giomi: blitz nottumi, militarizzazione dei cantieri e della valle, silenzio imposto ai rappresentanti politici e tecnici critici rispetto l'opera. Assente, purtroppo, Antonio Ferrentino. Ora, l'ex leader Notav, rischia politicamente perché non ha dimostrato nei fatti di aver portato con sé i valsusini lungo la linea del dialogo. E' un leader sì, ma se senza popolo perché la val Susa, come ha detto Vittorio Agnoletto, «dimostra che la Tav non si farà mai». Chiusa la partita in val Susa si apre quella torinese odierna dell'incontro pro opera. Una grande novità che in realtà è l'ennesima riproposizione mediatica di una schema consolidato, quello del siamo tutti d'accordo. La prima volta fu nel 1999 e anche allora i protagonisti favorevoli all'opera erano quelli di oggi. Anzi, al tempo erano ancora pi forti perché seduti in platea c'erano anche Umberto Agnelli, Pininfarima. Altri tempi, tempi in cui la Tav era ancora un rischio serio. I cani da guardia che vogliono a tutti i costi il megatunnel si incontrano quindi oggi blindatissimi al Lingotto di Torino. Ai questi cani da guardia del partito degli affari ieri il popolo Notav ha detto a cuccia.


giovedì 21 gennaio 2010

DIMEZZARE LA LIQUIDAZIONE DEI CONSIGLIERI REGIONALI



DIMEZZARE LA LIQUIDAZIONE DEI CONSIGLIERI REGIONALI: UNA PROPOSTA DI SERGIO DALMASSO (CONSIGLIERE REGIONALE DEL PRC) 




1) La proposta di legge per dimezzare la liquidazione è doverosa. In ogni lavoro (tranne per i/le  precari/e) si prende una liquidazione di un mese per anno. Il fatto che in consiglio sia di due mesi è vergognoso. E la richiesta di dimezzamento è stata presentata dal nostro gruppo (rifondazione) e sono tra i firmatari.

2) Ci impegneremo perchè questa leggina venga discussa. Lo stiamo facendo anche per altre (limiti alle delocalizzazioni, radiazioni ionizzanti...) dispiaciuti che tante nostre proposte siano rimaste nei cassetti. Il Consiglio è però quasi paralizzato e basta l'opposizione di pochi (per assurdo anche di uno) per bloccare il tutto. Comunque, garantisco che ci impegneremo al massimo.
 Ricordo di avere presentato una proposta per cancellare le "autocertificazioni" (gettoni pagati per presenze di consiglieri/e ad iniziative locali) e che nella mia proposta di legge elettorale si può essere consiglieri/e per non più di due legislature (dieci anni).

3) Lo statuto di Rifondazione chiede il versamento del 55% di quanto si riceve. Sarà più severo per eletti/e nelle prossime elezioni (il partito non riceverà più finanziamenti pubblici). Nei cinque anni, ho versato, all'incirca 300.000 euro. Sarebbe opportuno, però, che non si protestasse solamente contro gli stipendi dei politici, ma si prendessero in esame le condizioni di privilegio di tante professioni (manager, liberi professionisti...).

4) Nella scorsa campagna elettorale regionale non ho speso un centesimo. E' il partito a pagare le spese elettorali. Faccio presente che il "budget" per la provincia di Cuneo e di poche migliaia di euro (3.000- 4.000) per tutto (manifesti, iniziative, giornali...). Non compriamo spazi su giornali, radio, TV. Non so se sarò candidato alle prossime regionali (a due mesi dal voto non si capiscono neppure le allenze, le candidature, alla faccia della trasparenza e della partecipazione). In ogni caso, non vedrete gadgets, majorettes, manifesti con la faccia...

Dalmasso (Rifondazione): aboliamo le “autocertificazioni”.

I/le consiglieri/e regionali possono ricevere gettoni e rimborsi chilometrici per la presenza ad iniziative locali alle quali siano stati invitati dagli amministratori- dice il consigliere regionale di Rifondazione Sergio Dalmasso.
In questa fase di grave crisi economica e di sempre maggiore distacco fra la politica e i cittadini- continua il consigliere- questo risulta un privilegio difficilmente comprensibile e difendibile.
Per questo motivo- prosegue Dalmasso- ho presentato una proposta per cancellare questo “benefit” e credo che la sua approvazione, nelle ultime due settimane della legislatura sarebbe un atto di onestà e di buon senso.
Questa proposta,- conclude il consigliere di Rifondazione- legata al dimezzamento della liquidazione, chiesto dal nostro gruppo e alla fissazione di un numero massimo di legislature (due, per un totale di dieci anni)presente nella proposta di legge elettorale che presenterò a giorni, non è demagogica, ma, se approvata dimostrerebbe una volontà di trasparenza non comune nel mondo politico.


Dalmasso (Rifondazione) alla RAI : Non posso vedere la TV. E’ giusto che paghi l’abbonamento?

Da maggio non ho potuto vedere RAI 2 e Rete 4. Dal 7 ottobre non ho più accesso ad alcuna rete.
In questo quadro, è giusto che debba pagare il canone annule per un servizio di cui non posso usufruire? Questo chiede, rivolgendosi direttamente alla RAI, il consigliere regionale Sergio Dalmasso, di Rifondazione comunista, che continua: non avendo intenzione, per ora, di cambiare il televisore o di comprare un decoder, l’obbligo di pagamento dell’abbonamento annuale non crea una contraddizione tra la corresponsione di una quota e l’impossibilità di utilizzare ilo servizio per cui questa viene pagata.
Dalmasso, che attende risposta dalla RAI, ricorda anche le molte aree della regione che da mesi sono penalizzate e verso le quali il comportamento della RAI è stato, per lo meno, carente.
In attesa di risposta.


lunedì 18 gennaio 2010

GIOVANI COMUNISTI


CONFERENZA PROVINCIALE 
GIOVANI COMUNISTI
presso

FEDERAZIONE PROVINCIALE DI CUNEO
via Saluzzo 28

SABATO 23 GENNAIO 2010
INIZIO DIBATTITO ORE 15.30
INIZIO VOTAZIONI ORE 17.00


Nello Fierro
Coordinatore Provinciale Giovani Comunist@ (PRC)
mastaniello@yahoo.it – 3490665974

(Alla conclusione dei lavori seguirà
un piccolo aperitivo di autofinanziamento)




C.I.P.E.C. A BOVES

CIPEC
Centro di Iniziativa Politica e Culturale

Venerdì 22 gennaio alle ore 20.45 Boves 
presso la sala Borelli (piazza Borelli)


“STORIE DI PRECARI E PRECARIE”: 
testimonianze, racconti, analisi, proposte … di giovani lavoratori/trici


 

presiede Sergio Dalmasso (presidente CIPEC e consigliere regionale)
conclude Franco Giordano (FIOM Cuneo)

domenica 17 gennaio 2010


Morire nel deserto

di Fabrizio Gatti da L'Espresso


Un filmato documenta la tragica fine degli immigrati espulsi dalla Libia. Così come prevede l'accordo siglato tra Berlusconi e Gheddafi

http://espresso.repubblica.it/dettaglio/morire-nel-deserto/2119367&ref=hpsp



Le mani nere sollevate ad afferrare l'aria. Pochi passi oltre, il vento sulla camicia anima la smorfia dell'ultimo respiro di una donna. E subito accanto, il corpo di un ragazzo ancora chino nella preghiera da cui non si è mai rialzato. Muoiono così gli immigrati. Così finiscono gli uomini e le donne che non sbarcano più a Lampedusa. Bloccati in Libia dall'accordo Roma-Tripoli e riconsegnati al deserto. Abbandonati sulla sabbia appena oltre il confine. A volte sono obbligati a proseguire a piedi: fino al fortino militare di Madama, piccolo avamposto dell'esercito del Niger, 80 chilometri più a Sud. Altre volte si perdono. Cadono a faccia in giù sfiniti, affamati, assetati senza che nessuno trovi più i loro cadaveri. Un filmato però rivela una di queste stragi. Un breve video che 'L'espresso' è riuscito a fare uscire dalla Libia e poi dal Niger. Un'operazione di rimpatrio andata male. Undici morti. Sette uomini e quattro donne, da quanto è possibile vedere nelle immagini.

Il video è stato girato con un telefonino da una persona in viaggio dalla Libia al Niger lungo la rotta che da Al Gatrun, ultima oasi libica, porta a Madama e a Dao Timmi, avamposti militari della Repubblica nigerina. È la rotta degli schiavi. La stessa percorsa dal 2003 da decine di migliaia di emigranti africani. Uomini e donne in cerca di lavoro in Libia, per poi pagarsi il viaggio in barca fino a Lampedusa. Secondo la data di creazione del file, il video è stato girato il 16 marzo 2009 alle 12.31. L'ora centrale della giornata è confermata dall'assenza di ombre nelle immagini. L'uomo che filma è accompagnato da una pattuglia militare. Per una breve sequenza, si vede un fuoristrada pick-up con una mitragliatrice. Le 11 persone morte di sete sarebbero arrivate fino a quel punto a piedi. Si sono raccolte vicino a una collina di rocce e sabbia. Forse speravano di avvistare da quell'altura un convoglio di passaggio e chiedere aiuto. Addosso o accanto ai cadaveri, scarpe e pantaloni di marche che si comprano in Libia. Intorno non ci sono altri fuoristrada o camion. Non ci sono strade né piste battute. È una regione del Sahara in cui ci si orienta solo con il sole e le stelle.


CRAXI SANTO SUBITO


Craxi riabilitato, sintomo
di un degrado irreversibile



 



Vittorio Bonanni intervista Marco Revelli 
su Liberazione del 17 gennaio 2009

Si sente già dal tono della voce. Quando a Marco Revelli  chiediamo di parlare di Craxi, della sua ormai totale riabilitazione, non riesce, come è sua abitudine, a nascondere, rabbia, indignazione  ma anche impotenza di fronte ad un coro pressocché unanime nei  riguardi dello scomparso ex leader socialista. «Credo davvero che il fatto che si possa concepire anche solo l'idea di proporre la  riabilitazione di una figura come quella di Craxi - stigmatizza il sociologo - sia il sintomo di quanto degradata sia la situazione  politica italiana. Quella di dedicare una via o un giardino a un leader politico che è stato condannato in modo definitivo con sentenze passate in giudicato, non una volta ma più e più volte, per reati gravi dal punto di vista giuridico e dal punto di vista politico, è una proposta che non avrebbe avuto cittadinanza in nessun altro paese europeo o forse anche dell'intero Occidente. Basti pensare che cosa è successo al povero Kohl. Quello sì uno statista se vogliamo, almeno dal suo punto di vista. Malgrado avesse realizzato l'unificazione tedesca, è stato escluso persino dai festeggiamenti del ventennale della caduta del Muro perché un suo segretario accettò un finanziamento illegale per il partito. Un frammento infimo di ciò che può essere imputato a Craxi».

Questo perché c'è ormai in Italia una classe politica troppo simile a quella craxiana…
E senza nessuna capacità di autogiudizio. I criteri in base  ai quali si valuta la qualità personale, umana e politica dei  protagonisti di cui si discute è il segno di quanto la nostra classe  dirigente sia estranea ad ogni principio valutativo su se stessa che non sia il puro e semplice esercizio del potere. Questo è il segno del trionfo del berlusconismo, forma estrema del craxismo dal punto di vista antropologico e della struttura del comportamento. Berlusconi in fondo porta alle estreme conseguenze quello che Craxi aveva inaugurato.

Un condizionamento dal quale però il centro-sinistra non è stato in grado di smarcarsi...
Infatti si tratta purtroppo di un atteggiamento bipartisan. Che significa che non ci sono evidentemente anticorpi nei confronti di questa tentazione di prescindere totalmente dalle responsabilità giudiziarie e morali nella valutazione di una figura politica. La valutazione dal punto di vista della legalità e dal punto di vista della moralità è esclusa ormai dal giudizio. Insomma non esiste più nel panorama politico italiano, diciamo tra le forze di maggior peso, in particolare in questo  bipartitismo imbastardito che ci hanno imposto con l'asse Pdl-Pd, chi possa far valere gli anticorpi nei confonti della tentazione amoralistica e tendenzialmente illegalistica che prevale nei gruppi di potere. L'atteggiamento che mi pare di poter cogliere nel gruppo dirigente del Pd non si differenzia sostanzialmente da quello dei sodali di Craxi come Cicchitto, una  parte non secondaria di classe dirigente del Psi di Craxi  trasferitasi armi e bagagli in Forza Italia. E questa è una considerazione amara. C'è questa maledizione italiana che sta nel  deficit morale delle sue classi dirigenti.

Amarezza appunto. Ma come è stato possibile che questo avvenisse anche all'interno del Pd?
Se dobbiamo dare un giudizio un po' meno contingente direi davvero che questo dimostra la storica fragilità morale delle  classi dirigenti italiane.

Compresa quella ex comunista...
Sì, compresa quella ex comunista. Si pensò che l'opposizione antifascista e la Resistenza avessero prodotto questi anticorpi. Avessero almeno in parte rimediato a questa fragilità della nostra classe dirigente. E in effetti la prima classe politica dell'Italia repubblicana, quella  che si era formata nella lotta antifascista, era diversa. E i comunisti figuravano come l'esempio più netto di una diversità.

Ed è stato così fino a Berlinguer, vero?
E' stata un'autorappresentazione in buona misura confermata da un buon numero di protagonisti formatisi nel fuoco e nella durezza della lotta clandestina e nella Resistenza. I comunisti appunto potevano essere criticati per molti aspetti ma non dal punto di vista del proprio personale rigore morale. Perché era tutta gente disposta a pagare di persona. Questo equilibrio tra etica e politica che caratterizzava soprattutto la sinistra nel ventennio successivo al '45, era programmaticamente presente nel Partito d'Azione ma il partito di massa che lo interpretava e che per questo era rispettato  anche dagli avversari era appunto il Partito comunista. Questo scenario subisce una prima falla con il centro-sinistra, nato per la prima volta nel 1963 con Aldo Moro e il Psi, che mostrò delle crepe nella moralità, nell'alterità morale della sinistra con ancora tuttavia dei forti anticorpi. Nenni non era certo un corrotto né un corruttore.

Questo quadro è poi destinato a peggiorare sempre  più, con una corruzione sempre più marcata che caratterizzò soprattutto la Democrazia cristiana e i suoi alleati, liberali, socialdemocratici e repubblicani. Che significò appunto in questo contesto l'arrivo del craxismo?
Il craxismo rappresenta un vulnus molto grave. Il Craxi degli anni '80 rivela le linee del craxismo, perché quello della seconda metà degli anni '70 è un Craxi che guarda a Proudhon, è quello dell'autonomismo e può ancora essere presentato come un leader che combatte una partita politica per la vita e per la morte stretto nella tenaglia del compromesso storico. Quello del decennio successivo apre uno scenario nuovo che anticipa tutte le linee fondamentali di quello che diventerà poi il quadro degli anni '90. E' davvero il laboratorio di incubazione della degenerazione berlusconiana. Il Craxi degli anni '80 cancella la distinzione tra sfera pubblica e sfera privata e tra politica e affari. Incomincia a fare affari in politica, in modo conclamato. La politica diventa così un campo affaristico, per il partito, ma non solo per il partito, con elementi di personalizzazione dell'uso privato del potere pubblico.

Senza dimenticare la linea politica del Psi di Craxi, di attacco alle conquiste maturate negli anni precedenti dai lavoratori. Molti hanno visto in lui la versione italiana del thatcherismo e del reaganismo...
Non sono d'accordo. Craxi non c'entra nulla con il thatcherismo e con il reaganismo che furono forme di iperliberismo che lui, certamente, culturalmente sdogana. Ma poi c'è un aspetto specifico della pratica.

Quale?
C'è la capitalizzazione delle posizioni di potere per fare guadagni. E c'è la cancellazione della differenza tra politica ed  affari che apre la strada al partito azienda e agli atteggiamenti personali da ras. La forte personalizzazione della politica, l'uso del partito come cosa propria. Ricordo la sua elezione a segretario per acclamazione nel 1984. Quando Norberto Bobbio scrisse un durissimo articolo di critica, definendo quella la democrazia dell'applauso, spiegando che quella appunto non era democrazia e che in un partito retto da regole democratiche si vota anche se l'esito può essere scontato. L'acclamazione plebiscitaria è il gesto del potere che si ritiene legibus solutus , al di sopra delle regole, al di sopra della legge.

Perché tutto questo nasce in Italia da un partito storico della sinistra italiana, determinando così l'ennesima anomalia della politica del nostro Paese?
Se continuiamo a ragionare sulla lunga durata c'è una sorta di vocazione del socialismo italiano a generare al proprio interno dei fenomeni degenerativi della vita politica italiana. Il fascismo tanto per cominciare è nato da una costola del Psi. Mussolini era un alto dirigente del partito in cui militavano le sue vittime future, da Matteotti ai tanti che furono costretti all'esilio o al carcere. Che cosa era successo dal 1914 al '22?. Era successo che, come una spugna, il Psi aveva sintetizzato lo spirito del tempo traendone i peggior umori. Era molto dentro il proprio tempo, sviluppandone le tendenze peggiori. Aveva colto le difficoltà in cui si trovavano le classi subalterne italiane in quella fase, e aveva piegato la logica del conflitto di classe ad una logica di antagonismo nazionalistico. Insomma il Psi è una spugna degli umori del proprio tempo e in alcune fasi di crisi ne distilla il peggio. Il fascismo è stato questo, e anche negli anni '80 ciò si è ripetuto. Ha captato anche alcuni elementi di sovversivismo latenti e in sospensione nell'atmosfera del Paese e li ha tradotti in gestione spregiudicata del potere.

Di fronte alla riabilitazione di Craxi il Partito democratico non ha fatto altro che accodarsi. Perché questa impotenza?
Quello che abbiamo detto finora ci dà la misura di quanto noi siamo stellarmente distanti dall'Europa. E quanto deprimente sia, per venire alla domanda, il fatto che dal Pd non venga in questo senso un solo vagito. E' terribile, è davvero la fine di una qualsiasi possibilità di speranza di un riscatto italiano. Bisogna a questo punto avere il coraggio di dire che il Partito comunista, dal quale proviene gran parte del gruppo dirigente del Pd, era meno virtuoso di quanto non apparisse all'esterno. Aveva dentro di sé i germi di un cedimento morale che si è rivelato dopo la morte di Berlinguer. Era una generazione di dirigenti, allora giovane e che ha dato vita al gruppo dirigente successivo, infinitamente disponibile e a cui evidentemente la diversità comunista stava stretta. Perché? Perché era un tappo alla carriera, all'accesso pieno a quel potere che avevano annusato nella seconda metà degli anni '70 ed avevano identificato il mantenimento di se stessi al potere con il successo politico della propria forza. Sono cresciuti nell'invidia del craxismo per certi versi. C'è un ceto politico comunista che ha vissuto con sofferenza e un po' di invidia i successi di Craxi. Il controllo delle banche, il buon rapporto con l'impresa, i fiumi di denaro che affluivano nelle casse del partito, la spartizione dei posti. Quelli a cui Berlinguer appariva una cariatide. La vocazione alla conquista del potere, una volta perduto l'orizzonte della trasformazione radicale, della rivoluzione, si trasforma in pragmatismo volgare.

Neanche in riformismo, parola che aveva comunque una sua dignità…
Assolutamente. Il riformismo aveva un'elevata nobiltà perché era legata ad un progetto, ad un programma, ad una redistribuzione dei redditi, dei diritti, graduale ma sostanziale. E qui è invece persa completamente.

Quanto detto dimostra che Craxi non fu neanche un buon politico, come sostengono coloro che vogliono valutare la figura dell'uomo mettendo da parte l'aspetto della corruzione…
Se si giudica - come si deve giudicare - il politico dai risultati che raggiunge Craxi è stato un pessimo politico, soprattutto se noi pensiamo che arrivò alla guida del partito quando si presentò al Psi la più grande occasione della sua storia, e cioè quella di diventare il partito egemone della sinistra. Con la caduta del Muro e il venir meno del primato dei comunisti nella sinistra, Craxi avrebbe potuto diventare il leader di un partito egemonico di una sinistra riformista, se il suo fosse stato riformismo. O di una sinistra democratica se avesse avuto l'idea di una democrazia anziché di un potere personale. Ha invece determinato la cancellazione, e non per via giudiziaria, del suo partito perché il Psi perse allora totalmente la propria legittimazione. Si è insomma autoaffossato perché i suoi leader apparvero ad un certo punto impresentabili. E ora l'Italia è l'unico paese europeo che non ha un partito socialista.

Revelli, tutto questo che abbiamo detto lo sostengono in pochi. Le future generazioni penseranno veramente che Craxi è stato un povero perseguitato politico alla stregua dei fratelli Rosselli. Come se ne esce da questa situazione?
Una sinistra capace, sia pure in modo estremamente minoritario, di mantenere accesa l'immagine di una possibile alternativa si è autoaffondata per la propria insipienza, nel gioco incrociato dei distinguo e delle scissioni. E' questa è una responsabilità storica pesantissima. Che cosa rimane? Rimangono delle voci, che devono cercare di gridare il più forte possibile il proprio essere altro. Proclamare la propria secessione morale da ciò che avviene, facendo un servizio al Paese quale che sia il progetto politico generale. Quello verrà dopo.

lunedì 11 gennaio 2010

SABATO 16 GENNAIO ORE 15.30 RAMON MANTOVANI A CUNEO

FEDERAZIONE DELLA SINISTRA 
CUNEO - SABATO 16 gennaio alle ore 15.30 presso la sala ex-I.A.C.P. in via Amedeo Rossi 22 
"Con i lavoratori, contro la crisi e il carovita. A difesa dell'acqua e dei beni comuni. A Sinistra nasce la Federazione"


Interverranno:RAMON MANTOVANI,
Direzione Nazionale del PRC-SE / Federazione della Sinistra

SERGIO DALMASSO, Consigliere Regionale del PRC
MASSIMO ELIA, Coordinamento Lavoratori contro la crisi
Presiede e modera NICOLA MATTEI, segretario Circolo "Rosa Luxemburg" di Cuneo

A SEGUIRE CENA SARDA
DI AUTOFINANZIAMENTO PRESSO IL CIRCOLO "ROSA LUXEMBURG" IN VIA SALUZZO, 28
PER PRENOTARE TELEFONA ALLO 017166274 O MANDA UNA EMAIL A prccuneo@libero.it


APPUNTAMENTI Centro di Iniziativa Politica E Culturale


SABATO 16 GENNAIO CUNEO ORE 21 presso la Fondazione Casa Delfino Corso Nizza 2

Nell'ambito del ciclo di incontri su "ribelli ed eretici"
Incontro dibattito su 

Lev Trotskj

interviene
Sergio Dalmasso
Consigliere Regionale PRC






« Quali che siano le circostanze della mia morte, io morirò con la incrollabile fede nel futuro comunista. Questa fede nell'uomo e nel suo futuro mi dà, persino ora, una tale forza di resistenza che nessuna religione potrebbe mai darmi... Posso vedere la verde striscia di erba oltre la finestra ed il cielo limpido azzurro oltre il muro, e la luce del sole dappertutto. La vita è bella.Possano le generazioni future liberarla di ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore. »

(Tratto dal testamento di Trotsky, scritto poco prima di essere ucciso)







domenica 10 gennaio 2010

NOI E SINISTRA E LIBERTA'







Ho già avuto modo di scrivere e di dire che tutte le scissioni che ha subito Rifondazione hanno dato un unico risultato: indebolire Rifondazione stessa e, con essa, l’unico soggetto politico che avrebbe potuto costruire in questi anni – a sinistra – un forza politica di massa, non residuale, che coprisse lo spazio prodotto dalla deriva moderata del Pds e dei Ds prima e del Pd oggi.
Il fallimento è totale, in tutte le sue varianti: sia di chi si è separato in nome dell’unità e del moderatismo (Comunisti unitari, Pdci, Sinistra e Libertà), sia di chi si è separato in nome della radicalità (Pdac, Pcl, Sinistra Critica).
Chi ha praticato queste scissioni ha commesso un grave errore. Non solo non ha realizzato il progetto che avrebbe voluto realizzare, ma ha ottenuto il contrario.
Quello stesso progetto poteva praticarlo dentro Rifondazione e nella dialettica interna cercare di farlo avanzare, senza indebolire Rifondazione, e ottenendo, probabilmente, maggiori risultati.

Così come un grave errore lo hanno commesso quei compagni e quelle compagne che, quando Occhetto sciolse il Pci, decisero di stare nel “gorgo”. Salvo poi accorgersi, dopo qualche anno, quando ormai era troppo tardi, che in quel “gorgo” mancava l’acqua.
La storia della Sinistra in Italia sarebbe stata ben diversa se non fossero stati commessi questi errori.
La nostra credibilità, oggi, è minata soprattutto da questi fatti: gruppi dirigenti che si sono divisi praticando scelte individuali che spesso sono state  in contrasto con quanto loro stessi avevano detto e scritto fino a poco tempo prima.
La Federazione della Sinistra, seppure in modo ancora insufficiente, vuole invertire questa tendenza alla scissione e alla separazione.
Ma ciò di cui voglio parlare più approfonditamente concerne Sinistra Ecologia e Libertà.
Vendola e gli altri compagni/e sono usciti da Rifondazione ritenendo che essa avesse imboccato, a Chianciano, una strada settaria, identitaria e minoritaria.
Se anche ciò fosse stato vero – per la ragioni indicate prima – avrei ritenuto ugualmente sbagliata la scelta della scissione. Si doveva restare nel partito e lì si doveva cercare di far prevalere le proprie ragioni.
In ogni caso il punto che oggi appare evidente, a distanza di un anno dalla scissione, è il clamoroso fallimento del progetto politico che era stato posto alla base della costruzione di Sinistra e Libertà.
Vediamo, seppur schematicamente, cosa dicevano i compagni di Sinistra e Libertà:
1) C’è uno spazio tra Rifondazione e il Pd che noi, assieme ad altri soggetti, possiamo occupare per rilanciare una Sinistra unitaria e rinnovata. Risultato: metà dei soggetti coinvolti si sono defilati. I Verdi sono andati per conto loro e altrettanto hanno fatto i Socialisti; inoltre una parte di Sinistra Democratica ha ripreso contatti con il Pd.
2) Nel Pd c’è un dibattito interessante e, a seconda di come andrà il congresso, si potranno aprire scenari nuovi. In particolare se vincerà l’asse D’Alema- Bersani cambieranno le cose a sinistra.
Risultato: ha vinto Bersani ed è saltata la ricandidatura di Vendola in Puglia. Giordano, in una intervista al Manifesto, ha proposto che Sinistra e Libertà si schieri ovunque contro questo Pd dominato da D’Alema!
3) Rifondazione Comunista, che fino a qualche settimana fa veniva associata a definizioni tipo: “mummie, catacombe, torcicollo, stalinisti….” oggi viene definita dal compagno Vendola in una recente intervista “una forza importante della sinistra” con la quale occorre fare “unità”! Risultato: è un fatto positivo, ma ci si poteva risparmiare un anno di insulti che sicuramente non hanno incrementato la credibilità della Sinistra tra il nostro popolo.
Per concludere. Il progetto di Sinistra e Libertà è fallito. Un’altra scissione inutile che poteva essere evitata. Cosa aspettiamo ad imparare la lezione? Cosa aspettiamo, in un Paese dove le destre hanno conquistato non soltanto il Governo (magari fosse solo quello!) ma soprattutto l’egemonia culturale tra gli strati popolari, ad unire le forze? Cosa aspettiamo, in un Paese dove l’ “opposizione” – proprio perché noi siamo spariti – è rappresentata da un Pd che rincorre Casini e da un Di Pietro che in Europa sostiene i liberali e in Italia fa l’estremista, a parlarci, a concordare iniziative comuni?
Possibile che sia impossibile?
Noi crediamo nel nostro progetto che è quello della Rifondazione Comunista e della Federazione della Sinistra come tappa concreta verso una unità basata sui contenuti.
Possono esserci altri progetti a sinistra del Pd e di Idv diverso dal nostro, ma ciò non lo ritengo -  e  per quanto mi riguarda non deve essere – un ostacolo alla costruzione di una unità tra di noi.
Possibile che Berlusconi riesca a mettere assieme Storace e Pisanu e noi non riusciamo a costruire una piattaforma comune tra compagni e compagne che per tanti anni hanno lavorato fianco a fianco nello stesso partito?
Se vogliamo riacquistare una credibilità tra i lavoratori lo dobbiamo fare subito!
Claudio Grassi

martedì 5 gennaio 2010

COMUNICATI STAMPA FEDERAZIONE DELLA SINISTRA

Dichiarazione di Paolo Ferrero, portavoce nazionale della Federazione della Sinistra.

FERRERO - FEDERAZ SINISTRA: ROSARNO, DRAMMA FIGLIO DELLA BOSSI-FINI.
PER USCIRNE DARE PERMESSO DI SOGGIORNO A IMMIGRATI E COLPIRE LAVORO NERO
.

La drammatica situazione di minacce, tensioni, paure e vere e proprie violenze che si è determinata a Rosarno tra cittadini italiani ed extracomunitari ha un unico e preciso responsabile: la legge Bossi-Fini, legge che non ha fatto altro che aumentare in modo spropositato lo  sfruttamento in nero degli immigrati e il lavoro schiavistico. Di fronte a tutto questo, l'unica soluzione immediata ed efficace da prendere è quella di garantire il permesso di soggiorno a tutti gli immigrati che lavorano in Italia e iniziare a multare e perseguire penalmente con estrema durezza chi li fa lavorare in nero e senza diritti. In questo modo la clandestinità e lo sfruttamento sparirebbero nel gioro di sei mesi.
Il governo delle destre, governo in cui la Lega è parte preponderante, non lo vuole fare e non lo farà perché a questo governo sta bene che esista il lavoro schiavistico e al nero, favorendo così da un lato l'abbassamento del costo del lavoro in settori chiave come l'agricoltura e l'edilizia e dall'altro garantendo la possibilità di continuare ad evadere il fisco a quei padroni e padroncini che sfruttano gli immigrati e che praticano l'evasione fiscale e lo sfruttamento come norma di vita quotidiana.





Federazione della Sinistra
Armando Petrini (Segretario regionale PRC), Vincenzo Chieppa (Segretario regionale PdCI), Fulvio Perini (Lavoro e Solidarietà)

«La decisione del Governo sulla composizione dell'Osservatorio per la Torino-Lyon
conferma e aggrava tutte le nostre preoccupazioni sull'alta velocità»





«La decisione del Governo sulla composizione dell'Osservatorio per la Torino-Lyon conferma e aggrava tutte le nostre preoccupazioni sull'alta velocità e sul ruolo svolto dall'Osservatorio.

È sempre più chiaro che il partito trasversale degli affari non intende fermarsi di fronte a niente e nessuno pur di realizzare un'opera sbagliata, inutile e dannosa.

Per questo la Federazione della Sinistra rinnova la propria ferma contrarietà alla Tav e ribadisce la priorità del potenziamento e del rinnovamento delle linee ferroviarie utilizzate tutti i giorni da lavoratori e studenti, proposta che favorirebbe anche la creazione di molti posti di lavoro.

La realizzazione della Tav interessa agli industriali, non ai lavoratori».
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