lunedì 13 settembre 2010

IMPERDIBILE!

DA CUNEOCRONACA
PARENTOPOLI/ Dal palco di Paesana il consigliere regionale della Lega Carossa spiega perché la figlia merita di entrare nello staff di Roberto Cota 

"MILITA DA MOLTO TEMPO. E’NATURALE CHE I DIRIGENTI ASSUMANO GENTE FIDATA. CHIEDA A CHI ORA MI ATTACCA COME USAVA FARE IL PCI"
SI GIUSTIFICA

Oscar Borgogno - Si respirava molto entusiasmo nella piazza di Paesana, sui monti cuneesi, che ha ospitato l’adunata leghista, subito dopo aver fatto tappa in uno dei luoghi simbolo del folklore padano: le fonti del Po a Pian del Re.

Erano presenti quasi tutti gli esponenti locali del partito e molti dirigenti di primo piano: dal ministro Calderoli (in jeans bermuda) insieme alla compagna Gianna Gancia (presidente della provincia di Cuneo), al novello governatore, sempre più in bilico, Roberto Cota. Immancabile, come ad ogni manifestazione o sagra popolare, Borghezio: ormai anche lui è uno dei simboli della Lega, quella più populista, certo, ma forse la più sincera e impulsiva. Sarebbe un torto alla sua intelligenza politica e diplomatica, non riportare fedelmente alcune delle sua ultime chicche: “Dio ci ha dato il Piemonte, guai a chi ce lo tocca!”, riferendosi al ricorso contro alcune liste in supporto di Cota e che ora rischia, man mano che i seggi sono riconteggiati, di portare a sempre più probabili nuove votazioni in primavera.



Non manca nemmeno una stoccata al leader di Rifondazione che, a poca distanza, ha organizzato insieme ad una cinquantina di militanti una contro-manifestazione al grido di “Occitani sì, razzisti mai” ed esibendosi in un comizio tenuto in ben tre lingue: italiano, piemontese ed occitano, per la gioia dei militanti locali. Borghezio non ha sentito ragioni: “L’unico Ferrero che ci sta simpatico è quello che fa la Nutella!”. Molte, poi, le stoccate contro il PD e la sua festa nel “salotto di piazza Castello” come l’ha definito Cota, aggiungendo che “alla nostra festa di Torino c’erano 5000 persone, da loro solo giornalisti e intellettuali”. Giorgetti, direttamente dalla Lombardia, preferisce toni più epici: “Saremo anche ignoranti, ma siamo noi che facciamo la Storia!”.



Calderoli, dal canto suo, si toglie qualche sassolino dalla scarpa quando bisogna parlare delle possibili nuove elezioni: “Abbiamo tentato di far mettere d’accordo Fini e Berlusconi, ma quelli sono due teste dure: è impossibile”. E’ presente anche il capo-gruppo in regione Piemonte, Carossa. Ai piedi del palco alcuni collaboratori gli portano gli articoli che Il Riformista gli ha dedicato sulla vicenda della “parentopoli” negli uffici della Regione: sua figlia Michela lavora infatti nello staff di Cota come “addetta collaboratrice” alla comunicazione. Strano per un partito che non perde giorno per attaccare il nepotismo e la corruzione di “Roma Ladrona”, sottolineano i critici. Ma Carossa non si scoraggia: “Mia figlia è militante nella Lega da molto tempo. E’naturale che i dirigenti assumano nel proprio staff gente fidata. Chieda a chi ora mi attacca come usava fare il PCI: nello stesso modo!”. Che poi Michela, oltre ad essere una fedele militante, sia pure sua figlia è un caso.



“Ha una grande preparazione alle spalle: si sta laureando in… aspetta un attimo”, tira fuori il cellulare e scandisce, concentrando gli occhi sullo schermo: “Ha 27 anni, si sta laureando in psicologia dello sviluppo e ha la media del 29!”. Cota, invece, preferisce ricordare che anche la sinistra non ha perso occasione per sistemare amici e parenti negli uffici pubblici in passato. Per dirla con Furio Colombo: “Prima i parenti perché, a Torino come a Reggio Calabria, il sangue non mente”. E poi, per lavori delicati, “serve gente fidata”. E chi, meglio dei familiari, può assolvere a ciò? Non c’è Lega che tenga.

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