giovedì 10 luglio 2008

Intervento di Fabio Panero al Congresso provinciale del PRC del 5 luglio 2008


Quello che si apre qui oggi è il congresso più difficile per il nostro Partito.

Nonostante l’impegno militante e spassionato di tante compagne e compagni, la sconfitta della Sinistra Arcobaleno è di dimensioni catastrofiche, un vero e proprio tracollo, una sconfitta storica. Con tre milioni di voti persi in soli due anni, la Sinistra Arcobaleno scende al 3% e non elegge nessun parlamentare. Senza dimenticare la vittoria ampia del centro-destra e la crescita di una forza razzista e xenofoba come la Lega. Durante i primi settanta giorni del governo Berlusconi vorrei ricordare l’assassinio di Verona e lo sdoganamento delle forze neofasciste e neonaziste (anche da parte delle più alte cariche dello stato), le aggressioni a omosessuali e transessuali, i pogrom a Ponticelli contro i Rom, il moltiplicarsi delle ronde (giustizia fai da te) la sbandierata presenza dell’esercito nelle strade per riportare l’ordine, le impronte digitali per i bambini ROM fino ad arrivare al vero capolavoro sulla sicurezza: IL DECRETO "SALVA PREMIER": 100 mila processi bloccati di “minor allarme sociale” (corruzione, estorsione, rapine, stupri, bancarotta, usura, omicidi colposi per colpa medica o per violazione del codice della strada, associazioni a delinquere) per mettere al riparo le più alte cariche dello stato.

Si stanno rimettendo in discussione libertà democratiche che sembravano intangibili.

Rifondazione Comunista, la forza politica che più di altri ha creduto nel progetto della Sinistra Arcobaleno, ne esce distrutta, e lo spettacolo pietoso offerto da alcuni pseudo-dirigenti non migliora il quadro.

Il Partito Democratico, evoluzione moderata del vecchio Ulivo, esce anch’esso sconfitto dal voto: perde il governo del Paese e consegna alla destra neofascista persino la città di Roma. Lo spostamento a destra nel “senso comune” del paese e anche del popolo di sinistra non è solo il risultato di una forte capacità di penetrazione mediatica e culturale della destra, ma è anche conseguenza dell’involuzione politica del Pd (e dello stesso centro-sinistra), che non solo ha contribuito a rendere sempre meno evidenti le differenze politiche sostanziali dal centrodestra, ma ha anche finito con il favorire la penetrazione delle ideologie di destra all’interno dello stesso popolo della sinistra. Paradigmatica, da questo punto di vista, è stata sia l’avanzata della Lega al nord che la vittoria di An a Roma, dove la profonda delusione popolare per le politiche economiche e sociali del centro-sinistra, coniugata all’evoluzione securitaria del Pd (anche a Cuneo c’è cascato votando l’Ordine del Giorno della Lega), ha favorito il passaggio di una parte consistente di elettorato popolare alla destra.
La Sinistra Arcobaleno non è stata un incidente di percorso, un errore tattico né una parentesi che si possa chiudere così facilmente: è stata la conclusione di un lungo processo di diluizione dell’autonomia del Prc e dei suoi connotati comunisti, anticapitalisti e di classe.

In provincia di Cuneo la Sinistra Arcobaleno raccoglie al Senato un misero 2,12% pari a 7059 voti, alla Camera il 2,19% con 7889 voti (solo Rifondazione Comunista due anni fa era al 5% al Senato, con Circoli territoriali nelle principali città ed oltre 300 iscritti, un piccolo Partito che funzionava)

Alla Camera Rifondazione Comunista partiva dal 4,02% pari a 14980 voti.

Un tracollo catastrofico, aggravato qui dalla perdita di tanti magnifici Compagni: prima con Ferrando poi con Sinistra Critica, perdite dolorose perché la nostra unica ricchezza è la militanza, scissioni dovute sempre e comunque a scelte nazionali che ci sono cadute sulla testa. Ancora peggio coloro che se ne sono tornati a casa, delusi, sconfitti.

Necessario bilancio politico, guai a far finta che non sia successo nulla!

Dal mio punto di vista la causa principale del tracollo del nostro Partito risiede con ogni evidenza nella linea della partecipazione al governo, decisa al Congresso di Venezia con il 59% di voti contro il 41%. In quel congresso si respinsero tutte le proposte di gestione unitaria del partito, anche quelle che vennero avanzate da esponenti della maggioranza e si mise l’ampia minoranza del Prc fuori dalla segreteria nazionale e dalla gestione del partito. E’ assolutamente inevitabile, quindi, una seria riflessione autocritica sulla gestione del Partito a livello nazionale: vorrei con un pizzico d’orgoglio portare ad esempio la nostra Federazione, dove, unica in Italia, vinse l’allora quarto documento, ma la gestione fu assolutamente unitaria, fin dall’elezione della segretaria provinciale. . Solo quei comunisti che sanno ripensare se stessi autocriticamente sono in grado di guardare al futuro.

La scelta di partecipazione al governo con Ministri e sottosegretari , motivata con la tesi della permeabilità del centro-sinistra ai movimenti, ha deluso tutte le aspettative di cambiamento e di giustizia sociale. Un governo che, con la nostra partecipazione , ha tradito i lavoratori, i precari e i pensionati: invece che aumentare i salari e le pensioni e ridurre la povertà e l’insicurezza sociale crescente, ha favorito, sotto i dettami di Confindustria e del Fondo Monetario Internazionale, solo le grandi imprese, banche e assicurazioni. Ha eliminato il cuneo fiscale, regalando miliardi di euro alle imprese, e ha prodotto un accordo concertativo su pensioni e welfare, sdoganando la legge 30 senza abrogarla e aumentando ulteriormente l’età pensionabile senza abolire lo scalone Maroni, come promesso in campagna elettorale. Un governo che, con la nostra partecipazione e corresponsabilità, ha tradito gli immigrati introducendo nuove vessazioni securitarie, senza abrogare la legge Bossi-Fini e senza dare il diritto di voto. E’ venuto meno agli impegni elettorali sui diritti civili non riuscendo neanche ad approvare una legge sulle coppie di fatto, per la subalternità alle pressioni del Vaticano. Ha deluso il movimento per la pace, aumentando vertiginosamente le spese militari, proseguendo la missione di guerra italiana in Afghanistan, acconsentendo alla installazione dello scudo stellare di Bush, alla base americana di Vicenza e all’indipendenza del Kosovo, in obbedienza agli ordini della Nato e dell’imperialismo americano. Per parlare solo delle questioni principali, senza voler dire niente della Tav in Val di Susa, (tornata oggi alla ribalta, purtroppo!) della vicenda dei rifiuti in Campania, dei provvedimenti securitari del centro-sinistra a Bologna, Firenze ed altre città.

La profonda delusione e il crollo di fiducia, che si erano avvertiti sin dai primi provvedimenti del governo, ha prodotto l’attuale vittoria della destra ed ha colpito soprattutto le forze di sinistra e in particolare Rifondazione Comunista.

I segnali di rottura con il nostro elettorato e con i movimenti erano chiari da tempo. Già le elezioni amministrative di un anno fa avevano visto la perdita secca di due terzi del nostro elettorato rispetto al 2006 (a Cuneo città passammo, dopo una campagna elettorale condotta in maniera incredibile e la vittoria al primo turno di Valmaggia, caso assai raro nel nord italia) dal 4,9% delle politiche al 3,2& delle amministrative, pur avendo in città una certa presenza), così come la riuscita manifestazione contro Bush autoconvocata dai movimenti e il contemporaneo fallimento di Piazza del Popolo erano il chiaro segnale di una rottura profonda con i movimenti. Per non parlare dell’accoglienza a Mirafiori.

La decisione di presentare il simbolo della Sinistra Arcobaleno è stata presa cancellando del tutto la partecipazione degli iscritti, dei circoli e delle federazioni, con una logica giunta persino a interrompere e rinviare il congresso già avviato, congresso che andava svolto molto prima, così come chiese il Comitato Politico di questa federazione.

Cosa fare: alcune proposte.

Innanzitutto è necessario guardare in faccia la realtà, anche se essa è molto brutta, altrimenti le soluzioni sono peggio del male. La sconfitta è pesantissima. C’è grande sconforto, paura, rabbia. Se non c’è una rottura di continuità, se non c’è un progetto nuovo, motivante, di rilancio dell’impresa che cominciammo 18 anni fa il rischio di auto-dissolversi è grosso. Le nubi che si stagliano all’orizzonte dovute allo scontro fortissimo in atto nel ex-gruppo dirigente (Ferrero-Vendola) non presuppone nulla di buono. Alle Compagne ed ai Compagni che si prenderanno delle piccole e grandi responsabilità a livello locale occorreranno nervi saldi e tanta pazienza.

Per me è inaccettabile la falsa dicotomia secondo la quale rimettere in piedi Rifondazione Comunista equivale ad essere settari-identitari-nostalgici, forse sono anche “drogato” dal fatto che per me Rifondazione non è solo passione politica, non è solo il piatto in cui mangio ma rappresenta la mia vita degli ultimi 14 anni, un’esperienza totalizzante, le mie migliori speranze di costruttore, la mia comunità, insomma tutto quello che ho. Ogni Compagno perso, ogni compagno che gira la faccia dall’altra parte, ogni tentativo di distruggere questa splendida esperienza forse lo vivo come qualcosa che và al di là della semplice organizzazione partitica.

Come non vedere a questo riguardo che all'origine della disfatta elettorale figura non solo il fallimentare bilancio della partecipazione al governo ma, al pari e più ancora di esso, il suo coincidere con la fase di maggiore disarticolazione del partito, proprio in un momento in cui la funzione delle sue strutture sarebbe stata essenziale per assicurare quella comunicazione con una base disorientata e sovente abbandonata a se stessa?

Ritengo invece che più Rifondazione vuol dire più Sinistra: noi dobbiamo rapportarci con tutti a livello locale, non solo con i partiti ma con la sinistra diffusa, associazioni, gruppi, cittadini, come abbiamo sempre fatto!

I pochi Compagni che hanno partecipato ai nostri congressi di Circolo mi sembra che per la stragrande maggioranza abbiano dato questa indicazione!

Non è contraddittoria la presenza di Rifondazione e il rafforzamento della Sinistra:

rimettere in piedi i Circoli nelle città (aperti, luoghi di confronto collettivo), che ora non reggono più, ricontattare ciò che avevamo sui luoghi di lavoro, rimettere in piedi le feste. Tre anni fa nessuno di noi tanto meno il sottoscritto avrebbe pensato di ritrovarsi così mal ridotti: ma ora bisogna ripartire, il tempo del piangersi addosso è finito, ALZIAMO LA TESTA COMPAGNI: ce lo impone la dura realtà nella quale viviamo, forse il peggior governo dell’Europa. Siamo minoritari ma se oggi, parafrasando un Compagno che ammiro molto, posso alzarmi in piedi come i Contadini di Di Vittorio senza togliermi il cappello per dire ciò che penso lo devo e lo dobbiamo alle Comuniste ed ai Comunisti che in questo paese hanno lottato per anni in situazioni molto più drammatiche di oggi dove la sconfitta non era perdere il gruppo parlamentare ma perdere la vita: come non ricordarlo in una città medaglia d’oro alla Resistenza?

Le sfide sono pressanti, non c’è tempo da perdere: le provinciali il prossimo anno, le amministrative in molte città della provincia, occorre preservare e rilanciare una voce critica, occorre ricostruire una Sinistra credibile ripartendo, per quel che ci compete, da Rifondazione Comunista: facciamo però cose insieme su questioni pratiche con tutti, partiti, gruppi, associazioni, cittadini. Guai a rinchiudersi nel fortino, guai a diventare testimonianza! Ogni Compagno durante i congressi di Circolo ha potuto esprimersi, la discussione è stata buona articolata, positiva: ora però
TUTTI INSIEME AL LAVORO ED ALLA LOTTA!

EVVIVA RIFONDAZIONE COMUNISTA!

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