sabato 13 dicembre 2008

Addio Rocco, fedele fino in fondo alla tua classe!


Addio Rocco, fedele fino in fondo alla tua classe
di Franco Turigliatto

Rocco Papandrea, protagonista di una lunga stagione di lotta e di battaglie del movimento operaio torinese, dal 1969, quando giovanissimo era entrato alla Fiat di Mirafiori, fino ad oggi, ci la lasciato. E’ stato un quadro esemplare della classe operaia a cui ha dedicato tutte le sue energie e capacità politiche e militanti.
Ci eravamo incontrati per la prima volta in un giorno simbolico: il 3 luglio del 1969. Dopo alcuni mesi di lotte spontanee interne alla Fiat le nuove avanguardie operaie, insieme agli studenti, provarono a organizzare un corteo esterno per coinvolgere la città. La polizia caricò subito davanti alla porta 2 di Mirafiori, ma poco dopo il corteo si ricompose. Mi ritrovai a fare cordone insieme ad alcuni giovani: uno di loro era Rocco, una delle avanguardie della lotta alla Meccanica 2.
Avemmo appena il tempo di presentarci, di dirci chi eravamo, io universitario, lui giovane operaio, figlio di una famiglia del Sud immigrata a Torino, perché, subito dopo, quando il corteo imboccò il grande corso davanti alla palazzina di Mirafiori, Corso Traiano, sullo sfondo si profilò un incredibile schieramento di polizia che aggredì, per la seconda volta, selvaggiamente i manifestanti che trovarono la forza e la volontà di ingaggiare una dura battaglia che si protrasse fino alla notte.
Ritrovai Rocco, qualche settimana dopo, all’assemblea della avanguardie operaie al Palazzetto dello Sport, assemblea in cui predominavano largamente le posizioni estremiste e spontaneiste, ma per noi due fu invece l’occasione di fare una scelta precisa, quella di prendere contatto coi compagni della IV Internazionale, organizzazione a cui aderimmo all’inizio di settembre. Per vie diverse eravamo arrivati alle stesse conclusioni politiche ed organizzative. Una strategia politica che poneva al centro l’autorganizzazione democratica della classe, i consigli di fabbrica, l’unità delle lavoratrici e dei lavoratori contrapposta alle forze e allo stato borghesi, l’internazionalismo come bussola per costruire un nuovo progetto socialista alternativo.
Cominciò così per entrambi una lunga stagione di militanza comune nella IV internazionale e anche una intensa amicizia che ha attraversato quasi 40 anni di battaglie e di lotte politiche e sindacali.
Rocco è stato in prima fila nell’autunno caldo; nel corso della grande ascesa operaia degli anni ’70 acquistò ruolo e credibilità sempre maggiore nel movimento dei lavoratori, alla Fiat e nella FLM torinese Era un operaio che sapeva parlare in modo chiaro a tutti i lavoratori; nello stesso tempo era anche un operaio intellettuale, lesse molto in quegli anni, acquisendo solidi strumenti politici, e la passione a riflettere sulle questioni teoriche e strategiche.
Era caratterizzato da un forte ottimismo che lo portava sempre a valorizzare ogni potenzialità positiva e che gli permetteva di non disperare anche nei momenti più difficili. Spirito che non lo ha abbandonato anche durante la malattia contro cui ha combattuto senza timore con grande coraggio.
Ma Rocco lo voglio ricordare anche in un'altra scadenza centrale della lotta di classe nel nostro paese, uno dei crocevia, la lunga lotta della Fiat nell’autunno del 1980. Siamo alla conclusione della lotta, la drammatica assemblea al cinema Smeraldo del “Consigliane” della Fiat, l’assemblea che riuniva tutti i delegati: sul palco, asserragliati e lontani, i dirigenti sindacali venuti lì per imporre l’accordo di svendita firmato a Roma; in platea il torrente disperato, se pur ancora combattivo, delle avanguardie operaie che non si rassegnavano a una sconfitta subita non sul campo, ma per il cedimento degli apparati burocratici. Alla fine dell’assemblea, Rocco sale sul palco per dare prospettiva alla resistenza, propone al voto le brevi righe che aveva scritto, una mozione che rigetta l’accordo e che venne approvato dalla totalità dei delegati. L’accordo però fu siglato lo stesso dai sindacati e si produsse la sconfitta alla Fiat.
Dopo quella sconfitta Rocco, tra i pochi delegati rimasti in fabbrica, ritesse le file della resistenza e della organizzazione del sindacato. Scomparso il sindacato unitario della FLM, Rocco si impegna a fondo nella Fiom di cui diventa uno dei dirigenti in fabbrica e nella Lega di Mirafiori.
Sul terreno politico alla fine degli anni 80 la LCR, la sezione italiana della Quarta, decide di confluire in Democrazia proletaria. Insieme lavorammo dunque a questa nuova esperienza e nel 1991 partecipammo alla costruzione di Rifondazione. Era politicamente importante che anche i lavoratori potessero esprimersi direttamente nelle assemblee elettive, Rocco era un candidato che aveva tutte le qualità per svolgere questo ruolo; fu grande l’impegno perché fosse candidato per il Parlamento europeo, elezioni dove ottenne un importante risultato e poi perché fosse eletto al Consiglio della Regione Piemonte nel 1995. Per 10 anni ha svolto un lavoro esemplare di opposizione alle giunte del centrodestra, chiamato anche nel momento più difficile per Rifondazione, quella della rottura coi Comunisti italiani, a reggere non solo il gruppo consigliare, ma anche la segreteria politica regionale, compito questo che ha svolto con incredibile pazienza ed abnegazione. Il Piemonte è molto vasto e Rocco ogni sera era in viaggio in qualche provincia per svolgere assemblee, per discutere con compagne e compagni.
Lavorai con lui al gruppo consigliare, un periodo di grande impegno in cui provammo a costruire Rifondazione come forza politica di movimento e di alternativa radicata tra i lavoratori.
Naturalmente nella nostra lunga militanza comune, avevamo avuto anche divergenze, discussioni, momenti di scontro, ma dentro un percorso politico condiviso.
Più complesse e difficili le divergenze che si produssero tra di noi con la svolta di Rifondazione del 2004, la scelta strategica dell’alleanza di governo con il centrosinistra, discussa e confermata dalla maggioranza del partito nel congresso di Venezia. Quel congresso produsse una divisione politica più profonda, pur nel rispetto delle scelte politiche di ciascuno. Rocco che, progressivamente era andato allontanandosi dal riferimento politico della Quarta Internazionale, sostenne la posizione della maggioranza mentre, come è noto, insieme a altre compagne e compagne, il sottoscritto contrastò fortemente quella opzione strategica che ritenevamo profondamente sbagliata. Non a caso da quella battaglia di opposizione nacque Sinistra Critica, prima come corrente interna al partito e poi successivamente come forza politica autonoma.
Queste diverse scelte non ci impedirono però di lavorare insieme nella segreteria regionale di Rifondazione fino alle elezioni politiche della primavera del 2006.
Ma anche dopo quando le strade si erano separate sul piano organizzativo, le scadenze politiche e sindacali del movimento operaio torinese, costituirono sempre per noi momenti di incontro e di scambio di esperienze e di valutazione sui problemi della lotta di classe a cui tenevamo molto.
Perché alla sua classe non solo Rocco ha dato molto, ma è rimasto fedele fino in fondo.

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