sabato 27 agosto 2011

QUEL GIRO NON S'HA DA FARE!



Cresce la polemica sulla marcetta di regime della "lega delle banche del nord". La Lega infatti vuole anche quest'anno mettere il proprio timbro inventandosi il giro della Padania con tanto di maglie verdi e sciocchezze simili. Dopo la denuncia di Rifondazione che da sola sta portando avanti questa battaglia che tende a riscrivere i confini d'Italia nella quotidianità dei luoghi comuni arriva finalmente la presa di posizione del sindaco di Piacenza che non farà entrare in città il giro della Padania.


Piacenza ferma il giro della Padania: “Da qui non passa, è una pagliacciata

Piacenza ferma il giro della Padania: “Da qui non passa, è una pagliacciata” Il sindaco Reggi non ha concesso il nullaosta: la Lega nord dovrà disegnare un nuovo tracciato per la kermesse sportiva alla quale il popolo del Carroccio tiene come se fosse una grande riformaGiro della Padania? “E’ una pagliacciata, da qui non passa”. Ma la Lega non ci sta, ovviamente, visto che in nella kermesse in salsa verde crede come se fosse chissà quale svolta: “Siete contro il progresso”.

Il sindaco di Piacenza, Roberto Reggi, scuote la testa e non concede il nulla osta alla corsa ciclistica che, in queste settimane torride, sta infiammando il dibattito politico piacentino a pochi giorni dall’inizio del nuovo anno politico. Perché, anche se di sport si tratta, il Giro della Padania- 198 chilometri da Lonate Pozzolo Malpensa (Varese) a Salsomaggiore Terme (Parma) - non riesce a mettere d’accordo il mondo politico per la connotazione tutta leghista della competizione.

Piacenza, infatti, sarebbe la terza di cinque tappe del neonato Giro da disputare per l’8 settembre, una corsa che ha avuto la benedizione dell’Uci (l’Unione ciclistica internazionale) e che annovererebbe tra i corridori anche molti big del ciclismo non solo nazionale, ma internazionale.

Nonostante dal punto di vista sportivo in molti guardino con favore all’arrivo di un inedito tour settembrino, la politica si divide, in particolar modo perché é la Lega nord a sponsorizzare il Giro. Se, di primo acchito, il sindaco piacentino di stampo Pd ha bollato come “pagliacciata” l’iniziativa sportiva del Carroccio, oggi mette giù una lista di “costi e benefici” che, a detta dell’inquilino di palazzo dei Mercanti, “per Piacenza sarebbero nulli”, non concedendo il nulla osta per il passaggio dei ciclisti in città.

Da qui all’8 settembre, infatti, ci sarebbero “diversi motivi che impediscono all’ amministrazione di predisporre i necessari provvedimenti per consentire il passaggio”, sostiene il primo cittadino, visto che sarebbe necessario chiudere al traffico via Emilia Pavese, via Einaudi, la tangenziale Sud e via Emilia Parmense. Ma, prosegue il primo cittadino “per garantire la necessaria vigilanza delle strade lungo il percorso, il personale della polizia municipale in un turno ordinario non è sufficiente”. Non è possibile poi “impiegare il personale in orario straordinario per la mancanza di fondi”.

Non si potrebbe nemmeno contare sull’apporto di volontari, visto il giorno feriale e il fatto che “con largo anticipo a differenza di questa, sono già state organizzate diverse manifestazioni”. Soprattutto, Reggi punta sulle ricadute economiche che il Giro porterebbe a Piacenza “che sarebbero nulle visto che la città è solo di transito”. Così, “oltre all’impossibilità di garantire la sicurezza, Piacenza avrebbe soltanto disagi e costi, senza alcun beneficio”.

Anche Rifondazione comunista, prima a livello nazionale, e ora con Roberto Montanari e Nando Mainardi si scagliano contro il Giro, “roba da propaganda di regime” sostengono, ma ben diversa è, come previsto, la reazione della Lega piacentina: “Quattro nostalgici ancora oggi tentano invano di frapporsi al progresso e hanno il coraggio di bollare il Giro della Padania come manifestazione fascista – si legge in un comunicato diramato dal segretario provinciale, Pietro Pisani- ora che le polemiche si sono sopite è giusto chiarire che il processo verso la costituzione della Padania come entità politica è inarrestabile e nessun anacronistico profeta della dittatura del proletariato potrà interrompere il corso della storia”.

Contro la gara si stanno comunque muovendo diverse realtà, dalle più istituzionali, come Rifondazione comunista che a Cuneo ha lanciato un appello a boicottare la corsa, a Radio Onda d’Urto, che su Facebook sta mobilitando i propri ascoltatori per contestazioni più spettacolari, con lanci di uova contro i ciclisti.

“Il giro di Padania è una corsa politica”
Rifondazione all’Uci: “Annullare la gara” La manifestazione ciclistica sponsorizzata dalla Lega ha mandato su tutte le furie il segretario del Prc Paolo Ferrero: "Iniziativa di partito fatta passare per evento sportivo. Come ai tempi del fascismo". Gli risponde il sottosegretario leghista Michelino Davico: "E' intolleranza linguistica"“La Lega come il partito fascista”. A due settimane dalla partenza del Giro di Padania, Paolo Ferrero lancia il suo atto d’accusa alla manifestazione sportiva “di regime”. La prima edizione della gara ciclistica targata Lega Nord, inserita a pieno titolo nel calendario delle gare ufficiali e riconosciuta dall’Uci (Unione ciclistica internazionale) partirà il 6 settembre da Paesana (in provincia di Cuneo), per tagliare poi il traguardo il 10 settembre a Montecchio Maggiore (Vicenza) dopo aver attraversato buona parte del nord Italia.

Sulla natura leghista della corsa a tappe non ci sono margini di dubbio: a capo del comitato promotore c’è l’associazione sportiva dilettantistica Monviso – Venezia, presieduta dal sottosegretario agli interni Michelino Davico e, a scanso di equivoci, il colore scelto per la maglia del capo classifica sarà il verde, lo stesso verde dei fazzoletti leghisti.

Il segretario di Rifondazione Comunista, Paolo Ferrero, ha scritto al presidente della federazione ciclistica italiana per chiedere di annullare la corsa: “Com’è noto – scrive Ferrero nel suo blog – la Padania non esiste se non nella propaganda della Lega Nord e quindi questa corsa si configura a tutti gli effetti come una manifestazione politica sotto le mentite spoglie di una manifestazione sportiva, come avveniva ai tempi del fascismo. Il fatto grave è infatti che la Federazione Ciclistica Italiana, fa parte del Coni, che è l’organizzazione a cui lo stato italiano ha delegato la gestione dello sport, al fine di garantire l’autonomia dello stesso dalla gestione politica”. Ferrero lamenta di non aver ricevuto risposte dal presidente della federazione: “Ho però ricevuto una risposta da parte del sottosegretario agli interni Davico, noto esponente leghista – incalza Ferrero -. Se vi potevano essere dubbi sul fatto che sia la Lega Nord ad aver ispirato questa corsa per ragioni politiche, ora non ve ne sono più. Che poi, esponenti del governo per materie che nulla hanno a che vedere con lo sport, si sentano in dovere di rispondere al posto del presidente della federazione ciclistica, che dovrebbe essere un organismo apolitico, la dice lunga sul fatto che ci troviamo di fronte ad un vero e proprio atto di regime, in cui non vi è alcuna distinzione tra partiti politici, funzioni di governo e organismi che nulla dovrebbero avere a che vedere con i partiti”.

Non contento delle risposte ottenute, Ferrero ha ripreso in mano penna e calamaio ed ha scritto al Presidente del Coni Giovanni Petrucci, per chiedere un suo intervento su una situazione “inaccettabile in un paese democratico”. Non si è fatta attendere la reazione di Davico, che è intervenuto sul tema pubblicando un post sul sito ufficiale del Giro di Padania: “S’informi, il compagno Ferrero. Ma lo sa che la Pianura è la culla del ciclismo per tradizione? Ma lei, la pasta la condisce con il Grana Padano o quando lo vede al supermercato gli dà fuoco e preferisce il Parmigiano? E quando deve recarsi in auto da Piacenza a Brescia, cosa fa, attraversa le città per evitare di percorrere le Autostrade Centro Padane? e quando da Torino vuol raggiungere l’Adriatico, cosa dovrà fare per scansare la Padana Inferiore che percorre quattro delle Regioni che il Giro attraversa? Se così fosse, lei deve soffrire di qualche grave intolleranza linguistica e di questo mi dispiaccio e non poco”.

Poi Davico invita Ferrero ad un gesto di tolleranza e fair play, invitandolo alla partenza di Paesana. “Di una cosa può essere certo: noi, che siamo sportivi, ci aggiudicheremo la maglia dei più combattivi. Anche contro il pregiudizio, anche contro il suo, che non crede al fatto che lo sport scende in campo, non necessariamente in politica. Compagno Ferrero, ma ci faccia il piacere (e ci lasci pedalare!)”.

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