giovedì 23 giugno 2011

Unioni civili anche a Cuneo.

da targatocn:

Unioni civili a Cuneo, Panero lancia l'idea. Il centrodestra: "Amici e nemici della famiglia non devono vivere insieme"

L'assessore Borello ha proposto di portare l'argomento in Commissione per trovare una soluzione condivisa. Pochi sanno, però, che a Cuneo è possibile registrare come nucleo familiare due persone, anche dello stesso sesso, che siano legate da vincoli affettivi

Elisa Borello e Fabio Panero
"La Giunta ha intenzione di riconoscere nell'ultimo anno del suo mandato le unioni civili presenti nel suo Comune?". Lo ha chiesto in un'interpellanza al Consiglio Comunale ieri sera il consigliere di Rifondazione Comunista, Fabio Panero. E lo ha fatto partendo dalla sua esperienza personale di vita: "Vivo con una compagna da anni, ho una figlia, ma per la legge siamo due perfetti sconosciuti. Penso sia giunta l'ora che questa Amministrazione vada a contemplare questa problematica. Non mi sento di ledere la dignità di nessuno vivendo al di fuori del matrimonio, i miei vicini non mi hanno mai chiesto se sono sposato o meno. Posso assicurare che l'istituzione di questo registro interesserebbe a molti cittadini".

Scintilla in un consiglio altrimenti piuttosto sonnecchioso, con argomenti triti e ritriti, portati all'attenzione della Giunta per lo più da consiglieri di minoranza: sempre gli stessi a parlare, sempre sugli stessi argomenti.
Vincenzo Pellegrino: "Panero parte da lontano per arrivare alle unioni di fatto", ha detto l'esponente di Cuneo Più, enunciando un lungo discorso inerente l'ultimo viaggio in Croazia di papa Benedetto XVI: "Parlare di coscienza oggi  significa dire che ognuno fa quel che vuole. Non può essere così". Minestrone ribollito, la cantilena della disgregazione della famiglia, il valore unico ed insostituibile della stessa basato sul vincolo del matrimonio. Il botto finale di Pellegrino con una frase ad effetto: "Amici e nemici della famiglia non dovrebbero vivere insieme. In Italia e a Cuneo questo succede".
Il sermone non è piaciuto a Liliana Meinero: "Ringrazio il collega per la sua omelia, ma qui non siamo in un consesso religioso, bensì in un'aula dove si sta tenendo un consiglio comunale". La rappresentante de "La Città aperta" ha controbattuto parlando di "cattolici all'apparenza integerrimi che rappresentano il Paese e che poi dietro sappiamo cosa combinano". La parola è tornata tra i banchi della minoranza con il "tuttologo" Riccardo Cravero che ha difeso a spada tratta le parole di Vincenzo Pellegrino.
Discorso pacato quello di Antonio Elia (PD) che ha sottolineato come non si deve sempre mettere tutto sotto il profilo dell'ideologia: "La famiglia non necessariamente deve essere solo quella fondata sul matrimonio. Ognuno può avere le proprie convinzioni di carattere ideologico, ma la questione resta sempre quella di limitare il meno possibile gli spazi di libertà. L'interpellanza di Panero in fondo chiede solamente se sia possibile istituire un registro di nomi, e lo fa partendo da situazioni non isolate".
La risposta all'interpellanza è stata letta dall'assessore alle Pari Opportunità Elisa Borello: "E' un argomento di difficile risposta, ma importante, soprattutto in questo momento storico. D'altra parte il Parlamento stesso ha già provato negli anni scorsi a legiferare in materia, ma senza successo. La proposta che mi sento di fare è quella di tentare di parlarne in Commissione, trattandosi appunto di un Regolamento. Lì si vedrà se sarà possibile trovare un percorso comune. D'altra parte, come nel testamento biologico anche qui si parla di dolore umano, perchè non sempre la vita corre liscia fino alla fine e quando uno deve essere ricoverato in ospedale se non si trova un medico tollerante, il pazente può anche non avere nessuna assistenza da parte del convivente".
Quello che la Borello non ha specificato in Consiglio è che a Cuneo esiste già la possibilità di creare una famiglia cosidetta "alternativa", pur con tutte le limitazioni del caso in materia di diritti: nel momento in cui due persone, siano di sesso diverso, ma anche dello stesso sesso, si presentano di fronte all'ufficiale giudiziario per prendere la residenza sotto lo stesso tetto, questi consegna loro un foglio nel quale sono specificate domande ben precise circa i vincoli che i due hanno. Tra i quali anche quello affettivo: se si dichiara che esiste questo vincolo, da quel momento l'unione, per l'anagrafe, è considerata una famiglia a tutti gli effetti.
"Sì - precisa però l'assessore Borello - ma la nostra è una semplice registrazione fotografica di quanto avviene sul territorio comunale. L'applicazione dell'articolo 4 del Registro Anagrafico istituito nel 1989 il quale recita che è considerata famiglia quella formata da persone legate da vincolo parentale, di affinità, adozione, tutela o, appunto, vincolo affettivo, che abitano o hanno dimora nello stesso Comune".
Valore giuridico, quindi, molto basso, se non zero, ma che può essere molto importante qualora questo documento sia impugnato per eventuali ricorsi o sentenze: il caso recente viene proprio da una sentenza della Corte Costituzionale che nel decidere quali diritti dovessero avere i figli ed il coniuge di un uomo che in passato era stato sposato, ma che si era ricostruito una famiglia con un'altra donna dalla quale aveva avuto altri figli, ha equiparato i due nuclei allo stesso modo. 

Cesare Mandrile
http://www.targatocn.it/2011/06/21/leggi-notizia/argomenti/politica/articolo/unioni-civili-a-cuneo-panero-lancia-lidea-il-centrodestra-amici-e-nemici-della-famiglia-non-dev.html

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