lunedì 27 luglio 2009

Un bel libro

Marco CORONGI, Stef anoGRECO, Se uno non si ribella, si compare. Sinistra e antagonismo a Torino, 40 anni dopo il grande sogno. Torino, Ages Arti Grafiche, 2009, pg. 128.

Due anni fa, i fotografi Marco Corongi e Stefano Greco hanno pubblicato Il grande sogno,i giovani e le lotte studentesche nella Torino degli anni ’70, immagini su scioperi, assemblee studentesche ed operie, manifestazioni, spettacoli, incontri con i lavoratori, nei cambiamenti- anche strutturali- della città, sino alla sconfitta operaia dell’autunno 1980. Un intreccio prezioso tra impegno politico, vissuti, cultura, quotidianità, in anni di speranze, dibattiti, confronti, anche di errori e di presunzioni, ma comunque ricchi di trasformazioni e di sogni.

La nuova opera, più corposa e frutto del prezioso lavoro di documentazione dei due autori, ci cala in una realtà diversa: hanno chiuso le grandi fabbriche, la FIAT ha perso del tutto la propria centralità, la precarietà è la chiave della vita dei giovani, le trasformazioni urbanistiche investono intere aree della città sempre più “terziarizzata”. La stessa tragedia della Thyssen-Krupp è frutto di questo clima: cancellazione di certezze, di diritti, di “sicurezze”.

La sinistra, nelle sue differenze, egemone per decenni in città, vive, più che altrove, crisi, divisioni, difficoltà, problemi di identità, incapacità di rapportarsi a settori sociali diversi da quelli tradizionali e di lettura delle trasformazioni strutturali, urbanistiche, culturali: la nuova migrazione, la cancellazione di ogni fisionomia nei quartieri operai, una periferia informe, lunga sequela di capannoni spesso vuoti, lo sfondamento della destra in parti della cintura industriale e nei quartieri popolari, in larghi settori operai, spesso nei luoghi comuni accettati da settori giovanili (non solo lo stadio).

Proprio il mondo giovanile è il protagonista della maggioranza delle fotografie.

I centri sociali (si veda il contributo scritto di Askatasuna) occupano spazi lasciati dalle difficoltà della sinistra “istituzionale”, in un bisogno di “autoorganizzazione” spesso alternativo alle formazioni ufficiali della sinistra. L’opposizione frontale alle guerre, alla TAV, la riaffermazione di diritti e bisogni li vedono al primo posto, con una non indifferente capacità di aggregazione tra i giovani.

Le immagini ci parlano di trasformazioni urbanistiche disumanizzanti, dell’occupazione di spazi e della loro gestione, di manifestazioni (per tutte, quella del primo maggio che a Torino ha tradizionalmente una valenza particolare, ma anche contro il lavoro precario, le morti sul lavoro, la controriforma Gelmini, la violenza sulle donne, le guerre, i licenziamenti sempre più frequenti e pesanti, i tagli alla cultura).

Ci offrono, però, lo spaccato della crisi delle forme di appartenenza, l’intreccio di soggetti non amalgamati, di un antagonismo composto dal mosaico di più soggetti, definiti per età, per collocazione sociale, per etnia, per orientamento sessuale, per tipo di lavoro (centrale in questo l’etnicizzazione della forza lavoro). Diversi, in particolare per i giovani, il rapporto con la famiglia (meno conflittuale che nei decenni precedenti) e i luoghi di aggregazione e di formazione. Non più i partiti, i gruppi politici, per molti aspetti le stesse associazioni cattoliche, ma i concerti, le discoteche, lo stadio…, in una contraddizione (come nota Diego Giachetti in un breve, ma ricco scritto) tra un mondo per loro sempre più “piccolo” (viaggi, internet, sms, conoscenza delle lingue) e “relazioni corte” nella vita quotidiana: l’amicizia e il piccolo gruppo.

Un testo da conoscere, ben al di là dei confini torinesi e piemontesi.

Sergio Dalmasso

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