lunedì 23 giugno 2008

Tribuna Congressuale - 7

PER UN CONGRESSO ALL’INSEGNA DELL’UNITA’

Questa fase precongressuale è caratterizzata da una evidente dicotomia tra le declamazioni ispirate all’unità ed alla non dissoluzione del Partito e da un frontismo, spesso personalistico, che mortifica il dibattito sul che fare ed apre prospettive incerte sulla tenuta del Partito per il periodo post congressuale.
Certo, non si può che prendere atto delle decisioni assunte dalla Direzione Nazionale all’indomani della catastrofe storica del 13 e 14 Aprile, sull’organizzazione del Congresso, ma sono convinto che la “conta” si poteva evitare, con una maggiore assunzione di responsabilità da parte dei componenti la Direzione, per arrivare ad una sola mozione, emendabile a tesi.

Infatti, il dibattito in corso, e la lettura delle mozioni, dimostrano una convergenza di riferimenti, sui principali elementi di analisi:

-le cause del disastro elettorale: dalle problematiche di carattere strategico, con la nuova fase della globalizzazione capitalistica, ed i conseguenti processi di disgregazione sociale, a problematiche più “attuali”; a cominciare dall’esito del Congresso di Venezia, con l’errore di valutazione, o l’illusione, di poter incidere nei rapporti di forza nella Società; all’esito negativo della nostra partecipazione al governo Prodi, che ci ha visto soccombere sulle principali questioni, dalla Legge 30, all’accordo sul welfare, alle promesse mancate su salari e pensioni, ad una nuova legge sull’immigrazione. Ma la delusione è anche arrivata sul fronte del movimento: sia nell’ambito della Pace, con l’aumento vertiginoso delle spese militari, con la subalternità alla Nato ( base di Vicenza, scudo stellare); che nella mancata istituzione della Commissione di Inchiesta per i fatti di Genova del luglio 2001; che nella conferma della realizzazione della TAV in Val di Susa; che sulla questione dei Diritti civili, senza l’approvazione di una Legge, almeno pari al livello medio degli standards europei, sulle coppie di fatto; e si potrebbe continuare..
E poi, nel periodo elettorale dalla sindrome del “voto utile”; all’operazione della Sinistra Arcobaleno, costruita senza un’anima di riferimento sociale, e di stampo verticistico;

-l’esigenza di ripartire da Rifondazione: dopo la disfatta elettorale, la rabbia, il disincanto, e l’elaborazione della sconfitta, è evidente la necessità di ricominciare da Rifondazione Comunista costruendo/riannodando i fili dei soggetti antagonisti nel nome di un processo di unità a sinistra, evitando ogni deriva politicista e di autoreferenzialità.

Si potrà osservare che il rilievo sui limiti del Congresso organizzato per mozioni è ormai superato dai fatti, ma ritengo importante mettere a nudo il disagio delle tante compagne e compagni, che pur partecipando ad un buon livello di dibattito, hanno mostrato insofferenza verso la piega organizzativa intrapresa dalla dirigenza nazionale: ora è importante declinare tale disagio in un confronto ampio che sappia coniugare le differenze di posizione con la tensione all’unità nel Partito, specie dopo la fase congressuale.

Idealmente vorrei ripartire dal senso della grande manifestazione del 20 Ottobre scorso a Roma: lì, abbiamo espresso la nostra forte critica ad un percorso che si stava rilevando asfittico e politicista, disperdendo i legami con i nostri referenti sociali; la critica era anche rivolta alla gestione del Partito, con il distacco tra centro e periferia, e all’esigenza di una nuova messa a tema della democrazia partecipativa alle decisioni. Allo stesso tempo quella grande onda partecipativa ha evidenziato una forte richiesta di unità della sinistra anticapitalista. Quello spirito di Roma è altresì necessario ed urgente oggi, per elaborare piattaforme di rivendicazione contro il governo Berlusconi, da mettere immediatamente in atto dopo il Congresso.

Ora è opportuno prendere atto che ci troviamo di fronte ad una fase nella quale occorre scegliere. Ho letto con attenzione le posizioni dei compagni che si sono già espressi, anche di coloro che non voteranno alcuna mozione. Capisco l’arrabbiatura ed il disagio di chi non vuole partecipare alla conta, ma non condivido la scelta in quanto l’analisi della sconfitta, letta esclusivamente in relazione al mutamento di fase della società capitalista (analisi che è ineludibile ma richiede tempi ed approcci diversi e più lunghi, e che, peraltro, è tratteggiata nelle mozioni), nasconderebbe il nodo di una profonda riflessione al nostro interno sugli errori commessi in questi due anni, con il rischio di una loro riedizione.

Personalmente, dopo la lettura delle cinque mozioni ed in merito agli atteggiamenti dimostrati sulla declamata unità del Partito da parte dei dirigenti nazionali, ho scelto di votare la mozione 1 “Rifondazione Comunista in movimento”, in quanto:
-i proponenti hanno dichiarato la volontà, dal giorno successivo alle elezioni, di lavorare all’ipotesi di un unico documento a Tesi, con una gestione unitaria del Partito;
-i primi firmatari hanno pubblicamente ammesso gli errori compiuti in questi due anni, aprendo ogni ipotesi di confronto e di azione, in conseguenza di quanto ammesso, sulla reggenza futura del Partito;
-la mozione elabora una sintesi tra l’esigenza di non disperdere il patrimonio, l’identità di Rifondazione Comunista, e l’orgoglio delle nostre discriminanti di sempre, con la necessità di una ricomposizione a sinistra, senza scorciatoie di stampo politicista, ma aprendo un confronto ampio, anche ad altre culture, realtà ed organizzazioni non partitiche, con la consapevolezza che Rifondazione Comunista, da sola , non può bastare per riannodare i legami con i soggetti del conflitto.

Auspico che a livello locale il confronto sia serrato sui contenuti, ma che la tensione all’unità sia anzitutto dimostrata da noi: pertanto, tenuto conto delle molteplici prese di posizione per l’astensione al Congresso, sono d’accordo con la proposta di assegnare una rappresentanza, nell’ambito dei nostri organismi, alle compagne e compagni che non si esprimeranno con il voto alle mozioni.

Valdieri lì 21.06.2008

Ivan Di Giambattista




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