venerdì 30 marzo 2007

Manifestazione NO TAV

Cari/e compagni/e,
sabato 31 marzo ci sarà la
manifestazione NO TAV
da Trana ad Avigliana.

Chi volesse partecipare la partenza in treno da Cuneo è prevista per le ore 10.45, a Torino Porta Nuova prenderemo il treno che va ad Avigliana delle ore 13.15 e ad Avigliana ci sarà la navetta che ci porterà a Trana.

Siete pregati di farmi sapere entro venerdì le adesioni.

Grazie.

Saluti!

Chiara

Incontro pubblico a Barge

I gruppi politici di Rifondazione Comunista e Uniti a Sinistra-Sinistra Europea promuovono per


mercoledì 4 aprile

presso il centro sociale di Barge

ore 21.00


un incontro per parlare della

costituzione di una lista unitaria del centro sinistra

alle prossime elezioni amministrative di Barge.


Alla serata interverranno Sergio Dalmasso, Consigliere Regionale di Rifondazione Comunista, ed Enrico Moriconi, consigliere regionale del gruppo Ecologisti-Uniti a Sinistra-Sinistra Europea.


L’invito a partecipare è rivolto a tutti i cittadini che si riconoscono nei programmi e nelle idee del centro sinistra, ma anche a tutti coloro che auspicano un cambiamento di gestione della pubblica amministrazione del Comune e un rinnovato spirito di partecipazione sulle scelte amministrative.

Fabio Panero

Segretario provinciale Rifondazione Comunista

martedì 27 marzo 2007

Documenti della Conferenza di Organizzazione

Sabato 24 marzo 2007 si e' tenuta la Conferenza di Organizzazione della Federazione di Cuneo.

Potete trovare gli ordini del giorno approvati dalla conferenza cliccando QUI

mercoledì 21 marzo 2007

CIPEC: Alcune proposte.

L’azione politica e sociale senza cultura è cieca.
La cultura senza l’azione politica è vuota.

(Franco Fortini)

CIPEC: Alcune proposte.

Come qualcun* di voi avrà visto su “Guida”, “Cuneo sette” e “Targato CN”, i quaderni del CIPEC, dopo dodici anni, scompaiono.
Uscirà ancora, credo a maggio, una inchiesta sulla Lega nord che metterà fine a questa piccola storia, iniziata nel 1995 con un quaderno dedicato alla bella figura di Lucia Canova.
L’amministrazione provinciale giudica i quaderni di parte e ritiene, quindi, di non poterli/doverli più stampare gratuitamente (io portavo il testo pronto e impaginato). .........



Per il testo completo della lettera aperta di Sergio Dalmasso cliccate qui

lunedì 19 marzo 2007

Per Mario

Mario Valpreda lotta contro la malattia dalla notte di sabato scorso.

In questi momenti di apprensione la Federazione di Cuneo del PRC si stringe intorno ai suoi famigliari.

Non mollare, Mario.
Conosciamo la tua fibra e la tua forza.
Il lavoro non e' finito e tutti noi abbiamo bisogno della tua esperienza e del tuo consiglio.


La Federazione di Cuneo del Partito della Rifondazione Comunista

giovedì 15 marzo 2007

Le Proposte dei Giovani Comunisti/e per le elezioni Comunali 2007

Ecco a disposizione i documenti elaborati dai Giovani Comunisti/e della Federazione Cuneese in relazione alla stesura del programma della coalizione che concorrera' alle prossime elezioni comunali di primavera 2007

Bozza per programma su politiche giovanili

mercoledì 14 marzo 2007

CESSATE IL FUOCO

CESSATE IL FUOCO

Il rapimento del giornalista di "Repubblica" Mastrogiacomo ha riacceso l’interesse nell’opinione pubblica per quel che accade e sta per accadere in Afghanistan.
La guerra "contro il terrorismo" lanciata dall’amministrazione Bush nel 2001 ha dato solo cattivi frutti: morte e distruzioni, ed ha mostrato, se ancora ce ne fosse bisogno, che la guerra non risolve nulla, tranne che ad alimentare un’inarrestabile spirale d’odio e violenza che rende tutto il mondo e le popolazioni più insicure.
Ora Blair chiede al nostro paese un maggior impegno in termini di uomini e soldati per l’infinita guerra in Afghanistan.
Noi abbiamo già dato!
L’ultima finanziaria ha visto un sostanzioso aumento delle spese militari, con l’acquisto di nuove fregate ed aerei da guerra, tra cui gli F-35, prodotti qui vicino a Cameri (Novara).
Noi tutte/i abbiamo votato per questo governo sperando che desse una svolta significativa alla politica estera italiana: se un piccolo importante passo è stato fatto con il ritiro delle truppe dall’Iraq, è giunta l’ora di riattivare la società civile e i movimenti per chiedere il ritiro delle nostre truppe dall’Afghanistan e la riduzione delle spese militari a favore della spesa sociale e della cooperazione internazionale.
Noi crediamo che i/le cittadini/e siano tenute ad impegnarsi in prima persona in una nuova istanza pacifista per riconnettere la "politica", soprattutto quella del centro-sinistra, ai desideri e ai bisogni reali delle persone.
Il bisogno è una maggiore protezione sociale, ricostruire ciò che è stato distrutto dalle destre sul lavoro e nella scuola.

Il desiderio di tutti/e è la pace.

SABATO 17 MARZO
Dalle ore 15 alle ore 18
C.so Nizza 30 - Cuneo
(davanti al Banco di Roma)

PRESIDIO CONTRO TUTTE LE GUERRE!

GIOVANI COMUNISTI/E FEDERAZIONE DI CUNEO

Gloria in excelsis deo et in terra PACS

Sabato 10 marzo a Roma si è tenuta la partecipata e festosa manifestazione "Sveglia! Diritti Ora", convocata dal movimento GLBT per sensibilizzare l’opinione pubblica sui pacs o dico, tanto affrontato con superficialità in questi giorni da parte del parlamento e dei mezzi di comunicazione.
Esiste una grossa anomalia nel nostro paese rispetto al resto dell’Europa: in Italia non si può parlare del riconoscimento dei diritti civili senza sentire la solita predica del Vaticano, che lancia invettive a destra e manca contro chi secondo lei, mette in crisi i valori della "famiglia tradizionale o naturale", se parla di riconoscere a tutti gli esseri umani uguale dignità e diritti.
Non è una questione che riguarda pochi peccatori, è il dramma che attraversa la vita di milioni di persone, di giovani e non, di chi vive la propria quotidianità di coppia affrontando i mille problemi di questi tempi: precarietà, mutui, affitti, malattie…
In questo periodo il nostro paese vive un’insopportabile ingerenza delle gerarchie vaticane nel dibattito parlamentare, e i nostri politici si dimostrano sempre pronti a chinare la testa nei confronti del clero buttando alle ortiche 150 di laicità dello Stato Italiano e ad appoggiare questa confusa idea di "famiglia", che non tiene conto che non è mai esistita una "famiglia naturale", anzi, nel mondo abbiamo esempio di più tipi di famiglia, dalla monogamia alla poliginia e poliandria, dai conviventi eterosessuali alle unioni omosessuali, ciò dimostra come per fortuna sulla nostra terra ci siano mille sfumature, grazie anche alla maggiore libertà di scelta conquistata dal movimento femminista.
Ora quelle conquiste sono in crisi, l’aborto e le libere scelte sessuali sono sotto un feroce attacco del clero e delle forze conservatrici, attacco che porta talvolta a verificarsi di aggressioni e stupri nei confronti di gay e lesbiche da parte di estremisti di destra.
E' successo la settimana scorsa a Biella, che i giovani di Alleanza Nazionale abbiano organizzato una manifestazione dal titolo 'Eteropride' con un manifesto maschilista nel quale campeggiava l'immagine di una donna nuda, seduta di spalle, e sotto un volgare slogan a sigillo di un orgoglioso maschilismo: 'Questione di pelo'. I nostri compagni di Biella hanno contestato pacificamente con un presidio sonoro la vergognosa iniziativa, al quale i giovani di An hanno risposto aggredendo le forze dell'ordine e facendo saluti fascisti, dimostrando che c’è chi invece perde il pelo ma non il vizio...
Nei prossimi mesi noi Giovani Comunisti/e di Cuneo proporremo ed organizzeremo alcune iniziative insieme a diversi compagni che sul territorio stanno lavorando su questo tema, per avviare una campagna di mobilitazione che si concluderà a giugno con il gaypride nazionale di Roma, perché sappiamo che la pluralità è una ricchezza da abbracciare e le persone sono tutte uguali di fronte ai diritti, e i diritti non tolgono niente a nessuno.

Diamo la SVEGLIA alla classe politica.

Il tempo dei diritti è ORA.

Giovani Comuniste/i
Cuneo

CINEFORUM IN ROSSO

CINEFORUM IN ROSSO
LUNEDI' 19 MARZO ALLE ORE 21
presso la sede di Rifondazione Comunista a Cuneo, via Saluzzo 28

serata dedicata all'immigrazione
proiezione di filmati di Carlo Turco.

Carlo Turco, fossanese, insegnante di filosofia a Savigliano ha una lunga attività filmica riconosciuta da vari premi a rassegne anche significative.
Per l'immigrazione prevale l'attività di documentarista. Ha prodotto infatti un mediometraggio di 30 minuti sull'immigrazione a Cuneo (Cuneo/Italia: futuro prossimo), adesso quello sui minori immigrati ( 30min. Con gli occhi di un bambino). Al momento sta girando quello sulle donne immigrate.

Seguirà dibattito.
Entrata libera.

sabato 10 marzo 2007

Convegno: CARCERE E TERRITORIO

CARCERE E TERRITORIO
Convegno a Cuneo, presso il Centro Incontri della Provincia, c.so Dante 42
venerdì 16 marzo ore 21 "sala "Falco" e sabato 17 marzo ore 9.30 sala "B"

Tra i pochi impegni assunti nella campagna elettorale del 2005 (regionali), il maggiore era stato quello di visitare, se eletto, tutte le carceri piemontesi.
Ho terminato il giro nel primo anno di mandato e ora ho iniziato il secondo.

La differenza: l’alleggerimento prodotto dal tanto discusso indulto del luglio scorso.
La situazione resta pesantissima, colma di enormi problemi sociali e materiali. La struttura delle carceri è vecchia e spesso cadente, anche alcune recenti presentano problemi enormi; non a caso, pochi decenni fa vi fu lo scandalo delle carceri d’oro (speculazioni, costi aumentati, a danno della qualità e delle condizioni di vita dei detenuti, appalti…). Le stesse norme nazionali sugli spazi, sulla metratura delle celle, sui servizi igienici non sono quasi mai applicate.
La continua penuria di fondi rende difficili anche i lavori ordinari, quelli di semplice manutenzione.
Il rapporto con la realtà esterna è spesso difficile. Gli operatori, le associazioni di volontariato, tutti i gruppi che operano su questa realtà si impegnano al massimo, ma il muro carcere/società, istituzione totale/città continua a vivere, soprattutto nella mentalità comune, nei comportamenti, spesso anche nella scarsa attenzione di forze politiche ed amministrazioni locali.
La realtà piemontese presenta situazioni differenziate: carceri per detenuti con condanne brevi (massimo tre o cinque anni) quali Fossano e Verbania, quindi con condizioni e rapporti migliori rispetto alla media, realtà con problemi strutturali pesanti (Ivrea), altre con attività interne, ma un sovraffollamento gravissimo (Torino), altre ancora con la realtà specifica di sezioni soggette all’articolo 41 bis (quello nato negli anni di piombo) con rigida limitazione di ogni forma di contatto esterno (visite, aria…).
Ogni realtà presenta problemi specifici anche per i problemi della polizia carceraria che abbiamo imparato a conoscere meglio in questi mesi: carenza di organici, lontananza degli agenti da casa, difficoltà di inserimento nel nuovo ambiente e di trovare abitazione, contratti di lavoro spesso scaduti da anni….
Il nostro convegno vuole iniziare a ragionare su questi temi, ma soprattutto sulla progressiva trasformazione della realtà carceraria nel corso degli ultimi decenni.
Ovvia la trasformazione della tipologia media dei detenuti: i carcerati degli anni ’40 e ’50 (disoccupati, ladri, alcolizzati, mendicanti…) vengono progressivamente sostituiti da immigrati dal meridione e da fenomeni legati ai processi di inurbamento. Gli anni ’70 vedono una maggiore presenza di una dimensione politica, legata agli “anni di piombo”. Tra i ’70 e gli ’80 il fenomeno della tossicodipendenza ha un riflesso pesante anche sulla realtà carceraria.
Negli anni ’80 si hanno prima la legge sulla depenalizzazione dei reati minori, poi la legge Gozzini che apre a misure alternative alla detenzione (semilibertà, affidamento in prova).
La realtà attuale, almeno pre-indulto, vede almeno un terzo di detenuti immigrati da paesi poveri, un terzo detenuto per tossicodipendenza.
E’ ovvio che solo una modificazione di leggi può invertire la tendenza ad una società che fa sempre più ricorso alla detenzione (cosa chiesta da parte consistente dell’opinione pubblica), che il carcere deve entrare veramente “nell’agenda politica” non come tema secondario, che anche i nostri iscritti debbano coglierne l’importanza.
Proposte elementari debbono essere presentate sulla sanità carceraria, sulle forme di contatto con la città (dagli autobus, alle biblioteche, agli spettacoli), sul lavoro (tema centrale e ineludibile, da quello interno a quello esterno), sui temi specifici relativi agli immigrati (lingua, contatti con la famiglia…), soprattutto sul dopo carcere (accoglienza, avviamento al lavoro) per impedire le ricadute.
Per questo ci è indispensabile la presenza di operatori, educatori, direttori, agenti di polizia, (ex) detenuti.
Il pianeta carcere è spesso sconosciuto, spesso frammentato in isole incomunicanti, spesso volutamente ignorato. Il lavoro dei consiglieri e dei parlamentari è piccola parte di quanto si può mettere in campo, ma può sommarsi ad un impegno quotidiano e spesso poco conosciuto di migliaia e migliaia di uomini e donne che a questo hanno dedicato il proprio tempo e le proprie energie.
Al convegno parteciperanno, oltre a me, il consigliere regionale Bossuto, la senatrice Alfonzi ed esperti che speriamo vogliate conoscere partecipando.

Sergio Dalmasso
Consigliere regionale Rifondazione Comunista

giovedì 8 marzo 2007

Lettera aperta al Corriere di Bra

Gentile Direttore,

vorremmo poter poter essere ospitati sul Corriere per poter replicare al Vostro articolo dal titolo "No alla guerra, Rifondazione si spacca", pubblicato sullo scorso numero.
Speriamo di non deludere nessuno ma, ahimè, non ci sono scissioni in vista nè nel Circolo "Antonio Gramsci" di Bra e neppure nella Federazione di Cuneo. Sembra incredibile nel 2007, ma nel nostro Partito amiamo discutere di politica, confrontarci anche duramente: sicuramente l'espulsione del Compagno Franco Turigliatto è un caso che anima la dialettica politica, divide, crea confronti anche duri.
Non amiamo le assemblee preconfezionate, sanno tanto di vecchio: in Rifondazione ogni Compagno, ogni Compagna, ogni Giovane Comunista usa esprimersi liberamente.
Tanto per essere chiari noi le truppe in Afghanistan non le avremmo neppure inviate, ed i fatti drammatici di queste ore ci danno, purtroppo, sempre più ragione.

Il nostro Partito a livello nazionale fa parte del Governo di centro-sinistra la cui maggioranza in Senato è sempre più risicata, grazie ad una legge elettorale assurda voluta dal centro-destra poco prima delle elezioni, definita una "porcata" addirittura da colui che l'ha ideata, il leghista Calderoli, grazie ai voltagabbana come l'ex-dipietrista De Gregorio, passato armi e bagagli con la destra.
Ma tant'è: D'Alema è "andato sotto" in Senato sulla politica estera grazie al voto contrario di tre Senatori a vita, Andreotti (ancora lui!) Cossiga e Pininfarina, (portato a votare dal segretario dei D.S. Fassino!).
Non per il non-voto di Turigliatto, che è venuto meno alla "disciplina di partito", che si è dimesso da Senatore (senza maturarsi una pensione, strano, visto che doveva solo aspettare due anni e mezzo, che una pensione non avrà perchè precario fino a 60 anni, quale funzionario di partito) che è stato espulso da Rifondazione per due anni, pagando quindi in prima persona le sue scelte.
Molti Compagni di Rifondazione ritengono giusto questo provvedimento, moti altri no: noi, molto modestamente, noi non lo avremmo espulso.
Siamo, con molta umiltà, dirigenti di questo Partito (e ci onoriamo di esserlo), facciamo parte della Segreteria provinciale di Rifondazione Comunista, tentiamo di rappresentare tutti i Compagni, soprattutto coloro che non la pensano come noi. Svolgeremo questo ruolo di responsabilità finchè il corpo militante della nostra Federazione ci riterrà degni di farlo.

Il 24 marzo a Cuneo alle ore 15 presso la sala ex-IA.C.P. terremo la nostra conferenza provinciale di organizzazzione aperta, oltre che a tutti gli iscritti, anche a tutti i simpatizzanti, ai movimenti, con i quali in questi anni abbiamo condiviso tanti momenti di lotta, proprio perchè riteniamo fondamentale discutere insieme del ruolo del PRC in questa provincia, in maniera aperta (provare per credere) per poi uscire ancora una volta con una voce sola: la voce dei troppi senza voce, dei precari, dei migranti, dei pensionati che non arrivano a fine mese.

La nostra sfida è quella di unire la Sinistra, quella vera, altro che scissioni!

Siamo un'anomalia nel panorama politico provinciale e vogliamo continuare a esserlo.

Liberamente Comunisti e Comuniste.

Cordiali saluti

Enrico Cabutto
segretario Circolo "Gramsci" di Bra, segreteria provinciale PRC

Fabio Panero
segretario provinciale PRC Cuneo

COMUNICATO STAMPA

ALCUNE NOTE SULLA VISITA ALLA CASA DI RECLUSIONE DI SALUZZO

Una delegazione del Partito della Rifondazione comunista, formata dalla senatrice Daniela Alfonzi, dai consiglieri regionali Sergio Dalmasso e Juri Bossuto, dal funzionario del Gruppo consiliare Roberto Moretto e da Edgardo Filippi della L.I.D.A. (Lega Italiana Diritti Animali) ha visitato, ieri lunedì 5 marzo l’istituto penitenziario di Saluzzo.
La struttura è aperta dal 1992 ed ha sostituito la vecchia “Castiglia” ubicata nel centro storico della cittadina; la capienza regolamentare per i detenuti è di 187, ma il carcere ne ha praticamente sempre contenuti il doppio ─ nel corso delle nostre precedenti visite la popolazione detenuta oscillava tra i 300 e i 360 ─ ora, dopo l’indulto i numeri sono molto più vicini al previsto: ieri erano 220.
Dobbiamo dire che la differenza si vede: con questi numeri più “umani” è molto più facile, per l’Amministrazione penitenziaria, fornire quelle possibilità di reinserimento sociale che la Costituzione prevede.
Ben 20 detenuti godono dei benefici dell’art. 21 (lavoro esterno) della legge carceraria e quasi tutti sono impiegati presso gli enti locali del territorio. A tal proposito, un significativo indice della recettività del territorio è dato dal fatto innovativo che questi detenuti hanno a disposizione un alloggio esterno in cui possono trascorrere quei momenti di relazioni socio-affettive che il loro programma trattamentale gli consente.
La Polizia penitenziaria continua a versare in una situazione di organico sottodimensionato,soprattutto a causa dei distacchi in altri istituti, soprattutto del Sud Italia.
L’area pedagogica ora, grazie anche ai due educatori a tempo determinato assunti grazie alla recente legge regionale, riesce ad adempiere ottimamente al suo mandato istituzionale; residua però il problema della sempre più necessaria stabilizzazione di questi lavoratori. Sarà anche compito di questa delegazione adoperarsi presso il Governo in tal senso.
È positiva, ed ora anche quasi sufficiente rispetto all’attuale domanda, la presenza di corsi scolastici e di formazione professionale. Sono attivati corsi di alfabetizzazione (licenza elementare) frequentato in particolare da immigrati, ma anche da alcuni italiani; la formazione professionale propone due corsi biennali di falegnameria e per cuochi, uno (annuale) in florovivaistica ─ ed è interessante l’interazione di questo corso e di quello per cuochi con Slowfood ─ e vi è anche un corso in rilegatoria.
È in funzione un laboratorio artistico di mosaico. Esiste uno storico giornalino interno che, alcune volte all’anno, esce come supplemento al “Corriere di Saluzzo”. Da quasi un anno inoltre, la TV a circuito chiuso, oltre alla programmazione cinematografica, produce un TG interno multilingue che ha suscitato un grande interesse del mondo dei mass media italiana e estera (BBC).
Molto apprezzata all’esterno l’attività teatrale che tutti gli anni apre al mondo esterno le porte del carcere con suo spettacolo autoprodotto.
Alquanto deficitari sono invece i collegamenti dei servizi pubblici con la città di Saluzzo.

Fabio Panero
Rifondazione Comunista Cuneo

COPENAGHEN VERGOGNA !!

A Copenaghen , il borgomastro socialdemocratico e il governo danese passeranno alla storia come novelli Noske per avere fatto abbattere “ l’Ungdomshuset”, la casa del popolo che nel lontano 1910 ospitò la 2° Conferenza internazionale delle donne socialiste, dove il 29 settembre 1910 le compagne Rosa Luxemburg e Clara Zetkin proclamarono “ l’ 8 Marzo,giornata internazionale della donna” ( nella stessa casa del popolo Lenin e altri leader operai vi tennero conferenze ).

La vergogna dell’attuale distruzione, rimanda alla necessaria mobilitazione per la tutela dei tanti luoghi e territori simbolo delle grandi battaglie sociali e civili dell’ ‘800-‘900 , che invece di divenire memoria perenne e patrimonio dell’umanità finiscono nel verminaio dell’indifferenza e nelle mani dell’immonda speculazione immobiliare .
Per fortuna ci sono state le 3 giornate di scontri a ricordarcelo, che sono costati agli antagonisti (che occupavano dal 1982 la casa , ribattezzata “della gioventù” ) oltre 600 fermi – ben 189 tramutati in arresti – di cui 149 europei, tra questi 20 italiani( 9 tuttora in galera in attesa di processo).
Questa vicenda, oltre a farci attivare subito in solidarietà e per la rapida messa in libertà degli arrestati (alcuni avvocati italiani sono nel collegio di difesa), rimanda ad una attenta riflessione sulle similari condizioni vissute da centinaia di centri e spazi occupati in Italia, alcuni fin dal 1986.
Al di la delle differenze politiche tra le varie occupazioni e delle miserie dovute ad alcune gestioni opportuniste, c’è bisogno di giungere al riconoscimento e all’affidamento degli spazi occupati, in qualità della valorizzazione sociale che promuovono.
Non è sufficiente vivere l’occupazione come stato di fatto, ma è necessario che questa non viva sui soli rapporti di forza( che l’usura del tempo e il cambio di generazione possono consumare) ma di solidità futura, attuata attraverso l’imposizione del cambio originario della destinazione in “ uso sociale” (ovvero,sottratta definitivamente a logiche commerciali e immobiliari) e nell’affido permanente a chi lo utilizza per scopi sociali ( ovvero, non più subalterni alle decisioni delle mutevoli giunte locali ).
La liberazione e l’autogestione degli spazi non deve essere riconosciuta solo dalla comunità resistente, ma deve essere parte di quel pacchetto che va sotto il nome di “ condizione generale” , che la contrattazione sociale tende a stabilizzare in \nqualità di bisogni-diritti già nelle dinamiche della presente società


Cobas

lunedì 5 marzo 2007

CONFERENZA PROVINCIALE DI ORGANIZZAZIONE

La conferenza provinciale di organizzazione della Federazione di Cuneo
si svolgerà

sabato 24 marzo alle ore 15


presso la sala ex-I.A.C.P. A Cuneo

in via Amedeo Rossi 22


LA CONFERENZA E' APERTA A TUTTI GLI ISRITTI ED A TUTTI I SIMAPATIZZANTI, I MILITANTI DEI MOVIMENTI, ETC.

Votano i documenti presentati alla Conferenza di Federazione:
- il Comitato Politico Federale,
- il collegio federale di garanzia,
- il Cordinamento dei Giovani Comunisti,
- i segretari dei Circoli,
- i tesorieri e/o i responasabili organizzazione dei Circoli,
- il Forum dei Migranti,
- gli eletti al Cosiglio Provinciale,
- gli eletti al Cosiglio Comunale.

Ogni componente la platea della conferenza HA IL POTERE DI PRESENTARE DOCUMENTI, ORDINI DEL GIORNO etc.

Tutti i documenti approvati vengono trasmessi alla Confrenza Nazionale
( MASSA CARRARA, 29 marzo-1 aprile)

TUTTE LE COMPONENTI INTERNE AL PARTITO HANNO IL DIRITTO DI RIUNIRSI PER ELABORARE DOCUMENTI (SINGOLI O COLLETTIVI) DA SOTTOPORRE ALLA DISCUSSIONE ED AL VOTO DELLA CONFERENZA DEL 24 MARZO.

A QUESTO PROPOSITO L'AREA DI MAGGIORANZA NAZIONALE ( EX-MOZIONE CONGRESSUALE UNO) INVITA TUTTI GLI INTERESSATI MARTEDI' 6 MARZO ALLE ORE 21 PRESSO I LOCALI DELLA FEDERAZIONE ALLE ORE 21 per un incontro-dibattito sui temi della conferenza provinciale.

Tutti gli altri Compagni che desiderano organizzare altri incontri simili possono naturalmente disporre dei locali della Federazione, se possibile dandone comunicazione per evitare sovrapposizioni.

L'incontro sul software libero organizzato dal Compagno Nicola Mattei detto "Maffo" si terrà regolarmente nei locali del Circolo, sempre in via Saluzzo 28, come previsto.


Fabio Panero
Segretario provinciale

sabato 3 marzo 2007

CINEFOURM IN ROSSO!

“CINEFORUM IN ROSSO”

LUNEDI’ 5 MARZO ORE 21

Presso

Circolo “Rosa Luxemburg”

VIA SALUZZO 28 CUNEO

L’ALBERO

di ANTONIA

Regia di Marleen Gorris


Antonia è alla fine della sua vita e ripercorre le tappe della sua esistenza nell'arco di cinquant'anni, dal dopoguerra a oggi. Ricorda il giorno in cui fece ritorno al villaggio natìo e decise di mettersi a coltivare il terreno lasciatole in eredità dalla madre. Ricorda la nascita della figlia Danielle, l'arrivo della nipote Thérèse, che a sua volta metterà al mondo Sarah. Attorno a loro e ai loro percorsi di maturazione ruotano tanti personaggi bizzarri, sempre con la netta preponderanza del sesso femminile e qualche escursione in campo omosessuale. Passano le stagioni, ma temperamento ed emozioni si riconoscono sempre. Tra commozione e ironia, tra nascite, invecchiamenti, follie e strani comportamenti, alla fine quello che vince è sempre è il gusto per la vita, comunque essa sia.

Vincitore dell'Oscar 1996 come miglior film straniero, "L'albero di Antonia" è un film femminista senza cattiveria, girato con grazia e un notevole senso del buffo.

Ingresso libero

giovedì 1 marzo 2007

Le ragioni di Turigliatto

Cari compagni e compagne, amici e amiche,

Sono in attesa che il Senato accetti le mie dimissioni, che comunque non ho ritirato e non ritirerò. Nel frattempo, nei prossimi giorni sono chiamato a esprimere il mio voto sulla fiducia al governo Prodi. Vorrei dunque spiegare le ragioni della mia scelta di dare un voto a favore, che definerei tecnico, pur respingendo tutti i dodici punti del governo Prodi nel loro complesso. Nel mio intervento al Senato, infatti, spiegherò con molta nettezza che non si potrà contare su di me per approvare la missione in Afghanistan, né per realizzare la TAV o la controriforma delle pensioni. Non lo si potrà fare perché io non voterò queste misure, anche se su di esse si rischiasse una nuova crisi di governo. E, va da sé che continuerò con voi la battaglia contro la base di Vicenza.
Con il mio rifiuto di votare a favore della politica estera del governo, non ho mai avuto intenzione di compiere un gesto politicista per provocare una crisi di governo. Il mio è stato un gesto di responsabilità nei confronti delle mie convinzioni e di quelle di chi, come me, si sente distante da una politica estera che continua a fare la guerra, sia pure multilaterale; che sostiene una concezione liberista dell’Europa; che pensa che inviare soldati in giro per il mondo sia un modo per “contare” nei luoghi della politica internazionale. Un gesto animato dal rifiuto di lasciarmi convincere a considerare come una missione di civiltà e di pace quella che non è altro che un’occupazione militare. Un piccolo gesto a sostegno di quella straordinaria lotta di Vicenza contro la costruzione di una base che distrugge il territorio e che sarà uno strumento fondamentale del dispositivo USA di intervento nella guerra globale e permanente. Un gesto di cui non mi pento e che ripeterei in ogni momento. Il mio dissenso con la politica estera del governo muove da qui e non può che essere ricollegato alla mia irriducibile opposizione alla guerra in Afghanistan e alla decisione del governo di autorizzare il raddoppio della base di Vicenza. Il senso del mio voto, in dissenso dal mio partito, ma in dissenso su un punto che considero fondativo e fondante per chiunque faccia politica, il no alla guerra, è tutto qui.
Non credo di essere stato io il responsabile della crisi di governo, della quale i primi responsabili sono il governo stesso e le politiche che ha adottato in tutti questi mesi, e che lo hanno sempre più allontanato da chi lo aveva votato. Una crisi nata per ragioni in parte oscure, in parte dovute alla volontà dell’ala riformista dell’Unione di drammatizzare la situazione, per intimare alla sinistra alternativa il silenzio sulle questioni più scottanti. Una crisi che è servita a stoppare qualsiasi rivendicazione e a sancire il corso “liberale” dell’attività di governo. In questo senso il dibattito al Senato è stato un ricatto, in particolar modo su Vicenza. Anche per questo ho detto no.
L’uscita dalla crisi mi sembra che confermi questo giudizio. I dodici punti presentati da Prodi sono la sanzione di una svolta liberista e di una decisa volontà di affermare una politica di sacrifici e di guerra multilaterale. Gli attacchi di cui sono stato fatto oggetto, lo spauracchio del ritorno di Berlusconi al governo, nuovamente agitato dai miei accusatori, erano finalizzati proprio a nascondere questa realtà: il fatto che il bilancio di questi mesi di governo Prodi è fortemente negativo e che ciò che si profila è un’azione di governo ancora peggiore della precedente. Questo giudizio, ovviamente, non è condiviso dal mio partito, che invece sostiene fortemente il nuovo governo. Èd è stato accolto in vario modo dalla società civile, dai movimenti, da quadri sindacali, da esponenti del pacifismo radicale, dagli stessi che il 17 febbraio sono scesi in piazza a Vicenza. La paura di un ritorno delle destre al governo, infatti, è molto forte. C’è chi pensa, inoltre, che la partita con il governo Prodi non sia chiusa e che la sua sopravvivenza costituisca il quadro in cui ottenere risultati più avanzati o comunque una dialettica democratica.
Non avendo deciso io di provocare la caduta del governo Prodi penso che sia giusto verificare queste intenzioni, dialogare con tanta parte del movimento e del “popolo della sinistra” che la pensa così, permettendo al governo Prodi di rimanere in piedi. Ma penso che questo si possa fare solo nella estrema chiarezza delle posizioni. Non sarò mai disponibile a votare la guerra in Afghanistan né a rendermi complice delle politiche antipopolari di questo governo.
Ovviamente, non prevedo un futuro agevole. I 12 punti presentati dal governo sono un arretramento e uno schiaffo ai movimenti e agli stessi partiti della sinistra alternativa. Prevedo dunque una fase in cui andrà sviluppata un’opposizione sociale alle misure del governo Prodi, opposizione che dovrà avere anche ricadute parlamentari. Questa è la mia intenzione. Per dirla con una battuta, è possibile scegliersi il governo a cui fare opposizione, rendendo incomprimibili alcuni principi e alcuni vincoli per me essenziali: quelli con il movimento dei lavoratori e delle lavoratrici, quelli con le comunità popolari in lotta contro la TAV, i rigassificatori, per la difesa dell’ambiente, quelli con il movimento pacifista che si è visto recentemente a Vicenza. Sono questi i vincoli che regolano la mia attività politica, non un’astratta coerenza ideale, ma un progetto politico che mi ha accompagnato per tutta la vita.
Negli ultimi quindici anni questi vincoli, questi convincimenti hanno coinciso perfettamente con quelli di Rifondazione comunista. Qualche giorno fa, però, il mio partito mi ha dichiarato “incompatibile” semplicemente perché sono rimasto fedele al programma storico del Prc. Non voglio discutere di una scelta che mi riguarda, ma posso dire una cosa. Ho costruito Rifondazione fin dalle fondamenta, l’ho difesa quando era sotto attacco, ho passato centinaia di ore davanti alle fabbriche torinesi e in giro per l’Italia a parlare con gli operai e le operaie. La minaccia di espulsione dal partito mi amareggia e mi delude allo stesso tempo. Ma è il frutto di un cambiamento di fondo delle priorità del Prc e della sua azione: alcune idealità superiori sono messe al servizio di un progetto politico contingente, compiendo un processo di snaturamento della sinistra che mi lascia interdetto. E soprattutto mettendo alla berlina una qualità fondante della politica – la coerenza tra coscienza e azione - la cui assenza è oggi alla base di quella “crisi” di cui si discute da oltre un decennio. Non è la prima volta nella storia che chi da sinistra si oppone alla guerra, chi dice no in Parlamento, contro tutto e tutti, sia accusato di essere affetto da uno “splendido isolamento”, di essere “un’anima bella”, “incapace di realismo”, “irresponsabile” o “idealista”: queste accuse non fanno male a me, ma a un’esperienza in cui ho creduto e riposto tutto il mio impegno e che oggi viene meno per responsabilità di chi ha deciso di piegarsi all’esistente.
Per tenere fede alle mie convinzioni e ai miei vincoli è stato messo in discussione il vincolo che mi legava al partito e addirittura un governo ha dovuto dimettersi. Non mi ritengo così importante e così essenziale. Forse tutto questo rappresenta la spia di molteplici contraddizioni che riguardano la sinistra nel suo insieme e il rapporto tra il governo e la sua gente. Un rapporto logorato come dimostrano tutti i sondaggi e gli episodi di malcontento. Per parte mia non posso che continuare a ribadire quanto detto e fatto negli ultimi giorni. Se l’aula respingerà le mie dimissioni, e dunque finché sarò al Senato, io voterò ancora contro la guerra, perché il no alla guerra e il rapporto con il movimento operaio costituiscono la bussola del mio agire politico: esse sono da sempre l’alfa e l’omega di una prospettiva di classe ed anticapitalista.
Permettetemi dunque di ringraziarvi per le parole che avete utilizzato nei miei confronti, spesso commoventi. Onestamente non credo nemmeno di meritarle, semplicemente perché in questo mondo sembra anormale quello che alle persone serie dovrebbe sembrare normale: agire secondo le proprie convinzioni. Se questo piccolo gesto sarà servito a riabilitare questa logica che ad alcuni sembra, con giudizio sprezzante, troppo “idealista”, allora sarà stato utile. La mia strada è comunque questa e spero di continuare a percorrerla insieme a voi. Ancora grazie.

Roma, 28.02.2007

Franco Turigliatto
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