mercoledì 11 giugno 2008

Tribuna Congressuale - 4

TRIBUNA CONGRESSUALE


Le ragioni della mia scelta!

Care compagne e cari compagni,

dopo una lunga riflessione e non senza un certo travaglio personale ho deciso di non optare per nessuna delle mozioni presentate al settimo congresso del partito. Scrivo queste poche righe perché reputo opportuno chiarire questa mia decisione di fronte ai tanti compagni con cui ho condiviso tante lotte.

Le ragioni prettamente politiche che mi spingono a non scegliere nessuna delle mozioni sono riportate nel documento che vi allego e che insieme ad alcuni compagni della mia federazione abbiamo deciso di sottoporre alla discussione. Voglio soltanto aggiungere qualche riflessione che spero possiate comprendere anche se probabilmente non condividerete. In primo luogo credo che si stia ancor oggi sottovalutando la portata del disastro elettorale e che la discussione non affronti le ragioni della sconfitta. Le proposte in campo mi paiono del tutto superficiali e prive di senso, dal momento che investono soltanto le forme organizzative e gli aspetti formali senza toccare la sostanza dei problemi che ci troviamo di fronte. Chi propone l’unità dei comunisti come panacea di tutti i mali o chi l’unità della sinistra federata o costituente, non spiega il perché di simili scelte e soprattutto il “per fare che cosa”. A mio avviso, la complessità dei problemi sul tappeto è tale da non potersi limitare a una simile discussione e, soprattutto non può passare per un ulteriore divisione al nostro interno. Infatti, e qui vengo al secondo dei motivi, se il risultato elettorale ha fortemente compromesso la nostra stessa esistenza, lo scontro in atto rischia di porre la parola fine alla nostra comunità politica. Con questo non intendo dire che le divisioni siano il male assoluto e l’unità la via da perseguire a tutti i costi, semplicemente reputo l’intero dibattito drogato dalla sindrome del nemico/amico. Infine penso che le responsabilità di questa situazione siano di noi tutti e che non ce la possiamo cavare riproponendo schemi del tutto superati. Il nostro stesso modo di essere e di rapportarci gli uni agli altri è intrinsecamente viziato da forme gerarchiche, i nostri congressi segnati da rapporti clientelari e le nostre diatribe ristrette a interessi di bottega. Per primi i gruppi dirigenti, anziché fare un bagno di umiltà, hanno pensato bene di ricreare un clima di scontro aggiungendo benzina a una casa in fiamme.

Ciononostante voglio chiarire che il mio non è un disimpegno dal partito, ma anzi un motivo in più per contribuire all’affermazione dei nostri ideali di cui il mondo ha tanto bisogno. Non voglio più essere etichettato come il compagno di questa o quella mozione ma semplicemente essere per tutti voi un compagno con cui spartire davvero il pane quotidiano.

David Valderrama

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