martedì 4 settembre 2007

I lavavetri di Firenze ed il partito Democratico

L'apprensione strumentale e demagogica scatenata intorno al fenomeno dei lavavetri non è una mattana agostana ma una cartina di tornasole di come il nascente Partito Democratico stia rielaborando in peggio il tema dei diritti sociali e della cittadinanza. L’ordinanza non è purtroppo inedita nelle città governate dal centrosinistra, ma quella del Sindaco di Firenze segna un ulteriore arretramento rispetto al passato e non va considerata un gesto isolato. Dominici, infatti, da presidente dell'Anci va proponendo da tempo il riconoscimento alla polizia municipale delle funzioni di ordine pubblico riservate alle forza di polizia e carabinieri mentre i sindaci più in vista del partito democratico (Cofferati, Chiamparino) fanno a gara con la Lega nella “tolleranza zero” contro i migranti. E’ evidente la rincorsa ai temi cari alla destra più becera ed il tentativo di cavalcare le paure (sapientemente alimentate dai media) dei cittadini, ma nel contempo matura nel PD una cultura politica dell’amministrazione locale fondata sull’esclusione e la diffidenza che contraddice anche interessanti esperienze di accoglienza portate avanti in questi anni dalle giunte di centro-sinistra.
E’ il caso del comune di Modena, città con forti tassi di immigrazione, dove Rifondazione governa dal 2004. Il Sindaco Giorgio Pighi ha sposato la prospettiva di un superamento del CPT voluto dal predecessore, e senza clamore ha gestito il fenomeno dei lavavetri costruendo i diritti di cittadinanza anche per gli sfruttati. Con una azione combinata di servizi sociali, polizia municipale e magistratura, a Modena i minori (ex) lavavetri sono da anni assistiti in case famiglia o in comunità per cui il comune spende 250 mila euro all'anno, a cui si aggiunge l'azione discreta della polizia municipale e l'attività, non a carico del Comune, della magistratura per colpire il racket, che fino a 9 anni fa lucrava sui minori. Oggi alcuni di essi stanno per ottenere la cittadinanza italiana. Stessa cosa avviene in altre città, ma né il ministr o Giuliano Amato nè Walter Veltroni ne hanno tenuto conto nelle loro esternazioni. Al contrario, colpisce l’ambiguità della dichiarazione del ministro degli interni che si dice d'accordo con l'ordinanza di Firenze perché contribuisce alla sensazione di legalità intorno al cittadino. Una sensazione di legalità che non si fonda più evidentemente sulla costruzione di una cittadinanza inclusiva, attraverso l’allargamento e l’universalità dei diritti, ma attraverso la caccia agli ultimi.

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