mercoledì 10 giugno 2009

Dalla sconfitta rilanciare il conflitto sociale e l’unità della sinistra di alternativa

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di Paolo Ferrero
Le elezioni ci consegnano un panorama decisamente spostato a destra. A Livello europeo assistiamo alla vittoria delle forze conservatrici, ad una pericolosa crescita delle forze razziste e al crollo delle socialdemocrazie. Le forze della sinistra europea tengono con alcuni elementi di crescita ma certo non sfondano. Per adesso la crisi quindi lavora a destra, il disagio sociale si esprime principalmente fuori dalla politica – attraverso il non voto – o dentro una logica di guerra tra i poveri egemonizzata dalla destra .

In Italia assistiamo ad una sconfitta del tentativo berlusconiano di sfondamento costituzionale che ha voluto trasformare le elezioni in referendum sulla sua persona. Il plebiscito non c’è stato. La sconfitta dell’estremismo berlusconiano non si traduce però nella sconfitta delle destre che complessivamente non perdono voti. La tenuta delle destre con la vittoria della sua ala razzista e populista si accompagna ad una redistribuzione di voti nell’ambito delle opposizioni: sconfitta secca del PD, raddoppio dell’Italia dei Valori, raddoppio dell’area di sinistra che però non elegge in quanto divisa in tre. Come la Lega capitalizza a destra, Di Pietro capitalizza a sinistra sulla base di un antiberlusconismo tanto urlato quanto inconsistente sui contenuti economici e sociali.

In questo contesto due sono le urgenze su cui lavorare.
In primo luogo la costruzione di una forte opposizione sociale, politica e culturale non solo a Berlusconi ma alla politica del governo, di confindustria, delle banche e – quando serve – al Vaticano. Occorre rompere la pace sociale che si traduce in disperazione individuale ed in impotenza di fronte alla crisi. Di fronte alla perdita di centinaia di migliaia di posti di lavoro vi è una drammatica assenza di iniziativa politica e sindacale che noi dobbiamo provare a forzare. Occorre ricostruire un sano conflitto sociale per evitare che la crisi continui a produrre unicamente guerre tra i poveri e che la destra estrema continui a rafforzarsi proprio a partire dalla crisi. Su questo è necessario un salto di qualità fortissimo nel lavoro politico del partito che deve essere riorganizzato dalla testa ai piedi nella direzione del lavoro sociale, della costruzione e della generalizzazione del conflitto. Occorre passare decisamente dall’opposizione urlata ma parolaia all’opposizione sociale nel paese, alla mobilitazione contro i contenuti concreti delle politiche governative.

In secondo luogo occorre avviare una iniziativa specificatamente politica sul terreno dell’unità della sinistra. L’unità della sinistra anticapitalista che abbiamo proposto e realizzato solo parzialmente nella consultazione elettorale deve essere rilanciato. Non abbiamo potuto realizzare questo obiettivo nelle elezioni europee perché vi è chi ha preferito il rapporto con gli epigoni di Craxi all’unità della sinistra di alternativa ma non ci dobbiamo dare per vinti. Proponiamo perciò di costruire un polo della sinistra di alternativa, che a partire dal coordinamento delle forze che hanno dato vita alla lista anticapitalista e comunista si ponga l’obiettivo di costruire una rete di relazioni stabili tra tutte le forze politiche, culturali e sociali disponibili a lavorare per l’alternativa. Confronto e lavoro comune tra le forze comuniste e processo di aggregazione della sinistra di alternativa non sono processi alternativi ma due facce della stessa medaglia. Dobbiamo agire con forza questa prospettiva partendo dall’aggregazione a cui abbiamo dato vita alle europee per allargarla. Per costruire un processo di aggregazione della sinistra italiana non subalterna al PD così come abbiamo costruito una sinistra europea non subalterna alle socialdemocrazie.

Non abbiamo raggiunto il risultato che ci prefiggevamo alle europee ma abbiamo rimesso in moto il partito e lo abbiamo ridislocato nell’iniziativa politica. Si tratta ora di valorizzare il lavoro fatto producendo un salto di qualità sia nella costruzione dell’opposizione sociale che nell’iniziativa unitaria a sinistra. Dentro una crisi che stà cambiando tutto è possibile operare per un suo sbocco a sinistra. Questo è il compito dei comunisti oggi.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Cambiare linguaggio !!
Siamo fuori da tutti i posti per una nostra incapacità di comunicare le nostre idee a chi capisce poco. Il livello culturale, paradossalmente ma non troppo, sta scendendo rapidamente e la nostra capacità di catturare, non il suffragio ma l'attenzione è sottoterra. Che fare ???
Cambiare linguaggio e referenti, rivolgerci ai giovani con i giovani, porre un tetto di età al gruppo dirigente, svecchiare le procedure e i simboli.
Dobbiamo diventare un formazione nata dopo il 2000, basta chiamarci compagni, parlare in televisione di resistenza....
Diversamente faremo la fine di Marco Ferrando, comunisti solitari, ma felici.
Se vogliamo essere dalla parte dei deboli, dobbiamo essere accattivanti ai deboli, non con le parole razziste e populiste dei legaioli ma neanche con i virtuosismi lessicali di Bertinotti.
Ripartiamo dal movimento contro la riforma Gelmini, studenti,insegnanti e genitori...
Ragazzi sotto i 30 anni a dirigere il partito..... Su la testa !!!

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