giovedì 18 settembre 2008

L'11 OTTOBRE TUTTI A ROMA

Riparte l'opposizione al governo Berlusconi (il peggiore governo della Repubblica) ma anche al neoliberismo e al filo-imperialismo del PD di Veltroni.

Costruiamo una grande manifestazione come quella che il 20 ottobre dello scorso anno riempì Roma di lavoratori, di comunisti e di bandiere rosse. Costituiamo in ogni città comitati promotori unitari


Un'altra Italia, Un'altra politica

Le politiche aggressive del Governo di centrodestra, sostenute in primo luogo da Confindustria, disegnano il quadro di un'Italia ripiegata su se stessa e che guarda con paura al futuro, un Paese dove pochi comandano, in cui il lavoro viene continuamente umiliato e mortificato, nel quale
l'emergenza è evocata costantemente per giustificare la restaurazione di una società classista razzista e sessista. Che vede nei poveri, nei marginali e nei differenti, i suoi principali nemici. Che nega, specie nei migranti, il riconoscimento di diritti di cittadinanza con leggi come la Bossi Fini che non solo generano clandestinità e lavoro nero, ma calpestano fondamentali valori di umanità.
Questa è la risposta delle destre alla crisi profonda, di cui quella finanziaria è solo un aspetto, che attraversa il processo di globalizzazione e le teorie liberiste che l'hanno sostenuto. Una risposta che, naturalmente, ignora il fatto che solo un deciso mutamento del modello economico oggi operante può risolvere problemi drammatici, dei quali il più grave è la crisi ecologica planetaria. Spetta alla sinistra contrapporre un'altra idea di società e un coerente programma in difesa della democrazia e delle condizioni di vita delle persone. E' una risposta che non può tardare ed è l'unico modo per superare le conseguenze della sconfitta elettorale e politica.
Ci proponiamo perciò di contribuire alla costruzione di un'opposizione che sappia parlare al Paese a partire dai seguenti obiettivi

1.. riprendere un'azione per la pace e il disarmo di fronte a tutti i rischi di guerra, oggi particolarmente acuti nello scacchiere del Caucaso.
La scommessa è ridare prospettiva a un ruolo dell'Europa quale principale protagonista di una politica che metta la parola fine all'unilateralismo dell'amministrazione Bush, al suo programma di scudo spaziale e di estensione delle basi militari nel mondo, all'occupazione in Iraq e Afghanistan (dove la presenza di truppe italiane non ha ormai alcuna giustificazione), ma anche alla sindrome da grande potenza che sta impossessandosi della Russia di Putin;

2.. imporre su larga scala un'azione di difesa di retribuzioni e pensioni falcidiate dal caro vita, il quale causa un malessere che la destra tenta di trasformare in egoismo sociale, guerra tra poveri, in un protezionismo economico del tutto insensibile al permanere di gravi squilibri tra il Nord
e il Sud del mondo. Di fronte alla piaga degli "omicidi bianchi" è necessario intensificare i controlli e imporre l'applicazione delle sanzioni alle imprese. Si tratta inoltre di valorizzare tutte le forme di lavoro: lottando contro precariato e lavoro nero, anche attraverso la determinazione di un nuovo quadro legislativo; sostenendo il reddito dei disoccupati e dei giovani inoccupati; ottenendo il riconoscimento di forme di lavoro informale e di economia solidale;

3.. respingere l'attacco alla scuola pubblica, all'Università e alla ricerca, al servizio sanitario nazionale, ai diritti dei lavoratori e alla contrattazione collettiva. E' una vera e propria demolizione attuata attraverso un'azione di tagli indiscriminati e di licenziamenti, l'introduzione di processi di privatizzazione, e un'offensiva ideologica improntata a un ritorno al passato di chiaro stampo reazionario (maestro unico, ecc.). L'obiettivo della destra al governo è colpire al cuore le istituzioni del welfare che garantiscono l'esercizio dei diritti di cittadinanza. L'affondo è costituito da un'ipotesi di federalismo fiscale deprivato di ogni principio di mutua solidarietà;

4.. rispondere con forza all'attacco contro le politiche volte a contrastare la violenza degli uomini contro le donne, riconoscendo il valore politico della lotta a tutte le forme di dominio patriarcale,
dell'autodeterminazione delle donne e della libertà femminile nello spazio pubblico e nelle scelte personali;

5.. sostenere il valore della laicità dello stato e riconoscere diritto di cittadinanza alle richieste dei movimenti per la libera scelta sessuale e per quelle relative al proprio destino biologico;

6.. sostenere le vertenze territoriali (No Tav, No Dal Molin, ecc.) che intendono intervenire democraticamente su temi di grande valore per le comunità, a partire dalle decisioni collettive sui temi ambientali, sulla salute e sui beni comuni., prima fra tutti l'acqua. Quella che si sta affermando con la destra al governo è un'idea di comunità corporativa, egoista, rozza e cattiva, un'idea di società che rischia di trasformare le nostre città e le loro periferie nei luoghi dell'esclusione. Bisogna far crescere una capacità di cambiamento radicale delle politiche riguardanti la gestione dei rifiuti e il sistema energetico. Con al centro la massima efficienza nell'uso delle risorse e l'uso delle fonti rinnovabili. Superando la logica dei megaimpianti distruttivi dei territori, del clima e delle risorse in via di esaurimento. E' fondamentale sostenere una forte ripresa del movimento antinuclearista che respinga la velleitaria politica del governo in campo energetico.

7.. contrastare tutte le tentazioni autoritarie volte a negare o limitare fondamentali libertà democratiche e civili, a partire dalle scelte del governo dai temi della giustizia, della comunicazione e della libertà di stampa. O in tema di legge elettorale mettendo in questione diritti costituzionali di associazione e di rappresentanza. Si tratta anche di affermare una cultura della legalità contro le tendenze a garantire l'immunità dei forti con leggi ad personam e a criminalizzare i deboli.

Per queste ragioni e con questi obiettivi vogliamo costruire insieme un percorso che dia voce ad un'opposizione efficace, che superi la delusione provocata in tanti dal fallimento del Governo Prodi e dalla contemporanea sconfitta della sinistra, e raccolga risorse e proposte per questo paese in affanno. L'attuale minoranza parlamentare non è certo in grado di svolgere questo compito, e comunque non da sola, animata com'è da pulsioni consociative sul piano delle riforme istituzionali, e su alcuni aspetti delle politiche economiche e sociali (come tanti imbarazzati silenzi
dimostrano, dal caso Alitalia all'attacco a cui è sottoposta la scuola, dalla militarizzazione della gestione dei rifiuti campani alle ordinanze di tante amministrazioni locali lesive degli stessi principi costituzionali).
Bisogna invece sapere cogliere il carattere sistematico dell'offensiva condotta dalle destre, sia sul terreno democratico, che su quelli civile e sociale, per potere generare un'opposizione politica e sociale che abbia l'ambizione di sconfiggere il Governo Berlusconi. Quindi, proponiamo una mobilitazione a sinistra, per "fare insieme", al fine di suscitare un fronte largo di opposizione che, pur in presenza di diverse prospettive di movimenti partiti, associazioni, comitati e singoli, sappia contribuire a contrastare in modo efficace le politiche di questo governo.
Al tal fine proponiamo la convocazione per il 11 ottobre di un'iniziativa di massa, pubblica e unitaria, rivolgendoci a tutte le forze politiche, sociali e culturali della sinistra e chiedendo a ognuna di esse di concorrere a un'iniziativa che non sia di una parte sola. Il nostro intento è contribuire all'avvio di una nuova stagione politica segnata da mobilitazioni, anche territorialmente articolate, sulle singole questioni e sui temi specifici sollevati.

Prime Adesioni;
Anna Picciolini, Bianca Pomeranzi, Maurizio Acerbo, Andrea Agostini, Mario Agostinelli, Vittorio Agnoletto, Andrea Alzetta, Fabio Amato, Bianca Dacomo Annoni, Ciro Argentino, Giorgio Arlorio, Giuseppe Albanese, Stefano G. Azzarà , Andrea Bagni, Rossana Ballino, Paola Baraffi, Imma Barbarossa, Gianni Belloni, Alessandro Biasoli , Bianca Mara, Carlo Baldini, Maria Luisa Boccia, Gabriele Bollini, Elio Bonfanti , Carlo Borriello , Mara Bianca, Benedetta Buccellato, Alberto Burgio, Sergio Bellucci, Gabriele Bollini, Nerina Benuzzi, Maddalena Berrino, Fausto Bertinotti, Stefano Bianchi, Marina Bosco, Giacinto Botti, Augustin Breda, Antonio Bruno, Gloria Buffo, Oriella Busetto, Bianca Bracci Torsi, Paolo Cacciari, Daniele Calli, Maria Campese, Giovanna Capelli, Mauro Cannoni, Antonio Castronovi, Francesca Cavarocchi, Maria Grazia Campus,Sergio Caserta, Wilma Casavecchia, Cesare Chiazza, Elena Canali, Giuseppe Chiarante, Luciana Castellina, Guido Cappelloni, Bruno Ceccarelli, Stefano Ciccone ,Aurelio Crippa, Mario Cena, Luigi Cerini, Gianpiero Ciambotti, Paolo Ciofi, Anna Cotone, Eros Cruccolini, Claudio Cugusi, Rosa Maria Cutrufelli, Sandro Curzi, Flavio Cogo, Luisella De Filippi, Elettra Deiana, Nunzio D'Erme, Dante De Angelis, Loredana De Checchi, Paolo De Nardis , Piero Di Siena, Antonella Del Conte, Walter De Cesaris, Elena Del Grosso, Jose Luis Del Roio, Gemma De Rosa, Valeria Di Blasio, Pippo Di Marca , Mauro Di Marco, Dalma Domeneghini, Ferruccio Danini, Eugenio Donise, Erminia Emprin, Roberta Fantozzi , Pietro Folena, Riccardo Ferraro , Ciccio Ferrara, Eleonora Forenza, Loredana Fraleone, Mercedes Frias , Francesco Francescaglia, Davide Franceschini, Francesca Foti , Matteo Gaddi , Stefano Galieni, Don Gallo, Clara Gallini , Rocco Giacomino, Matteo Gerardo, Alfonso Gianni, Dino Greco, Fosco Giannini, Paul Ginsborg, Franco Giordano, Sergio Giovagnoli, Claudio Grassi, Cristina Grandi, Heidi Giuliani, Chiara Giunti, Alfiero Grandi, Giuseppe Gonnella, Celeste Grossi, Rita Guglielmetti, Paolo Halacia, Margherita Hack, Giuseppe
Joannas, Igor Kocijancic, Pietro Ingrao, Donata Ingrilli , Beniamino Lami , Antonio Lareno, Rita Lavaggi, Gigi Livio, Salvatore Lihygm, Mirko Lombardi, Roberto Latella, Umberto Lauren, Piero Leonesio, Carlo Leoni, Orazio Licandro, Lia Losa , Salvatore Lihard , Dora Maffezzoli, Ramon Mantovani, Laura Marchetti,Gerardo Marletto, Graziella Mascia, Roberto Mastroianni,
Corrado Mauceri, Filippo Miraglia, Sergio Mirimao, Citto Maselli, Giorgio Mele, Paolo Menichetti, Lidia Menapace, Gennaro Migliore , Gianni Minà, Siliano Mollitti, Mario Monicelli, Valerio Monteventi, Giorgio Molin, Emilio Molinari, Andrea Morniroli, Andrea Montagni , Sandro Morelli, Roberto Musacchio , Gianni Naggi, Amalia Navoni , Fabrizio Nizi , Alfio Nicotra, Simone Oggionni, Andrea Occhipinti, Franco Ottaviano , Manuela Palermi , Mario Palermo , Gianni Palumbo, Simona Panzino, Luigi Pegolo, Elisabetta Piccolotti , Silvana Pisa, Francesco Piobbichi, Marina Pivetta, Giuseppe Prestipino,Giovanni Prezioso, Ciro Pesacane, Renata Puleo , Carla Ravaioli, Luigi Regolo, Fausto Razzi , Simona Ricotti, Tiziano Rinaldini , Giorgio Riolo , Anna Maria Riviello, Mino Ronzitti, Rossano Rossi, Giovanni Russo Spena , Francesco Saccomano, Mario Sai , Don Roberto Sardelli, Antonia Sani, Pino Sgobio , Ersilia Salvato, Pasquale Scimeca , Arturo Scotto , Luigi Servo, Anita Sonego, Claudia Sacconi, Raffaele Salinari, Consiglia Salvino, Davide Scagliante, Paola Scarnati, Aldo Semeraro, Patrizia Sentinelli,Antonio Sgrò, Graziella Silipo, Massimiliano Smeriglio, Niko Somma, Gabriella Stramaccioni, Maria Luisa Severi, Bruno Steri, Gigi Sullo, Luigi Tamburino, Federico Tommasello, Patrizio Tonon, Massimo Torelli, Stefano Tassinari, Aldo Tortorella , Sergio Tosini, Luca Trevisan, Mauro Valiani, Mauro Vannoni, Fulvio Vassallo Paleologo, Benedetto Vertecchi, Nichi Vendola, Jacopo Venier, Pasquale Voza, Sergio Zampini, Renato Zanoli, Maurizio Zipponi, Angelo Zola, Katia Zanotti

Per aderire all'appello:
11ottobre2008@libero.it

sabato 13 settembre 2008

La memoria

Con queste foto di partigiani giustiziati, catturati, torturati, vogliamo ricordare a chi non ha più memoria, che il fascismo è stato morte e violenza, stragi e terrore e chi l'ha combattuto non ha dimenticato. Vogliamo dedicarle al Ministro della Difesa Ignazio La Russa ed ai "suoi ragazzi di Salò" che fuggirono a gambe levate dalle nostre città e dalle valli di questa nostra provincia, ai fascisti di ieri e di oggi.












venerdì 5 settembre 2008

CINEFORUM IN ROSSO RIPARTE!

CINEFORUM IN ROSSO

Lunedì 6 ottobre, ore 21
"ULTRA' "

Lunedì 13 ottobre, ore 21
"Il Grande Lebowsky"

Lunedì 20 ottobre, ore 21
"Trainspotting"

Lunedì 27 ottobre, ore 21
"Philadelphia"

Ingresso Gratuito!!!

c/o Circolo PRC "Rosa Luxemburg"
Via Saluzzo, 28 - Cuneo
scarica il programma



mercoledì 3 settembre 2008

MENTRE IL P.D. CUNEESE APRE ALL'UDC E A PARTE DEL CENTRO-DESTRA, RIFONDAZIONE COMUNISTA APRE CON UN GRANDE DIBATTITO A SINISTRA CON LA PRESENZA DI PAOLO FERRERO.


Che il PD cuneese (o parte di esso?) abbia intenzione di aprire all’UDC e a esponenti del centro destra  per le prossime provinciali lo avevamo capito dal dibattito estivo sui giornali locali . Sicuramente ciò rappresenta un fatto preoccupante, anche di fronte al "niet" dell'UDC che naturalmente si vuol scherare dalla parte "giusta". Oltre a parlare di primarie forse bisognerebbe parlare di programmi: nemmeno a noi piacciono i programmi di 258 pagine in cui c’è tutto e il contrario di tutto. 
Rifondazione comunista  chiederà un confronto con le altre forze della Sinistra e progressiste (il PD è ancora tra queste? Lo chiarisca al più presto!) sulla base di alcuni elementi programmatici chiari, per battere le destre alle provinciali di primavera, subito dopo la Festa in Rosso che si terrà nel capoluogo provinciale sabato 27 settembre con la presenza del segretario nazionale del PRC Paolo Ferrero.
Rifondazione Comunista fin da ora ha le idee chiare sui contenuti politici ed ha la capacità di esprimere anche a livello locale  amministratori seri e coerenti che possono sfidare la destra per la presidenza della provincia, in maniera limpida e pulita senza sotterfugi, "inciuci" e manovre sottobanco che disgustano i nostri possibili elettori e simpatizzanti.
 
Fabio Panero, segretario provinciale Rifondazione Comunista e Consigliere Comunale PRC a Cuneo
Ivan Di Giambattista, Consigliere Provinciale Rifondazione Comunista
 

A proposito di PRC e FARC


A PROPOSITO DEI RAPPORTI TRA IL PARTITO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA - SINISTRA EUROPEA ITALIANO E LE FORZE ARMATE RIVOLUZIONARIE DELLA COLOMBIA-ESERCITO DEL POPOLO DELLA COLOMBIA

In merito alle notizie pubblicate nei giorni scorsi da organi di stampa italiani sui rapporti tra le FARC-EP della Colombia ed il Partito della Rifondazione Comunista- Sinistra Europea, si precisa quanto segue:


IL PRC-SE è da sempre impegnato per la soluzione dei conflitti in diverse aree del mondo. Così è stato ed è in Iraq, Afghanistan, Palestina, Kurdistan, Messico, ed in Colombia. La Colombia vive da decenni un sanguinoso conflitto sociale ed armato che ha provocato migliaia di vittime e quasi 4 milioni di sfollati, lacerandone il tessuto democratico. La Colombia ha il triste record mondiale di sindacalisti assassinati a causa della loro attività politico-sindacale. Già nel 1985, in seguito ad accordi di pace con l’allora governo colombiano, le FARC-EP ed altre forze della sinistra diedero vita ad un partito politico, l’Union Patriotica. Negli anni seguenti circa 5000 dei suoi membri sono stati assassinati, tra cui candidati presidenziali, deputati, senatori, sindaci, consiglieri comunali, dirigenti di organizzazioni sindacali, contadine, etc. Da allora, come testimoniato da decine di organizzazioni per i diritti umani (tra cui l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani), non si è mai fermato lo stillicidio di omicidi di oppositori politici. Lo Stato colombiano è stato più volte condannato dalla Commissione Interamericana per i Diritti Umani (CIDH) della Organizzazione degli Stati Americani (OSA) per azione o omissione in molti episodi di massacri realizzati dagli squadroni della morte paramilitari, spesso in collaborazione con le Forze Armate colombiane.
L’ultimo tragico caso è di qualche giorno fa, quando un capitano dell’esercito ha confessato ai giudici di essere l’autore insieme ai paramilitari della zona di Urabà della strage avvenuta qualche anno fa nella Comunità di Pace di San Josè de Apartadò. Questa strage ha provocato, tra le altre atrocità, l’omicidio con la gola tagliata di due bambini di 5 e 2 anni.
IL PRC-SE ha avuto rapporti politici con le FARC-EP prima, durante e dopo il negoziato tra il governo Pastrana e l’organizzazione guerrigliera. Il nostro obiettivo è sempre stato quello della ripresa del negoziato di pace, per una soluzione politico-diplomatica al conflitto. Nel 1997, prima che iniziassero i negoziati, una delegazione delle FARC-EP venne in Italia e si incontrò con alcuni diplomatici della Farnesina per far conoscere al governo italiano le intenzioni delle FARC-EP circa un eventuale processo di pace. Quell’incontro tra il governo italiano e i portavoce delle FARC-EP portò alla liberazione unilaterale di un italiano che si trovava nelle mani della guerriglia colombiana. In quella ed altre occasioni le FARC-EP hanno incontrato inoltre tutti i capigruppo nelle Commissioni Estere di Camera e Senato delle forze politiche italiane di allora (Alleanza Nazionale, Lega, Forza Italia, Partito Popolare, Democratici di Sinistra, Verdi),l’ex-responsabile della agenzia ONU contro il Crimine e le Droghe (UNODC) per il controllo delle droghe, Pino Arlacchi, la Comunità di S. Egidio, organi di stampa ed altri.
Anche grazie al lavoro politico-diplomatico del PRC-SE, all’apertura del processo di pace (7-1-1999, fino al 20-2-2002), il governo italiano ha fatto parte del Gruppo dei Paesi amici del negoziato attraverso il suo ambasciatore in Colombia. In quel periodo fu stabilito che il contatto tra il governo italiano e le FARC-EP sarebbe avvenuto in un Paese terzo.
Delle gestioni politico-diplomatiche sono stati sempre informati, con la massima trasparenza e alla luce del sole, i Sottosegretari agli Esteri con delega all’America Latina dei diversi governi di centrodestra e centrosinistra che si sono succeduti (Franco Danieli, Mario Baccini, Donato Di Santo), ed i Presidenti della Camera (Luciano Violante, Pierferdinando Casini, Fausto Bertinotti).
Durante il negoziato, le commissioni di pace congiunte (governo e FARC-EP) realizzarono un tour in Europa per conoscere da vicino i sistemi politici europei. In quell’occasione vennero anche in Italia dove furono ricevuti, tra gli altri, da alte autorità del governo e del Parlamento italiano (commissione esteri e presidente della Camera), dalla Segreteria di Stato del Vaticano, dall’Istituto Italo-latinoamericano, da settori imprenditoriali. Della Commissione governativa faceva parte anche l’attuale Ministro degli Interni colombiano, Sig. Fabio Valencia Cosio.
Durante il negoziato in Colombia, nella regione del Caguàn hanno fatto visita alle FARC-EP decine di interlocutori colombiani ed internazionali, a cominciare dal Direttore della Borsa di New York, Grasso, passando per una buona parte del corpo diplomatico accreditato in Colombia, fino alla regina della Giordania.
Nello stesso periodo (maggio 2000) una missione ufficiale italiana della Commissione Esteri della Camera si è recata in Colombia dove ha incontrato sia i rappresentanti governativi che quelli delle FARC-EP.
Dopo l’11 settembre 2001, su pressioni statunitensi, la Unione Europea decide di mettere le forze guerrigliere colombiane (FARC-EP ed ELN) nella lista antiterrorista stilata per l’occasione. Il PRC-SE ha sempre criticato questa misura in quanto allontana la prospettiva di un dialogo per una soluzione politica del conflitto armato. Con questa decisione l’Unione Europea ha rinunciato ad avere un ruolo politico nella soluzione del conflitto colombiano. Le FARC-EP non sono un’organizzazione terrorista, ma, come ebbe a dire l’ex-presidente colombiano Andres Pastrana, una organizzazione politico-militare.
Il PRC-SE ribadisce la sua condanna per i sequestri di civili, e si è adoperato negli anni perché si arrivasse ad uno scambio umanitario di prigionieri tra la guerriglia e lo Stato colombiano, o ad una liberazione unilaterale dei prigionieri, come misura per favorire il dialogo tra le parti, come si può facilmente verificare dagli atti del parlamento italiano e di quello europeo.
Dirigenti del PRC-SE e suoi deputati italiani ed europei hanno incontrato in diverse occasioni i familiari degli ostaggi e dei prigionieri di guerra in mano alle FARC-EP (tra gli altri la famiglia di Ingrid Betancourt, la famiglia Moncayo, etc), così come i familiari dei guerriglieri e dei prigionieri politici che si trovano nelle carceri dello Stato colombiano.
In questi ultimi anni i governi di Francia, Spagna, Svizzera, Vaticano oltre alla Croce Rossa Internazionale hanno mantenuto rapporti costanti con le FARC-EP per arrivare a concretizzare uno scambio di prigionieri.
Lo scorso 1° marzo 2008, violando la legislazione internazionale e provocando la rottura dei rapporti diplomatici con l’Ecuador, con un bombardamento in territorio ecuadoregno il governo colombiano ha assassinato Raul Reyes, comandante delle FARC-EP e loro responsabile esteri, insieme ad altre 23 persone di cui alcune di nazionalità messicana ed ecuadoregna. In quell’occasione il governo colombiano sostiene di aver trovato diversi computer di Reyes con molte informazioni sui loro rapporti internazionali. Questo è stato il pretesto per attaccare dapprima i governi del Venezuela, Ecuador, Brasile, poi quello Svizzero, e tutti coloro che a vario titolo sono stati impegnati per la ripresa del dialogo di pace sia in Colombia che in Europa.
Il PRC-SE fa appello a tutti i sinceri democratici perché si mantenga alta la vigilanza e la mobilitazione su ciò che avviene in Colombia e conferma di voler lavorare per una ripresa del processo di pace, per lo scambio umanitario dei prigionieri, per una soluzione politico-negoziata di un conflitto armato che insanguina la Colombia da troppi anni.

lunedì 1 settembre 2008

Riflessioni sul comunismo

Sarà che non capisco molto del mondo e delle cose, ma mi sembra una domanda senza senso quando molte persone si chiedono se oggi abbia ancora senso dirsi e sentirsi comunisti.
Il comunismo infatti non è solo il principio ispiratore della filosofia di Karl Marx, ma è una vocazione naturale dell’uomo, quand’egli volesse esprimere “umanità” e non “bestialità”.

Il razzismo, il sessismo, lo sfruttamento, il ricorso alla forza, alla violenza, allo stragismo e alla guerra, infatti, sono tante parvenze di un’unica medaglia: la scomparsa dell’ideale comunista dalle menti umane.
Senza stare a prendere come esempio la politica, basta guardare allo stile di vita di ciascuno di noi per vedere che vestiamo americano, mangiamo americano, ragioniamo americano, ci stressiamo tutti per imparare la lingua americana, con milioni di lingue che esistono nel mondo.
Perchè?
Perchè l’America oggi è considerata il miglior esempio della migliore vita possibile per l’uomo.
Ma tutti noi possiamo facilmente capire che se l’America è il migliore dei mondi immaginabili per l’uomo, allora la nostra evoluzione non è che abbia ricevuto così grandi scossoni. Storicamente l’America (intendo il faro dell’occidente: gli Stati Uniti) ha nella sua cultura l’esaltazione dell’individuo, il self-made-man, colui che si è arricchito da se, che si è “fatto da solo” dove con
quest’espressione si intende l’aver scavalcato gli altri ed essersi procurato una serie di privilegi che alla maggioranza sono preclusi.
Individualismo, avidità, identità, considerata come l’insieme di “merci” che si riesce a possedere e a spacciare: questa è la cultura americana. Che riesce a propagarsi a livello massificato tramite la
pubblicità, le icone pop-art banalizzate, il flusso di denaro che parte dai pochi e ai pochi resta.
La cultura americana è la cultura della differenza, intesa come disparità, tra coloro che “possono” e quelli che no, e dove il “potere” è il riflesso degli zeri che si aggiungono alle cifre del conto corrente, magari alle Cayman e che si traduce in ville, barche, oggetti: merci che fanno essere la persona quella che è, laddove quella che è è il “ricco”.
Non vi è nella cultura americana (o americanista, come dice qualcuno) una valorizzazione della differenza come principum individuationis della persona, ma solo delle merci da essa possedute, che, come diceva Marx, la reificano. Da un lato la definiscono come una “importante”, degna di considerazione, portando immediatamente il suo negativo: il “non possesso” che è e rimane un
disvalore culturale e antropologico.
Chiunque è soggetto a questi condizionamenti, anche chi magari pensa (o ne viene giudicato) privo. Prendiamo Bin Laden: nei filmati che a suo tempo venivano mostrati, era evidente che al polso aveva un Girard Perregaux di ottima fattura e di gran moda. Un classico degli orologi che la diceva lunga sul suo narcisismo e la sua cultura di provenienza. E’ strano che Bin Laden
avesse un orologio così, ma se si va a vedere la sua storia, si capisce che anche lui, come Bush, Cheney, Wolfowitz e Rumsfeld, apparteneva a quel mondo e, alla pari di un radical chic impegnato nel sociale, andava a fare il partigiano nei monti afghani, diventando il celebre e ricchissimo sceicco “public enemy n°1″.
Molti hanno “fatto il tifo” per Bin Laden. Ma questo modo di vedere le cose, da tifoseria è frutto di un ulteriore condizionamento del capitale sulle coscienze.

Il comunismo non è morto con il muro di Berlino, con la fine della Russia Sovietica. Non muore un ideale quando muore un impero.
Il comunismo è altra cosa rispetto alla Russia sovietica. Il comunismo è un totem, una luce,una
proposta alternativa e di sistema, sul cammino evolutivo di ogni coscienza.
Comunismo significa non rassegnarsi alla realtà di queste disparità materiali tra gli umani. Non stare in silenzio davanti allo sfruttamento, alle morti sul lavoro, alle ingiustizie vissute
quotidianamente dai miliardi di deboli, di “ultimi” della terra.
Comunismo significa non approvare mai tutto questo. Non è una moda, o una religione. Non è una contingenza storica che tramonta con le forme storiche a cui si è dato questo nome.
Il comunismo è una sensibilità, una concretezza del vivere che stabilisce il principio per tutti di
avere eguali disponibilità di risorse sul pianeta. Comunismo significa “a ciascuno secondo i propri bisogni”, Valorizzazione dell’umanità nella pienezza del vivere.
Il comunismo non è una speranza, è “la” speranza che l’umano si possa riscattare facendo e ricevendo giustizia sociale. Ed è soprattutto volontà di far vivere l’immaginabile: una specie attiva sul pianeta e conservativa delle proprie risorse interiori ed esteriori.

Giampaolo Pazzaglia

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