giovedì 28 aprile 2011

Guerra in Libia



Oggi è un giorno di vergogna per l'Italia, che cento anni dopo nuovamente bombarda la Libia. Si tratta di una decisione sconsiderata, contro la Costituzione, che purtroppo accomuna Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica.

I primi dati, solamente parziali, danno un'idea di quanto costa all'Italia la guerra in Libia. A partire da un confronto con i costi altrui, da quelli relativi agli Stati uniti e alla Gran Bretagna, che sono tra i più resocontati. Il segretario della U.S. Air Force, Michael Donley, calcola che dieci giorni di guerra aerea, dal 19 al 28 marzo, con impiego di 50 cacciabombardieri e 40 aerei di appoggio, sono costati agli Stati uniti circa 550 milioni di dollari (375 milioni di euro). Da quando, il 31 marzo, è iniziata l'operazione Nato «Unified Protector» ed è diminuito l'impegno statunitense, il costo è calato a circa 40 milioni di dollari (27 milioni di euro) mensili. Si aggiunge quello, non quantificato ancora che riguarda le forze navali.
La Gran Bretagna ha speso per la guerra 100 milioni di euro in un mese. All'Italia, secondo stime per difetto, l'impiego di 12 aerei è costato oltre 45 milioni di euro in un mese. Con l'accresciuto impegno, tale cifra forse raddoppierà. Dipenderà da quanti missili spareranno i Tornado: uno Storm Shadow costa oltre 250mila euro. E tenere cinque navi da guerra di fronte alle coste libiche costa oltre 10 milioni di euro al mese. Si arriva così a circa 100 milioni di euro mensili. L'equivalente, in denaro pubblico, dei salari annui lordi di 4mila insegnanti.

martedì 26 aprile 2011

GUERRA!

Bombardiamo anche noi, 
Berlusconi suona la carica


su il manifesto del 26/04/2011
Cent'anni dopo l'avventura coloniale dell'Italia giolittiana
«Il presidente del consiglio, Silvio Berlusconi, ha avuto poco fa una lunga conversazione telefonica con il presidente degli Stati uniti, Barack Obama, sugli sviluppi della crisi libica. Nel corso del colloquio, il presidente Berlusconi ha informato il presidente Obama che l'Italia ha deciso di rispondere positivamente all'appello lanciato agli alleati dal segretario generale della Nato ... per aumentare l'efficacia della missione intrapresa in Libia in attuazione delle risoluzioni Onu 1970 e 1973. A tal fine l'Italia ... ha deciso di aumentare la flessibilità operativa dei propri velivoli con azioni mirate contro specifici obiettivi militari selezionati sul territorio libico, nell'intento di contribuire a proteggere la popolazione civile libica. Con ciò ... l'Italia si mantiene sempre nei limiti previsti dal mandato dell'operazione e dalle risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni unite... Le azioni descritte si pongono in assoluta coerenza con quanto autorizzato dal parlamento, sulla base di quanto già stabilito in ambito Onu e Nato, al fine di assicurare la cessazione di ogni attacco contro le popolazioni civili e le aree abitate da parte del regime di Gheddafi».
Così, poco dopo le 8 di ieri sera Berlusconi ha dichiarato guerra alla Libia. 1911-2011, esattamente cento anni dopo aver inaugurato i bimbardamenti aerei sui civili libici, l'Italia tornerà a bombardare la Libia. Pazzesco, prima ancora che «rovinoso», come ha detto il vescovo di Tripoli, monsignor Martinelli. Un regalone all'assatanato Sarkozy che arriva oggi a Roma: forse in cambio delle bombe italiane, si prenderà qualche migrante libico sbarcato in Italia per sfuggire alle bombe italiane.

giovedì 21 aprile 2011

DEDICATO A TUTTI I RIBELLI DI IERI, DI OGGI E... DI DOMANI!


CONTRO LA CRISI A TUTTO G.A.P., PAROLA DI CHAVEZ

Gruppi di Acquisto Popolare a Cuneo e Alba
Tutti i sabati dalle 9 del mattino i Gruppi di Acquisto Popolare di Cuneo (in piazza Galimberti angolo via Roma) e Alba (Piazza Pertinace angolo via Toppino) praticano l'acquisto collettivo per lottare in mnaniera concreta contro la crisi: sono arrivati i nuovi prodotti (pecorino sardo, olio extravergine, riso, pasta) oltre al pane.
Resisti al carovita, aderisci ai Gruppi di Acquisto Popolare!

martedì 19 aprile 2011

Fidel assiste alla chiusura del VI Congresso nazionale del PC Cubano





I cambiamenti di Cuba dopo il 6° Congresso del PCC
Intervista ad Alessandra Riccio, condirettrice del periodico Latinoamerica.
Non è una "seconda rivoluzione" cubana. La prima è stata troppo importante per essere paragonata a qualsiasi altro cambiamento che riguardi l'arcipelago caraibico, per quanto storico sia. Ma con questo sesto congresso del Pcc è stato compiuto un passo «da cui non si tornerà più indietro», ci ha spiegato Alessandra Riccio, condirettrice, insieme a Gianni Minà, della rivista Latinoamerica ed ex professoressa di Lingue e letteratura spagnola all'università di Napoli "L'Orientale".

Un congresso che arriva 14 anni dopo il quinto, portando novità molto rilevanti. Perché proprio oggi?

Da un punto di vista del giorno, c'è la ricorrenza della vittoria della Baia dei Porci, cinquant'anni fa. E Cuba tiene molto al simbolismo. Se invece intendevi in termini più generali, il congresso si stava preparando da quasi due anni. In tutto questo tempo c'è stata un'enorme attività nel paese per lavorare sulle tesi, discusse dai sindacati, dai Centri di lavoro, dai Comitati di difesa, dalla Federazione delle donne, dalla Gioventù studentesca, da tutte le organizzazioni di massa. C'è stato poi un dibattito molto serrato che si è svolto via internet da parte di cittadini e intellettuali che volevano far sentire la propria voce. E una delle richieste più forti era proprio quella di una partecipazione maggiore della cittadinanza. Che sia avvenuto oggi e non prima dipende da una serie di fattori: dalla caduta del campo socialista, ai cambiamenti della politica estera internazionale, con una sola superpotenza. C'è sicuramente anche un ritmo lentissimo, dovuto a una prudenza molto forte su tutti i cambiamenti, che pure sono necessari. E infine c'è stata la malattia di Fidel.

Oggi il processo di riforme era diventato però inevitabile.

Certamente. In un discorso di un paio di anni fa, Fidel Castro non diceva siamo vicini al baratro, ma proprio «siamo davanti al baratro». E nell'intervento di oggi Raul ha detto la stessa cosa: non c'è altro da fare che non siano le riforme. E sembra che i più duri a esser convinti siano stati proprio i dirigenti anziani.

A proposito, uno dei cambiamenti più importanti riguarda il limite dei due mandati e un generale svecchiamento della classe dirigente, che inizia con ritardo, ha ammesso Raul.

Credo che il paese sia molto maturo per questo cambiamento. Sembra però che non ci siano ancora politici carismatici e di rilievo in grado di prendere in mano le redini del paese. Comunque sia, a Cuba c'è un grande rispetto per la storia degli anziani dirigenti, mostri sacri che hanno dato prova in tutti i modi della loro fedeltà alla rivoluzione. La prudenza nei cambiamenti ha le sue ragioni: quel paese continua a essere sotto attacco, non è un pretesto. Gli Usa continuano a dire senza remore che lavorano per far cadere il governo socialista.

Quali sono le sfide più importanti che deve affrontare Cuba per rimanere una repubblica socialista nel terzo millennio?

Cuba non poteva vivere solitaria con il suo sistema economico socialista contro il mondo che le stava intorno. Purtroppo deve stare nel mercato. Dico purtroppo perché questo avrà dei costi sociali. In questo momento a Cuba c'è chi attende con ansia e speranza di potersi comprare un'auto, un cellulare, di organizzarsi la vita. Ma c'è anche chi è molto preoccupato, chi era abituato a essere garantito in tutto, per gli studi dei figli o la salute della nonna. La scommessa sarà quella di riuscire, nei prossimi cinque anni di riforme, a controllare da una parte chi ha voglia di intrapresa e libero mercato, di arricchirsi insomma. E dall'altra continuare a garantire tutti gli altri, più bisognosi e sprovveduti. Questa è la vera scommessa.

Cosa ci possiamo aspettare per il futuro dell'arcipelago?

Il rischio è che Cuba diventi un paese come gli altri. Io mi aspetto invece che continui a essere, in quel contesto, un paese con un livello culturale generale molto alto, con una grande coscienza civica. Certo, con i difetti che hanno tutti. Ma se la lasceremo in pace continuerà a essere per il resto dell'America Latina quel che rappresenta oggi: un posto dove si è investito sul capitale umano.

lunedì 11 aprile 2011

50 ANNI FA JURIJ GAGARIN

« Da quassù la Terra è bellissima, senza frontiere né confini. » ( Jurij Gagarin)



















Il cosmonauta sovietico Jurij Alekseevič Gagarin fu il primo uomo a volare nello spazio portando con successo a termine la sua missione il 12 aprile 1961.
Il padre falegname e la madre contadina, crebbe in una di quelle collettività aziendali che erano sorte in URSS sul finire della rivoluzione del 17 e si distinse a scuola per spiccate capacità nelle materie scientifiche: di seguito un video dell'epoca sul celebre volo.
50 anni dopo vogliamo ricordare questo grande avvenimento con una aperitivo e cena di finanziamento
SABATO 16 APRILE 
dalle 19:30 presso il circolo PRC "Rosa Luxemburg" in Via Saluzzo 28 a Cuneo.





Presentazione libro su D.P.

Democrazia proletaria. 
La nuova sinistra tra piazze e palazzi
 
William Gambetta, ricercatore del Centro Studi Movimenti di Parma, presenta il suo ultimo libro, sabato 16 aprile alle ore 17.00, presso la libreria Janus Piazza Europa 24, CUNEO.

Formatosi negli anni Settanta e confluito in Rifondazione comunista nel 1991 il piccolo partito di Democrazia proletaria ebbe una storia onorevole, rispettata anche dai suoi avversari più accesi e fatta da una minoranza di attivisti, tenace e generosa, che seppe intercettare gli umori dei movimenti sociali che, nei 15 anni della sua esistenza, si presentarono sulla scena italiana, dalle mobilitazioni di lavoratori e giovani a quelle pacifiste eambientaliste.

Sebbene nata in un contesto drammatico e difficile quale fu quello della fine degli anni Settanta – il suo congresso di fondazione, infatti, si svolse nell’aprile 1978, durante i giorni del sequestro Moro – e sebbene abbia dovuto farsi strada tra le azioni dei gruppi armati e la repressione generalizzata dello Stato, Dp rappresentò un’alternativa concreta per collettivi giovanili, settori sindacali e intellettuali, comitati di lotta, associazioni democratiche, periodici e radio libere. Per coloro cioè che con lo spegnersi dell’ondata conflittuale non si rassegnarono né al ritorno al privato né alla scelta estrema della lotta armata.

giovedì 7 aprile 2011

ARTESIO A SALUZZO

SANITA'
riforma fantasma
tagli veri

assistenza, servizi, occupazione.
Cosa accadrà all'ospedale di Saluzzo?

SALUZZO
GIOVEDI 14 APRILE ORE 21
ANTICO PALAZZO COMUNALE
Salita ail castello

PARLIAMONE CON:

Eleonora ARTESIO
Consigliera Regionale, Capogruppo Federazione della Sinistra
(ex-assessore regionale alla sanità)
Paolo ALLEMANO
Sindaco di Saluzzo (medico ospedaliero)
organizza l'associazione
Una Città da Amare

lunedì 4 aprile 2011

Manduria: caccia al tunisino

Rastrellamenti di tunisini, forse autorizzati e controllati dalle forze dell'ordine, tra Manduria e Oria: una vera caccia all'uomo svolta da ronde di privati cittadini che cercano i migranti e li riportano di forza al centro di accoglienza e identificazione. Ma la domanda più inquietante è sul ruolo delle autorità: scene di dubbia legalità si svolgono sotto gli occhi del questore di Taranto e un uomo del suo entourage sembra autorizzare, gestire e controllare le ronde anti-migrante. Scheda a cura di Danilo Lupo e Matteo Brandi, con le riprese di Antonio Castelluzzo, dalla puntata de L'Indiano di Telerama del 31 marzo 2011, condotta da Mauro Giliberti, dedicata all'emergenza migranti nel Salento.
 
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