lunedì 18 ottobre 2010

CIAO GIANNI!

E’ morto Gianni Abbadessa.
(I funerali si terranno martedì 19 ottobre con partenza alle 14.15 dall'ospedale di Savilgiano)

Nella notte tra sabato e domenica è scomparso Gianni Abbadessa.
Da anni lottava coraggiosamente contro un tumore che lo aveva costretto ad interventi operatori, cicli di chemioterapia, in un alternarsi di fasi positive e negative.
Gianni nasce nel 1956 a Torraca, in provincia di Salerno.
Arriva, bambino, a Savigliano, dove il padre lavora in fabbrica, uno dei tanti meridionali che, tra mille difficoltà al nord trovano quel lavoro che manca nelle loro terre e che tanto contribuiscono agli anni della crescita economica e sociale del nostro paese.
Vive nella parte vecchia della città, in un appartamento modesto.
Studia, dopo le medie, per tre anni in una scuola professionale.
E’ elettricista e dopo qualche piccolo lavoro, si impiega presso l’ospedale di Savigliano, dove lavorerà sino alla scomparsa.
Gli anni della sua gioventù sono di forte partecipazione politica, di speranze, di discussioni, di tentativi organizzativi che producono gruppi politici e spinte sindacali e sociali (scuole, fabbriche, quartieri). Si intrecciano le tensioni internazionali, un nuovo e diverso antifascismo, la convinzione che la classe operaia sia centrale e debba avere altro ruolo, in fabbrica e fuori, che la condizione della donna debba uscire dalla soggezione secolare, che la scuola debba essere di tutti e tutte ed offrire una diversa cultura critica.
Per questi motivi, Gianni è nel gruppo di Lotta Continua di Savigliano, poi, quando questa scompare, si avvicina a Democrazia Proletaria, “il piccolo partito dalle grandi idee”, ultima formazione della nuova sinistra, che in provincia tiene un minimo di presenza e di coordinamento ed attività su pace (no ai missili e al riarmo), ambiente (il nucleare), lavoro (la democrazia sindacale, il no all’accordo FIAT), democrazia (non era e non è “troppa”, ma insufficiente e sempre a rischio), cultura (il tentativo di un marxismo non dogmatico).
In questi anni lo conosco. Mi telefona per partecipare ad una manifestazione nazionale.
A Savigliano non abbiamo un gruppo o presenza politica. Qualche sporadico volantinaggio e (tentativo di) comizietto nelle campagne elettorali.
La presenza politica manca anche quando si forma, con altra dimensione e potenzialità, Rifondazione comunista (1991). A Savigliano teniamo una assemblea molto partecipata, nei primi mesi. Libertini non sta bene e partecipa Vendola, allora poco più che trentenne. Per anni, però, non si riesce a strutturare un gruppo, ad avere attività continuativa.
Poi, quasi per miracolo, a fine anni ’90, si rompe il maleficio. Gianni, Massimo, David, Cinzia e poi Paolo, Alberto e altri/e. I primi incontri, poi iniziative pubbliche. Il circolo (Salvador Allende) si struttura, si apre una sede (inaugurata dal consigliere regionale Mario Contu, anch’egli prematuramente scomparso a poco più di 50 anni).
Nel 2004, una assemblea con Bertinotti vede un cinema strapieno. Le elezioni comunali vanno bene. Vince il centro- sinistra, eleggiamo un consigliere (Alberto), abbiamo (caso quasi unico in provincia) un assessore. Gianni è il secondo per numero di preferenze ed accompagna la candidatura al comune con quella per la provincia, dove pure, inaspettatamente, otteniamo un consigliere.
Dal 2006 le difficoltà politiche e personali. L’opposizione alla presenza di Rifondazione nel governo Prodi si lega alla critica al comportamento nella giunta comunale. Rifondazione vive una delle tante scissioni, quella del Partito comunista dei lavoratori (Ferrando), nel maggio 2006.
Il voto sulla guerra in Afghanistan (luglio), la finanziaria che dovrebbe redistribuire il reddito, “far piangere i ricchi”, la non attuazione del programma concordato creano delusioni, incomprensioni.
C’è di tenta un lavoro per linee interne, nella certezza che i “nodi verranno al pettine”, c’è chi rompe e tenta la costruzione di altre case.
Quella piccola comunità che era stata una Rifondazione messa in piedi con grande fatica, si frantuma in cento pezzi.
Gianni, Massimo e altri saviglianesi aderiscono al PCL. Gianni, nel 2009, è candidato sindaco, ovviamente per presenza politica e possibilità di elezione.
Dal 2006 la malattia, affrontata con coraggio, quasi volendola negare, uno dei tanti atteggiamenti che il carattere e la concezione della vita e della morte producono.
Lo vedo per l’ultima volta ad una manifestazione sindacale della CGIL, sindacato in cui ha sempre continuato a militare, nonostante dissensi (le minoranze interne), arrabbiature, contrasti.
Alla domanda: “Come stai” la risposta è brevissima e sembra considerare il male come cosa naturale e comunque secondaria.
Lunedì mattina la telefonata di Massimo, quasi a confermare un timore che avevamo sentito pochi giorni fa, al funerale di Giampaolo Valt, quando nessuno aveva osato chiedere: “come sta Gianni?”.
Lascia la moglie e due figlie. Ci si rende conto (almeno io mi rendo conto), come spesso il comune impegno politico- sindacale- sociale offra una conoscenza incompleta. Si conosce di altre persone l’attività, si discutono idee e comportamenti, ma la vita, il passato, la famiglia rimangono spesso sconosciuti o comunque vengono messi in secondo piano.
La morte- che accompagna noi tutti e tutte- ci obbliga a fare i conti anche con questo.
Ciao Gianni.
Sergio Dalmasso.

1 commento:

giulia&anni ha detto...

Siamo Annalisa e Giulia,le due figlie adorate da Gianni.Le sue "bamboline",come a lui piaceva chiamarci.Siamo orgogliose di nostro padre e queste parole non possono che fare onore alla sua memoria.GRAZIE!

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