giovedì 20 settembre 2007

Il protocollo di intesa sulla previdenza ed il precariato non va bene. Va cambiato. Per questo il 20 ottobre saremo a Roma.

L’allargamento della platea dei lavori usuranti o pesanti, la diminuzione delle finestre per chi si pensiona con 40 anni di contributi, l’impegno a garantire una pensione non inferiore al 60% del salario per chi si pensiona a 63 anni con 35 di contributi non sono misure sufficienti ad attenuare il nostro giudizio sull’accordo.

L’accordo calpesta il programma elettorale dell’Unione, delude le attese e crea una profonda sfiducia tra i lavoratori, i pensionati e i precari.

Non cancella la legge 30 e conferma la precarietà, non cancella lo scalone come si attendevano i lavoratori, non rivaluta le pensioni logorate dal costo della vita e si limita ad aumentare di 80 centesimi al giorno le pensioni di quanti hanno un reddito inferiore a 650 euro al mese e compiuto 64 anni.

Non stabilisce il diritto al minimo di pensione nemmeno per quanti avranno maturato 15 anni di contributi.
Incentiva il lavoro straordinario che viene esentato dagli oneri contributivi.
Non prevede l’unificazione degli Enti previdenziali,non contiene misure né per recuperare i 35 miliardi di crediti che l’INPS vanta dalle aziende né per combattere l’evasione contributiva che sfiora i 40 miliardi l’anno. Ignora molti privilegi presenti nel sistema pensionistico e le conseguenti pensioni d’oro.
Non cancella la commistione tra previdenza e assistenza.

L’accordo si può e si deve modificare: per farlo ci sono le risorse, l’INPS chiuderà il bilancio 2007 con un attivo di almeno 4 miliardi.

Rifondazione Comunista presenterà in Parlamento precise proposte per sconfiggere il lavoro precario, cancellare lo Staff-leasing ed il lavoro a chiamata, ridurre la possibilità di accendere contratti a termine e la loro non ripetibilità,misure per combattere il lavoro straordinario ed approvare la legge di riforma del mercato del lavoro firmata da 100 parlamentari.
Proponiamo inoltre un significativo aumento delle pensioni minime ed una rivalutazione delle pensioni logorate dal costo della vita,rendendo al contempo certo che si andrà in pensione con non meno del 60% del salario, prevedendo in ogni caso un minimo di pensione.
Pensiamo che occorra rendere effettivo il sistema delle quote eliminando il vincolo
dell’età e degli anni di contributi,salvaguardare il diritto delle lavoratrici alla pensione di vecchiaia a 60 anni,riconoscendo il diritto ai benefici previsti per i lavori usuranti e pesanti cancellando il limite di 5.000 riconosciute all’anno.

Invitiamo i lavoratori, pensionati, precari a far sentire la propria voce partecipando in massa al referendum indetto da CGIL, CISL, UIL ed alla manifestazione del 20 ottobre a Roma, per la quale la Federazione cuneese di Rifondazione Comunista organizza dei bus.

Per informazioni o adesioni: 0171/66274 mail: prccuneo@libero.it


Fabio Panero
segretario provinciale
Rifondazione Comunista

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