lunedì 16 aprile 2007

C'è una sola guerra da fare. E' quella contro il lavoro che uccide.


PARTITO della RIFONDAZIONE COMUNISTA
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COMUNICATO STAMPA

C'è una sola guerra da fare. E' quella contro il lavoro che uccide.

Ieri sono morti altri due operai. Uno di 53 anni, traslocatore, a Messina, precipitato da un montacarichi; l'altro è un ragazzo sardo di 33 anni, che lavorava per una ditta dell'appalto nello stabilimento petrolchimico della Saras a Sarroch, vicino a Cagliari. E' stato colpito da un tubo d'acciaio sulla testa. Di loro conosciamo nomi e cognomi (Santo Cacciola e Felice Schirru), età e poco altro. I canali della grande informazione in questi casi sono un po' ostruiti. Si sciolgono in occasione di notizie più spettacolari, clamorose, come vallettopoli, o il congresso dell'Udc.
Ieri è intervenuto anche Giorgio Napolitano per denunciare la gravità della situazione. Ha sollecitato il governo a prendere qualche iniziativa. E alcuni grandi giornali ("Repubblica", la "Stampa") hanno finalmente iniziato a portare in prima pagina le notizie sugli omicidi bianchi. Magari è il segno che l'opinione pubblica, almeno un pochino, sarà toccata da questo problema. I numeri dicono che la strage sul lavoro fa vittime ogni giorno: ci sono più morti sul lavoro, in Italia, in un anno, che negli Stati Uniti - nello stesso periodo - per le guerre in Iraq e Afghanistan. Tra i delitti che avvengono nel nostro paese (mafiosi, di microcriminalità, familiari, di invidia, di amore) di gran lungo la categoria più numerosa è quella degli omicidi sul lavoro. In tutto gli omicidi in Italia sono circa 1750 all'anno. Di questi 1000 sul lavoro, circa 250 in famiglia, al terzo posto i delitti di mafia e camorra, un centinaio. Chissà perché se i principali killer sono i capitalisti, i mariti e i mafiosi, poi si continuano a organizzare manifestazioni (per esempio a Milano) contro la microcriminalità, di gran lunga il meno pericoloso dei fenomeni illegali.
Noi di Rifondazione Comunista pensiamo che bisogna mobilitarci per fare in modo che la questione della sicurezza sul lavoro diventi il problema numero uno nell'agenda politica: guerra al lavoro che uccide. E' l'unica guerra che vale la pena combattere.

Fabio Panero
Segretario provinciale Rifondazione Comunista

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