martedì 18 novembre 2008

A proposito di "casta rossa"

Penso sia importante girare questa lettera di Claudio Grassi che riassume le decisioni della Direzione Nazionale per far sapere quello che avviene all'interno di Rifondazione Comunista (all'onor della cronaca quando si tratta di screditarci). Un piccolo contributo di coerenza e di trasparenza.
Il vantaggio della rete è che ciò che non interessa si può cestinare senza sprecare carta.
 
Fabio Panero
 
 
Non esistono stanze dorate, partiamo da noi
 
 
Claudio Grassi,
responsabile nazionale Organizzazione Prc
 
Quella di martedì è stata una riunione importante per la Direzione nazionale. Non soltanto perché il partito, con grande responsabilità, ha ribadito l'impegno a lavorare affinché Liberazione possa sopravvivere e rilanciarsi, divenendo parte essenziale del progetto di ricostruzione del Prc e del suo insediamento territoriale. Ma anche perché essa ha approvato il nuovo regolamento economico e organizzativo del partito.

Ne aveva già dato notizia
lo scorso 5 novembre il manifesto, anticipando i contenuti di un testo votato soltanto nel corso di quest'ultima riunione. Qual è la ratio complessiva del regolamento e quali innovazioni introduce?

La logica che sottende
il regolamento è semplice: chiarire sin dagli atti relativi alla nostra organizzazione interna il senso di una svolta necessaria. E cioè che il partito cambia e, in sintonia con i deliberati della conferenza d'organizzazione di Carrara, prova a riporre al centro della propria attività un costume di sobrietà, equilibrio, austerità. Non si dà svolta politica (a sinistra, come ha chiarito il congresso) senza una svolta nei comportamenti concreti, finanche nell'etica complessiva del nostro partito.

La crisi economica investe
tutti e investe - come sa bene chiunque paghi di tasca propria i soldi necessari per tenere aperte sul territorio le sedi dei nostri circoli - anche Rifondazione Comunista. E investe Rifondazione Comunista a maggior ragione in una congiuntura (che a dire il vero dura da diversi anni) in cui il partito si deve ogni anno far carico di ripianare i debiti del suo quotidiano (solo per il 2008 il Prc verserà, tra ricapitalizzazione e copertura delle perdite, circa 3 milioni e 800 mila euro: oltre il 30% del suo bilancio annuale).

Di fronte a questa situazione
cosa abbiamo deciso di fare? Cercare di salvaguardare i posti di lavoro dei dipendenti del partito, garantendo livelli salariali più che dignitosi, diminuendo ampiamente le spese non essenziali e gli stipendi più alti.

Provvedimenti molto concreti,
che a mio avviso sono la cifra di una nuova consapevolezza che ha maturato il partito, anche rispetto a se stesso: l'indennità di funzione del segretario nazionale passa da 5.300 euro a 3.000; quella dei membri della segreteria da 2.500 a 2.200. I parlamentari che verranno eletti (ce lo auguriamo…) nella prossima legislatura verseranno al partito l'intero ammontare del loro stipendio ad eccezione di 3.200 euro (e non soltanto il 55%, come stabiliva il regolamento precedente) e, al termine della legislatura, verseranno il 50% della propria indennità di fine mandato (e non più il 30%). I consiglieri regionali e gli eventuali assessori regionali, i consiglieri provinciali e gli eventuali assessori provinciali, che in precedenza versavano al partito il 55% dei propri emolumenti, ora percepiranno, al massimo, 2.200 euro al mese.
Tutto questo determina una condizione per cui il disequilibrio tra lo stipendio dell'impiegato neo-assunto con funzioni di segreteria e quello del segretario nazionale del partito è notevolmente più contenuto rispetto al passato. Brutalizzando: se nelle grandi aziende italiane il rapporto tra lo stipendio di un top manager e il salario di un operaio è di 1 a 130, da oggi nel nostro partito il rapporto tra lo stipendio più alto e quello più basso sarà di 1 a 2.

Contestualmente,
si è deciso di introdurre criteri più tassativi e rigidi per i rimborsi validi per le iniziative sui territori, scoraggiando e impedendo lo spreco di risorse così vitali per lo stato attuale delle nostre finanze.

Infine, per consentire
un aumento equilibrato delle entrate si sono introdotte soglie minime per le quote di iscrizione secondo un criterio di progressività: 20 euro per giovani, studenti, cassaintegrati, disoccupati e pensionati al minimo e 40 euro per tutti gli altri. Si tratta di un provvedimento importante per tre ragioni: perché riafferma la centralità del principio dell'auto-finanziamento, instradando nei fatti il partito nella direzione dell'autonomia dai ceti istituzionali (un partito che dipende soltanto o essenzialmente dagli eletti è un partito non autonomo nelle sue scelte politiche), perché chiede un maggiore coinvolgimento dei propri iscritti (creando un vincolo più forte tra i compagni e i circoli territoriali), e perché bandisce lo scempio che purtroppo il partito ha dovuto subire negli ultimi anni derivante dalla iscrizione in massa alle vigilie dei congressi di centinaia di compagne e compagni con quote di adesione irrisorie.

Non passa certo da qui
, in misura prevalente, il nostro reinsediamento sociale e la sfida della opposizione politica e sociale al governo delle destre e a Confindustria. Tuttavia da oggi i nostri detrattori hanno un argomento in meno. Non esistono, per noi comunisti, stanze dorate della politica separate dalla società che tutti viviamo (e soffriamo) ogni giorno. Proviamo a partire anche da qui, dal nostro piccolo.

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