mercoledì 15 settembre 2010

Partito

Alleanza democratica e unità della sinistra nei conflitti sociali
 Nella foto: Paolo Ferero a Cuneo, sala ex-I.A.C.P.
di Stefano Galieni
su Liberazione del 15/09/2010
La relazione di Paolo Ferrero alla Direzione nazionale di Rifondazione Comunista
Alleanza per la Costituzione, unità della sinistra anticapitalista, presenza e proposta politica nella costruzione dei conflitti sociali, questi i tre nodi su cui si è incentrato il dibattito della riunione della Direzione nazionale del Prc di ieri.

Nella relazione introduttiva, il segretario Paolo Ferrero, è partito dagli elementi di materialità. Quelli dettati da una crisi del capitalismo che si sta aggravando e che è anche costituente, laddove l'identità di vedute fra Federmeccanica e Fiat vuole distruggere i contratti nazionali di lavoro e la costituzione. In questo contesto precipita una crisi politica che potrebbe portare al tramonto di Berlusconi ma non certo del berlusconismo. Visto il disfacimento su questioni come la legalità e ancor di più sulla rottura fra Nord e Mezzogiorno, la maggioranza sembra di difficile ricomposizione. Berlusconi ha rappresentato un elemento di mediazione fra le esigenze rappresentate dalla Lega e dalla destra meridionale, oggi non è più in grado di svolgere questo ruolo e, indipendentemente da quando si andrà a votare, ci si troverà con un quadro politico diverso. Per questo, dalla relazione è emersa l'esigenza di prepararsi alle elezioni coniugando tre piani di azione che vanno spiegati, valorizzati, fatti conoscere. La nascita di una alleanza democratica o, come l'ha definita Russo Spena, "per la Costituzione" è una proposta già avanzata in passato, condivisa con una propria accentuazione dal segretario del Pd Pierluigi Bersani, osteggiata da chi non vuole rompere la logica bipolarista. Una alleanza larga a cui Rifondazione Comunista e la Federazione della sinistra aderiscono per cacciare Berlusconi ma senza proporsi come forza di governo. Non si vogliono ripetere gli errori del passato in una condizione ancora più sfavorevole. Stante la situazione europea, le manovre finanziarie per i prossimi anni sono già disegnate e non esistono ad oggi i rapporti di forza per correggerne la rotta. Questo non significa affatto non incalzare quello che Bersani ha chiamato "nuovo Ulivo" sulle proposte politiche specifiche, dal ritiro dall'Afghanistan al dimezzamento delle spese militari, dalla lotta contro le privatizzazioni, in primis l'acqua, al contrasto alla precarietà e alla difesa dei diritti del lavoro. Anzi dobbiamo evidenziare con nettezza il nostro progetto per uscire da sinistra dalla crisi. Si deve contemporaneamente proporre - a partire dal consolidamento della Federazione della Sinistra - l'unità fra le forze della sinistra di alternativa, cioè esterne all'Ulivo. Quella che si deve lanciare è una campagna che riguarda soggetti politici, sociali e movimenti, uno spettro di forze ampio, rivolta in primo luogo a chi non fa parte di forze politiche organizzate. Una offensiva per realizzare l'unità delle forze della sinistra anticapitalista che parte dalla Federazione della Sinistra, soggetto già realizzato e di cui si terrà - come da programma - il congresso costitutivo, ma che deve mantenere costantemente un carattere di apertura. Alleanze che non potranno costruirsi nei cieli alti dei gruppi dirigenti ma che dovranno incontrarsi nelle tante vertenze e nei conflitti in atto nel Paese. Occorre poi mettere al centro dell'iniziativa politica la costruzione di movimento. In tal senso riveste una importanza centrale, che va ben oltre l'appuntamento di mobilitazione, la manifestazione nazionale indetta dalla Fiom per sabato 16 ottobre. In un quadro del genere la proposta che era stata avanzata prima dell'estate dal Prc e che era stata ignorata oppure giudicata impraticabile, oggi si dimostra invece come quella che può realmente cominciare a costruire un progetto di alternativa. Nei tanti interventi è aleggiata la necessità di analizzare le ragioni per cui quella che invece sembra fare più presa oggi nei soggetti che si vorrebbe intercettare è la proposta di Nichi Vendola. Una proposta che, a detta di numerosi interventi, non solo gode di ampio spazio mediatico ma rimanda ad un bisogno di utopia evidentemente forte. Il Prc, secondo molti intervenuti, dovrebbe coniugare l'analisi reale dei processi in atto con la capacità di suscitare speranza e forza, per rompere il senso di impotenza che ormai paralizza tante e tanti e per aggredire i nodi cruciali senza pretendere risposte salvifiche ma indicando un percorso faticoso di partecipazione. Pochi gli interventi radicalmente critici alle proposte della segreteria (Verruggio, Bellotti), molte le proposte, forte la richiesta di approfondire i ragionamenti. Quello che si prepara è un compito enorme, da una parte lavorare come se da un momento all'altro si dovesse votare - del resto a marzo ci sarà una tornata amministrativa che coinvolgerà 10 milioni di persone -, contemporaneamente ricostruire la percezione di una forza che ha una sua chiara linea politica da perseguire e che si ritroverà nei conflitti perché capace di farsene interprete. Proprio per questo il Congresso della Federazione dovrà democraticamente sancire la nascita del soggetto, definirne la linea politica ed esprimere rapidamente dei gruppi dirigenti in grado di rappresentarla.

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