martedì 10 giugno 2008

AGNOLETTO, DEAMBROGIO E FERRERO HANNO VISITATO IL CPT DI TORINO

AGNOLETTO, DEAMBROGIO E FERRERO HANNO VISITATO IL CPT DI TORINO

L'eurodeputato e il consigliere regionale denunciano:

«UN UOMO PICCHIATO PERCHÉ AVEVA TENTATO DI FUGGIRE È STATO ESPULSO SENZA AVERE IL TEMPO DI SPORGERE DENUNCIA. E UN TESTIMONE DELLA MORTE DI HASSAN NEJL È STATO PRESO A CALCI E PUGNI… VIOLENZE SULLE QUALI È NECESSARIO INDAGARE».



Torino, 6 giugno 2008 – Vittorio Agnoletto, eurodeputato di Rifondazione comunista/Sinistra europea, Paolo Ferrero, ex ministro alla Solidarietà Sociale e Alberto Deambrogio, consigliere regionale di Rifondazione comunista, sono entrati oggi, venerdì 6 giugno, nel Centro di permanenza temporanea di Torino, per verificare la situazione nella struttura del capoluogo piemontese dopo la recente morte di Hassan Nejl. «Abbiamo raccolto diverse testimonianze sul caso di El Arbi Hindi – dichiarano Agnoletto e Deambrogio – che il 23 maggio scorso sarebbe stato picchiato dalle forze dell'ordine presenti all'interno del Cpt a causa di un suo tentativo di fuga dalla struttura. Martedì scorso l'uomo ha incontrato l'avvocato Gianluca Vitale, col quale aveva concordato l'intenzione di sporgere denuncia per le violenze subite, ma non ha fatto in tempo: il giorno seguente, mercoledì 4 giugno, è stato espulso dal Cpt e rispedito al suo Paese. Senza nemmeno avere la possibilità di denunciare alle autorità competenti l'ingiustizia di cui sosteneva di essere stato vittima.

Un secondo caso, forse ancora più grave – continuano i due esponenti di Rifondazione Comunista – riguarda Rabi Said, uno dei testimoni oculari della morte di Hassan Nejl. Ha dichiarato – e vi sono diversi testimoni che lo confermano – di essere stato ammanettato, immobilizzato e pestato ripetutamente con calci, pugni e manganellate dal personale di sorveglianza, sabato 31 maggio. Diversi detenuti hanno sottoscritto questa versione dei fatti e potranno testimoniare al magistrato quanto da lui raccontato. L'avvocato Vitale ha già raccolto la denuncia che verrà immediatamente depositata.

Ci auguriamo che, essendo un testimone della morte di Hassan Nejl, sulla quale vi è ancora in corso un'inchiesta, non venga espulso prima di poter parlare pubblicamente di quanto accaduto quella notte. Ci domandiamo anche se questo "trattamento" da lui raccontato non abbia un significato intimidatorio per chi ha testimoniato la presunta omissione di soccorso in merito alla morte di Nejl.

Ci sono stati poi riferiti altri episodi di violenza sul quale stiamo raccogliendo ulteriore documentazione.

Nel Cpt di via Mazzarello c'è anche un cittadino palestinese (richiedente asilo politico, tra l'altro), che, essendo apolide, dunque senza uno stato verso il quale poter essere espulso, per la terza volta trascorre 60 giorni nel centro di permanenza temporanea.

Ancora, un ragazzo marocchino che è cresciuto con la madre, provvista di regolare permesso di soggiorno, da quando ha 12 anni e ha studiato nelle scuole italiane. Ma oggi, a 19 anni, ha perso il permesso di soggiorno, è finito al Cpt, nonostante la sua famiglia viva regolarmente in Italia…

Tutte queste situazioni – concludono Agnoletto e Deambrogio – meritano quanto meno di essere verificate e indagate seriamente dalle autorità competenti: non è concepibile che chi denuncia di aver subito una violenza venga allontanato dal nostro Paese. La giustizia dovrebbe essere garantita a tutti». Sia Agnoletto che Deambrogio hanno infine annunciato l'intenzione di presentare interrogazioni, rispettivamente al Parlamento Europeo e in Regione, sulle testimonianze raccolte oggi nel Cpt torinese.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

La ringrazio per intiresnuyu iformatsiyu

Anonimo ha detto...

molto intiresno, grazie

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