Andando
a Saluzzo nel foro Boario dove ancora sono accampati più di 500 ragazzi in
condizioni che nulla hanno da invidiare le bidonvilles delle città africane
tornano alla mente le splendide parole che pronunciò Piero Calamandrei il 26
gennaio 1955 ai giovani milanesi sulla Costituzione
Repubblicana:
“Se voi volete andare in pellegrinaggio nel
luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i
partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono
impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione”.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione”.
Bene
la Costituzione Repubblicana è carta straccia al foro Boario di Saluzzo, almeno
nei suoi articoli fondamentali, senza attendere che un Parlamento di nominati vi
ci metta mano per stravolgerla definitivamente.
Nell’Articolo
2 la Costituzione della Repubblica Italiana recita testualmente “La Repubblica riconosce e garantisce i
diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove
si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili
di solidarietà politica, economica e sociale.
Per
non parlare dell’Articolo 3
“Tutti
i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza
distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche,
di condizioni personali e sociali.
È
compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale,
che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il
pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i
lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del
Paese.”
Al Foro
Boario di Saluzzo questi principi fondamentali del nostro ordinamento
democratico semplicemente sono sospesi: è un mondo a parte, anche fisicamente,
dove centinaia di esseri umani vivono in condizioni precarie, approvvigionandosi
d’acqua da un unico rubinetto, dormendo in baracche di fortuna, tollerati finché
“non danno fastidio”
Un
mondo dove la dignità e la solidarietà di queste persone fa si che il poco che
si porta a casa venga condiviso tra tutti. Dove la solidarietà militante di
pochi con i fatti, con i piccoli gesti colma un vuoto enorme. Il vuoto delle
cosiddette istituzioni, locali, regionali, nazionali, protezioni civili varie
tutte o quasi svanite nel nulla. Ogni anno si ripropone e si riproporrà la
stessa situazione. Si poteva fare diversamente? Certo: la proposta di un campo
autogestito non da pericolosi facinorosi ma associazioni di volontariato quali
Caritas, Emmaus, Papa Giovanni XXIII c’è stato, le istituzioni non lo hanno
ritenuto accettabile. In più suddividere i ragazzi tra il campo di fortuna ed i
containers della Coldiretti è una risposta parziale che crea ulteriori
divisioni, ulteriori guerre tra poveri. Forse pratiche vecchie come il movimento
operaio quali autogestione ed autorganizzazione
spaventano.
Pensiamo
che al di là delle polemiche, delle campagne elettorali fascio-leghiste, dei
facili proclami di chi magari in loco non si è mai fatto vedere, sia
inconcepibile una situazione di degrado come quella del Foro Boario di Saluzzo,
Provincia di Cuneo, Italia, anno 2013. Che tira in ballo tutti noi, tutti i
cittadini di questa Repubblica che non accettano di girare la faccia dall’altra
parte.
Molto
si è discusso della manifestazione spontanea organizzata dai ragazzi del campo
in seguito al chiusura del rubinetto abusivo dell’acqua: il fatto è che
bisognerebbe andare al nocciolo del problema, per questo pensiamo che la nostra
carta fondante della nostra povera Repubblica sia morta a Saluzzo.
Fabio Panero
segretario provinciale Rifondazione Comunista
Cuneo
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