martedì 6 ottobre 2009

CONTINUA LA LOTTA ALL'AGC DI CUNEO


AGC Cuneo: la politica davanti ai cancelli con gli operai
(pubblicato su Targatocn martedì 6 ottobre)



Comune, Provincia, Regione e, si può dire, anche Governo sembrano intenzionate a non far abbassare la guardia sul futuro dei 67 operai AGC della linea produttiva di parabrezza per il mercato del ricambio per auto. Al picchetto organizzato davanti allo stabilimento di Roata Canale a cui hanno partecipato dipendenti, sindacati ed esponenti di Rifondazione Comunista, si sono aggiunti i politici arrivati per portare la propria solidarietà. Nella serata di lunedì 5 ottobre una commissione consiliare del comune di Cuneo si è svolta davanti ai cancelli della vetreria. Il mondo politico di ogni colore e grado si è unito al corteo di lavoratori e ai Consiglieri comunali (quasi tutti di centro o centrosinistra) per avvalorare quanto pronunciato con un ordine del giorno in cui, esprimendo solidarietà ai lavoratori toccati dalla chiusura del reparto, invitano il Sindaco ad attivarsi con urgenza con la direzione dello stabilimento coinvolgendo la Provincia e la Regione. 67 lavoratori, tra operai ed impiegati, ora vivono con 876 euro al mese, mentre a dicembre dovranno, stando alle ultime decisioni aziendali, abbandonare la linea che sul mercato non rende più. Il primo a salire sul palco dell’AGC è il consigliere comunale Fabio Panero (PRC): “Non rimanete fermi, tenete alta la testa e l’attenzione”. Operai e impiegati sanno che sarà una dura battaglia ed hanno già iniziato a combatterla. A spiegare alla Politica lo stato delle cose e le prospettive è invece Renato Fantini della Cisl: “Tra i 67 lavoratori ci sono preoccupazione, frustrazione e rabbia. 67 posti di lavoro sono un bel numero per un’azienda che, nonostante gli investimenti fatti e i due nuovi impianti creati, ha assunto 6 o 7 persone negli ultimi due anni. La responsabilità non può essere data a questi lavoratori”. Per mercoledì mattina a Roma è fissata un’altra riunione nazionale dopo quella del 22 settembre. Nell’occasione sarà più chiara la strategia dell’azienda. “A Roma – ha continuato Fantini – diremo che non accettiamo il piano industriale delineato dall’azienda, lo rifiutiamo. Il piano prevede prepensionamenti, uscite volontarie e collocazione in altri siti, quali? L’AGC è una sola, chiediamo il mantenimento dell’Automotive o l’investimento nelle altre 4 linee per creare qui 67 posti. Ci sono diverse soluzioni da valutare come l’aumento dei turni o degli impianti, l’azienda non se la può cavare così facilmente. Se continuerà così farà i conti i dipendenti di tutta l’AGC”.

Hanno aggiunto Aldo Pellegrino e Paolo Morano (RSU)della Femca Cisl: “Industriali sappiate che qua a Cuneo, qua in AGC non si fa così, dalle assemblee è uscita una solidarietà inaspettata. Dal 2001 abbiamo fatto sforzi enormi per i nostri posti di lavoro, il direttore ci ha detto che avevamo il destino della nostra azienda in mano, ed ora? Cosa ci è rimasto? Niente, 67 famiglie a casa. Dobbiamo insistere, insistere, insistere”. Per distanza chilometrica e per settore, non è andato lontano il discorso di Gianni Arnaudo della Uilcem UIL: “La cosa peggiore è il silenzio. In Saint Gobain abbiamo gestito una partita davvero pesante, davanti ai cancelli ne abbiamo fatte di tutti i colori, e alla fine qualcosa abbiamo ottenuto nella contrattazione. Qui dobbiamo fare lo stesso percorso, ma con una difficoltà in più: l’interlocutore è lontano, non a Parigi come per la Sekurit”. Promesse di vicinanza e sostegno sono poi arrivate dal sindaco di Cuneo Alberto Valmaggia, dal consigliere regionale Sergio Dalmasso (PRC), dal sottosegretario agli Interno Michelino Davico e dall’assessore provinciale al Lavoro Pietro Blengini: “Tenete duro, se è il caso dopo la riunione di mercoledì apriremo il tavolo di crisi”. Conclusioni affidate ad un lavoratore, Massimo Elia: “Non alzo il cappello fino a quando tutto questo non sarà risolto. Com’è cominciata? Con una comunicazione asettica: si chiude il reparto. Perché? Nessuno di noi lo capisce. Siamo una famiglia ci è sempre stato detto e qui concludo”. Intanto dalla platea un altro dipendente implora: “Ridateci la dignità”.


Francesca Aimo

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