venerdì 2 settembre 2011

Indignati monregalesi


C'è Sara che fa l’infermiera ed è arrabbiata perché negli ospedali si accorpano reparti e si tagliano posti letto. C'è la mamma di una bambina disabile, Isabella, che con il megafono in mano spiega i sacrifici che dovrà fare per comprare i medicinali che il servizio sanitario non le darà più gratuitamente. C'è RosaMaria, insegnante in una scuola materna, che dice di sentirsi nel mezzo di “una guerra senza bombe in cui non so come difendermi”.




Alla luce dei lampioni, nel Parco Europa di Mondovì, a 30 km da Cuneo, gli “Indignati monregalesi” si sono ritrovati lunedì sera per capire chi sono e come far sentire le loro voci. Ognuno di loro, una sessantina tra studenti, famiglie e coppie di anziani, aggiunge un tassello al lungo elenco di quei beni comuni di cui dicono di sentirsi derubati: il diritto al lavoro, allo studio, la sanità pubblica, il paesaggio…

“Sarà proprio sul tema dei beni comuni che si giocheranno le prossime elezioni” – è convito Ugo Sturlese, tra i fondatori del gruppo politico-culturale “Esuli in Patria” di Cuneo. “Movimenti diffusi, popolari, come questo – dice – possono aiutarci nel ricostruire un mondo antagonista che contrasti un modello di gestione, come si è visto per l’acqua, che punta al trasferimento dal pubblico al privato. C’è il pericolo di uno sfascio generale del Paese contro cui dobbiamo organizzarci”. Chi si è già organizzato però non sempre ha vita facile. è il caso, proprio a Mondovì, del Gruppo di acquisto popolare di Rifondazione comunista, come spiega il segretario provinciale Fabio Panero. “Questa è l’unica città italiana dove, con una delibera, l’Amministrazione comunale ci ha negato uno spazio pubblico per distribuire pane, pasta e riso. Non ho visto questa mobilitazione, da parte di chi ricopre incarichi pubblici, in situazioni come quella del pastificio Monte Regale, dove da mesi ai lavoratori non viene pagato lo stipendio”.

Ma non sono solo Comune, partiti, Governo, BCE e WTO a finire nel mirino degli “indignados” monregalesi. La loro è anche una critica, quasi antropologica, alla società tutta. “Non ci serve una manovra ma un diverso modo di essere, non più schiavizzati” dice la maestra RosaMaria mentre Roberta, che fa l’assistente sociale in un reparto psichiatrico, evoca Hessel: “La gente deve tornare ad essere capace di arrabbiarsi. Indignarsi significa non abbassare la testa e subire”.

Il pamphlet del partigiano francese riecheggiano in quelle del gruppo monregalese che guarda settembre quando, da martedì 6 a giovedì 8, anche Cuneo vivrà la sua piccola Plaza del Sol. Nel frattempo Alessio, 23 anni, uno degli organizzatori della serata, cita Gramsci e invita tutti a prepararsi per l’autunno di protesta. La stessa ansia che Gabriele, del presidio “Gelsomina Verde” di Libera, spera tolga il sonno a quanti sono seduti lì sull’erba: “Mi piacerebbe che ognuno tornasse a casa e non dormisse tranquillo. Ma si svegliasse con la voglia di fare qualcosa, anche domani”.

Anna Cattaneo (@annacatta on Twitter)  
(foto Michele Gatti)

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