lunedì 19 aprile 2010

LIBERI!


SONO LIBERI



Sono stati rilasciati domenica 18 aprile Marco Garatti, Matteo Dall'Aira e Matteo Pagani, i tre operatori di Emergency arrestati l'11 aprile scorso a Lashkar Gah, nel sud dell'Afghanistan, dalle forze di sicurezza afgane, con l'accusa di aver partecipato a un complotto per compiere un attentato contro il governatore della provincia di Helmand. Lo rende noto un comunicato della Farnesina. I tre operatori, riconosciuti "non colpevoli" come attesta un comunicato del Nds, il servizio di intelligence afgano, sono stati condotto presso l'ambasciata d'Italia a Kabul
Anche cinque dei sei cooperanti afgani di Emergency, arrestati insieme ai tre italiani con la stessa accusa, sono stati rilasciati
Mi sembra una bella conclusione qualcuno ha cercato di screditare Emergency e il tentativo è fallito.
Sabato c’è stata una grande manifestazione a Piazza S. Giovanni (Roma)  Emergency cura, aggiusta, allevia le ferite, ma non solo; Emergency insegna anche a curare, aggiustare, alleviare le ferite della guerra. Le donne afghane, famose per i loro burqa, li abbandonano in uno spogliatoio all'entrata dell'ospedale. Lì ultra velate non si entra. C'è chi ha fatto una guerra di sette anni per insegnare agli afghani come fare la democrazia e rinunciare ai veli femminili eccessivi. I governi italiani si sono attribuiti il compito di insegnare agli afghani il diritto, prerogativa di Roma, nei secoli dei secoli. Diritto e polizia, con un esercito in armi di migliaia di soldati.
 Si scopre, in questa occasione un po' speciale di discussione pubblica sul sequestro di un ospedale con i medici e tutto, che è più utile insegnare la pace, piuttosto che la guerra e serve più di più, per cambiare veramente le cose, fare un corso pratico, in corsia, per ostetriche e infermiere, piuttosto che insegnare a marciare e a sparare (ciò che sembra gli afghani sappiano benissimo da sé da qualche secolo). Alcuni dati sul ruolo di Emergency: a fronte di una mortalità neonatale (primi 28 giorni di vita) di 300, su mille nati in Afghanistan, cento volte maggiore di quella italiana, all'ospedale di Emergency in Panshir si era arrivati a 19 su mille, con la sicurezza di migliorare ancora.
Le prime parole di Gino Strada sono coperte da lunghi applausi: «Ripudiamo la guerra, lo abbiamo detto chiaramente... noi facciamo sul serio la pace, curiamo le vittime della guerra»  «la guerra è più devastante del terrorismo, il terrorismo è più devastante della guerra; non stiamo da nessuna parte, né con i talebani né con gli antitalebani, né con Obama né con Osama». Curiamo tutti in Afghanistan, tutti quelli che si presentano feriti da noi.  11 anni di presenza nel paese e la solidarietà, raccolta con migliaia di firme, difficili, pericolose spesso, (raccolte anche a Cuneo)
Fabio Panero

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