lunedì 3 novembre 2008

NOI LA CRISI NON LA PAGHIAMO!


Un mare di persone ha invaso oggi le strade e le piazze di tutta Italia. Per tutte parla la manifestazione nazionale di Roma che, con un milione di partecipanti divisi in tre cortei, ha letteralmente paralizzato la capitale. Lo sciopero ha avuto adesioni del 90%. Numeri impressionanti, frutto della lotta di queste settimane che, dalle proteste degli insegnanti e degli studenti, allo sciopero dei sindacati extraconfederali del 17, ha saputo estendere la consapevolezza dei problemi ad un settore sempre più ampio della popolazione. Tra i tanti studenti e ricercatori precari, non si può infatti non notare la straordinaria presenza dei lavoratori delle scuole e, soprattutto, l’impressionante presenza della donne. Sono tantissime, e sono lì in quanto studentesse, ricercatrici precarie, insegnanti, mamme. Sono le più colpite dai tagli di questa riforma che priva di un futuro sia loro che i loro figli. Solo ieri il Senato ha approvato il decreto Gelmini, eppure tutto questo non ha sgonfiato il movimento di protesta, che anzi chiede a Napolitano di non firmare la legge e si pone nell’ottica della promozione di un referendum abrogativo.

E non ha sgonfiato la protesta neanche la provocazione squadrista che ha avuto corso ieri in Piazza Navona. Già sul sito abbiamo caricato il commento video di Curzio Maltese di Repubblica in cui veniva ben descritta la dinamica degli scontri e l’atteggiamento delle forze di polizia che, tra le alte cose, hanno permesso l’accesso indisturbato di un camion del Blocco Studentesco (organizzazione di estrema destra) carica di spranghe e caschi e la disposizione in piazza dei militanti squadristi con i bastoni in pugno. A tal proposito, vogliamo segnalarvi QUESTO VIDEO, ripreso anche dal sito del Corriere, dove si vede un personaggio “sospetto” che, durante gli scontri, prima è nelle fila degli estremisti di destra armati di bastone, e pochi istanti dopo chiacchiera amabilmente con gli agenti di polizia. Un copione già visto tante volte e che purtroppo a Genova ha portato ad una repressione che ha posto il nostro Paese fuori dallo stato di diritto.

Durante gli scontri di ieri è stato tratto in arresto un nostro compagno, di cui apprendiamo la liberazione avvenuta alcune ore fa e al quale rivolgiamo tutto il nostro affetto e solidarietà. Riteniamo che tutto questo (il pugno duro, la repressione, le provocazioni) sia il frutto avvelenato della politica invocata alcuni giorni fa da Cossiga (“infiltrare il movimento con agenti provocatori pronti a tutto (...) le forze dell`ordine non dovrebbero avere pietà e mandarli tutti in ospedale”). E questo perché si sta registrando una saldatura tra questa protesta ed il malessere dei lavoratori, minacciati dalla crisi economica che incombe. “Noi la crisi non la paghiamo” è lo slogan più urlato in questi giorni e che dimostra una accresciuta consapevolezza in larghe fasce della popolazione: è un terreno di lavoro prezioso per i comunisti, le forze sindacali e di sinistra. Questa riforma è frutto dei tagli di Tremonti in Finanziaria e della politica nefasta che oggi sta portando alla bancarotta il Paese. È questa consapevolezza che il Governo vuole piegare e sgonfiare, ma le lotte di questi giorni, invece, aiutano ad erodere consenso a quello che pareva un Governo invincibile, e che oggi deve fare i conti con una grossa fetta di società che non si rassegna ed insorge.

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