sabato 17 agosto 2013

Al foro Boario di Saluzzo la Costituzione Repubblicana è già morta.


Andando a Saluzzo nel foro Boario dove ancora sono accampati più di 500 ragazzi in condizioni che nulla hanno da invidiare le bidonvilles delle città africane tornano alla mente le splendide parole che pronunciò Piero Calamandrei il 26 gennaio 1955 ai giovani milanesi sulla Costituzione Repubblicana:
Se voi volete andare in pellegrinaggio nel luogo dove è nata la nostra Costituzione, andate nelle montagne dove caddero i partigiani, nelle carceri dove furono imprigionati, nei campi dove furono impiccati.
Dovunque è morto un Italiano per riscattare la libertà e la dignità della nazione, andate là, o giovani, col pensiero, perché là è nata la nostra costituzione
”.
Bene la Costituzione Repubblicana è carta straccia al foro Boario di Saluzzo, almeno nei suoi articoli fondamentali, senza attendere che un Parlamento di nominati vi ci metta mano per stravolgerla definitivamente.

Nell’Articolo 2 la Costituzione della Repubblica Italiana recita testualmente “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale.
Per non parlare dell’Articolo 3Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.
Al Foro Boario di Saluzzo questi principi fondamentali del nostro ordinamento democratico semplicemente sono sospesi: è un mondo a parte, anche fisicamente, dove centinaia di esseri umani vivono in condizioni precarie, approvvigionandosi d’acqua da un unico rubinetto, dormendo in baracche di fortuna, tollerati finché “non danno fastidio”
Un mondo dove la dignità e la solidarietà di queste persone fa si che il poco che si porta a casa venga condiviso tra tutti. Dove la solidarietà militante di pochi con i fatti, con i piccoli gesti colma un vuoto enorme. Il vuoto delle cosiddette istituzioni, locali, regionali, nazionali, protezioni civili varie tutte o quasi svanite nel nulla. Ogni anno si ripropone e si riproporrà la stessa situazione. Si poteva fare diversamente? Certo: la proposta di un campo autogestito non da pericolosi facinorosi ma associazioni di volontariato quali Caritas, Emmaus, Papa Giovanni XXIII c’è stato, le istituzioni non lo hanno ritenuto accettabile. In più suddividere i ragazzi tra il campo di fortuna ed i containers della Coldiretti è una risposta parziale che crea ulteriori divisioni, ulteriori guerre tra poveri. Forse pratiche vecchie come il movimento operaio quali autogestione ed autorganizzazione spaventano.
Pensiamo che al di là delle polemiche, delle campagne elettorali fascio-leghiste, dei facili proclami di chi magari in loco non si è mai fatto vedere, sia inconcepibile una situazione di degrado come quella del Foro Boario di Saluzzo, Provincia di Cuneo, Italia, anno 2013. Che tira in ballo tutti noi, tutti i cittadini di questa Repubblica che non accettano di girare la faccia dall’altra parte.
Molto si è discusso della manifestazione spontanea organizzata dai ragazzi del campo in seguito al chiusura del rubinetto abusivo dell’acqua: il fatto è che bisognerebbe andare al nocciolo del problema, per questo pensiamo che la nostra carta fondante della nostra povera Repubblica sia morta a Saluzzo.
Fabio Panero
segretario provinciale Rifondazione Comunista Cuneo

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