giovedì 17 settembre 2009

ANCORA MORTI IN AFGHANISTAN


Attentato kamikaze a Kabul, capitale dell'Afghanistan. Coinvolti due blindati italiani. Fonti militari confermano che tra le vittime ci sono sei soldati italiani. Decine di veicoli hanno preso fuoco. Le notizie sono ancora frammentarie. Parecchi i feriti.


Una guerra che molti vorrebbero dimenticare è tornata a bussare drammaticamnete questa mattina alla nostra porta. Dopo la morte del caporal maggiore Alessandro Di Lisio e il ferimento di altri militari italiani è parte di una catena scientemente rimossa di assassinii di Stato che ha nella morte dell’ altro caporal maggiore Giovanni Bruno, 3 ottobre 2004, il suo primo, tragico, anello e che porta ormai (se queste tragiche notizie fossero confermate) a 20 le vittime del contingente italiano. Purtroppo solo questi tragici eventi hanno riacceso i riflettori dei nostri media e così si è potuto finalmente saper qualche cosa di più su quanto accade sul fronte afgano.A 8 anni (ottobre 2001) dall'intervento militare l’occupazione USA/NATO dell’Afghanistan sembra dover continuare ancora a lungo.La guerra del repubblicano Bush è diventata la guerra del democratico Obama.La resistenza all'occupazione si è rafforzata e - dopo le elezioni farsa del 20 agosto scorso - i vertici militari Usa e Nato chiedono più mezzi e truppe sia statunitensi che degli altri paesi alleati.
Nel parlamento italiano nessuna voce si alza contro la missione militare.
Il governo di centrodestra, in accordo con il centrosinistra, continua ad accrescere i finanziamenti (oltre 500 milioni di euro l'anno) e l'impegno bellico in Afghanistan.
Questo avviene mentre i sondaggi di opinione danno in continuo aumento la contrarietà degli italiani alla missione militare e nel contempo si tagliano risorse a scuola, sanità, previdenza, servizi e migliaia di lavoratori perdono lavoro e salario.
Ora le notizie drammatiche di questa mattina: è venuto il momento di dire basta.
La guerra imperialista si è dunque totalmente riaccesa. L’Italia, con i suoi morti e i suoi feriti ( che purtroppo crecono ancora ) e con l’immenso spostamento di fondi sia verso il riarmo, sia verso il rafforzamento degli impegni sui fronti di guerra che verso l’ampliamento delle basi USA e NATO nel nostro paese, ne è totalmente coinvolta.
Riemerge ora, in tutta la sua verità, la denuncia contro la guerra afghana che già dal 2001 ha portato avanti il movimento italiano contro la guerra. Esso – emarginato, inascoltato e in rotta di collisione con le politiche governative fino allo scontro avvenuto con il Governo Prodi – affermava che la guerra USA in Afghanistan non era affatto la risposta all’attacco alle Torri Gemelle. Era ben altro. Attraverso l’obiettivo dichiarato di catturare Bin Laden, Bush scatenava la vera guerra: quella per il controllo mondiale del petrolio e delle fonti primarie di energia.Nella fase del governo Prodi, il movimento ( con alla testa Alex Zanotelli, Gino Strada, le aree più avanzate del movimento operaio e sindacale – confederale e di base - , le donne, gli uomini, le ragazze e i ragazzi dello “spirito di Genova”) non venne ascoltato. Questo errore drammatico non solo ha prodotto una grave ed ancora aperta ferita tra movimenti , partiti comunisti e sinistra, ma ha avuto anche come conseguenza la “militarizzazione” della politica estera, lo sdoganamento della guerra come strumento delle relazioni internazionali, il dilagare del bellicismo e l’esplodere delle spese militari.

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