giovedì 30 luglio 2009

COMUNISTA FUORI MODA?


Sono comunista totalmente fuori moda
(Comuntwist by 99 posse)
Quando era piccolino papà
tutta la gente onesta e timorata 
con lui nun ce vuleva parlà e se ne allontanava skifata 
Papà non era brutto però studiava tra i borghesi più in vista
 pe lloro era ’o culera pecché papà era un convinto comunista
 Sono passati trent’anni e più e oggi pure un nullatenente
 non é più comunista perché non è di moda, non è più trend
 Ma il trend l’informazione lo fa e siamo tutti quanti borghesi
 borghesi un poco maso pecché ce piace ’e abbuscà â fine r’ ’o mese
  Sono comunista totalmente fuori moda
 sono comunista che per questo non vi vota
 talmente fuori moda e talmente comunista CHE BALLO IL TWIST!
  Si tiene sissant’anne e tu mo te ne vorresti andare in pensione
 inventati un suicidio chic e butta giù anche tu l’inflazione
 E poi c’é la flessibilità la nuova moda a tutti ormai nota
 che ci divide tutti a metà chi more ’e famme e chi va in Europa
 Se non ti senti bene occhio al trend non andrai mica all’ospedale
 a gravare ncopp’ê spalle ’e ll’azienda allora overo tu te vuò fa male
 Si sì disoccupato NO TREND meglio piccolo imprenditore con partitina iva
 e go wind e mmanco ’e ssorde pe ll’ascensore
  Sono comunista totalmente fuori moda
 sono comunista che per questo non vi vota
 talmente fuori moda e talmente comunista
 CHE BALLO IL TWIST!   
Negli anni ’ssantadue ’ssantatré papà qualche speranza l’aveva
 diceva: “nuie putimmo cagnà insieme abbatteremo il sistema” 
Guardiamo invece all’ultimo trend la magica globalizzazione
 non solo simmo bestie fetenti ma simmo pure in via d’estinzione 
Perché quando il compagno Marx si portava ancora non male 
il nemico del popolo era il padrone ed il capitale, 
ma adesso che non va più e lo stato sociale è finito 
il nemico del povero è il più povero e così all’infinito 



CONTRO IL PACCHETTO SICUREZZA

Abbiamo imparato a volare come gli uccelli,

a nuotare come i pesci,

ma non abbiamo imparato l’arte di convivere come fratelli

[Martin Luther King]

No alla barbarie di una legge ingiusta.

Contro il “Pacchetto sicurezza”, appello per una società accogliente.

PUBBLICHIAMO L'APPELLO LANCIATO DAL TAVOLO DELLE ASSOCIAZIONI DEL CUNEESE


La legge approvata dal Senato il 3 luglio scorso (D.L. 733/08 – Pacchetto sicurezza) segna una svolta nella vita civile italiana.

Contro i valori di uguaglianza e cittadinanza che ispirano la Costituzione,

- contro i fondamenti stessi della democrazia,

- contro il valore della solidarietà,

- contro i principi della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo e del fanciullo che la nostra legislazione ha recepito nel proprio ordinamento,

questo provvedimento introduce norme discriminatorie, istituendo il reato di clandestinità che punisce le persone non per reati specifici, ma a motivo della loro appartenenza etnica, della loro identità culturale e del loro stato di necessità economica.

Questa legge, fondata su presupposti propagandistici, instaura un clima pericoloso di paura e di sospetto che finirà per alimentare la clandestinità, renderà ancora più invisibili gli immigrati irregolari – soprattutto sui posti di lavoro – e provocherà forti limitazioni nell’esercizio dei diritti fondamentali (iscrizione all’anagrafe, matrimoni, salute, scuola,…).

Siamo convinti che l’ingresso e il soggiorno irregolari non sono catalogabili come forme di illegalità da colpire in modo indiscriminato: chiunque, per il solo fatto di essere persona umana porta con sé un bagaglio minimo di diritti che non possono esser violati, pena l’imbarbarimento dell’intera società.

La migrazione è processo complesso, esasperato e snaturato oggi da una globalizzazione economicamente ingiusta, sorretta dallo sfruttamento del lavoro e delle risorse naturali, che perpetua e aggrava le disuguaglianze sociali a livello planetario. Solo la garanzia di pari opportunità globali, del rispetto delle diversità culturali, politiche, economiche, può nel lungo periodo allentare la morsa delle migrazioni forzate. All’opposto, solo un atteggiamento antistorico, miope e razzista nei fatti, può pensare di affrontare e regolamentare un fenomeno di portata mondiale con provvedimenti legislativi inadeguati e inutilmente “cattivi”, fondati sulla logica della paura e della chiusura a difesa di un limitato territorio.

Noi crediamo che debba esser messa da parte la pretesa di leggere qualsiasi fenomeno sociale nella sola ottica dell’insicurezza fomentata da una paura indotta, amplificata e coltivata, e che sia indispensabile attuare piuttosto interventi promozionali di sostegno e di integrazione, quali vie positive lungimiranti per edificare nel tempo una società che può solo essere multietnica e multiculturale, per un futuro più sicuro e vivibile.

Non ci appelliamo solo al pur importante dovere comune della solidarietà, ma alla ricerca di soluzioni giuste e ragionevoli quale dovere primario della politica.

Per questo chiediamo a tutte le persone, alle associazioni che animano la vita civile cuneese e alle istituzioni di prendere responsabilmente e chiaramente posizione a favore di quelle soluzioni e contro questo clima di discriminazione e di paura che richiama anni drammatici della nostra storia passata, avviando così una collaborazione fattiva per difendere e consolidare le conquiste di democrazia, convivenza civile e giustizia sociale che sono patrimonio prezioso e irrinunciabile della nostra comunità e dell’umanità intera.

lunedì 27 luglio 2009

ASSEMBLEA SINISTRA ALTERNATIVA




IL 18 LUGLIO A ROMA SI E' COSTITUITA LA FEDERAZIONE DELLE FORZE DELLA SINISTRA DI ALTERNATIVA

E in provincia di CUNEO?

Anche a Cuneo riteniamo importante vederci prima dell'autunno, partendo dall'esperienza della Lista Anticapitalista (che in questa provincia ha coinvolto molte e molti indipendenti non iscritte nè a Rifondazione Comunista nè ai Comunisti Italiani) per parlare con tutti, gruppi, associazioni, singoli, che sentono l'esigenza di pensare anche a livello locale un polo della Sinistra di Alternativa, autonomo rispetto al PD, rispettoso delle sensibilità politiche di tutti.

Per alcuni di noi è un'esigenza impellente confrontarsi "a bocce ferme" dopo la sconfitta elettorale, tentando di non disperdere le energie che si sono messe in movimento, di fronte ad un quadro politico nazionale (e locale) sempre più tragico. Pace, ambiente, lavoro, giustizia: temi che sembrano usciti dal vocabolario politico.

Per questo proponiamo una

ASSEMBLEA PROVINCIALE APERTA A TUTTTE E TUTTI

GLI INTERESSATI PER CONFRONTARSI SULL'IDEA DI UN POLO DELLA SINISTRA DI ALTERNATIVA, ANCHE A LIVELLO LOCALE

VENERDI' 31 LUGLIO ORE 21 PRESSO IL CIRCOLO "ROSA LUXEMBURG" DI CUNEO, VIA SALUZZO 28.

La data è stata volutamenete spostata in avanti anche per cercare di coinvolgere le persone che parteciperanno al "campeggio resistente" che si terrà, come è noto, a Valdieri (Madonna del Colletto) dal 22 al 26 luglio.

Fabio Panero

3477213275

NO ALLE RONDE!


IL CONSIGLIO COMUNALE DI CUNEO CITTA' MEDAGLIA D'ORO ALLA RESISTENZA DICE NO ALLE "RONDE".


Di seguito l'o.d.g. proposto da Rifondazione Comunista al quale hanno aderito tutti i gruppi di maggioranza, votato martedì 28 luglio dal Consiglio Comunale di Cuneo: sono ben 7 gli astenuti ( tutti del PDL che votano in contrasto con la politica nazionale del "loro" governo sctenando le ire della Lega Nord), 3 i contrari e 20 i favorevoli.

ORDINE DEL GIORNO

OGGETTO: NO ALLE RONDE PERCHÈ SONO UN INSULTO ALLA CIVILTÀ GIURIDICA.

"Il Consiglio Comunale di Cuneo,

PREMESSO

Il cosiddetto "pacchetto sicurezza" su cui il governo ha posto anche la questione di fiducia è una legge incostituzionale, che si basa su veri e propri orrori giuridici. Dalle "ronde", che demoliscono lo Stato di diritto per tutti i cittadini, al reato di immigrazione clandestina che rompe il principio di eguaglianza previsto dall'articolo 3 della Costituzione.

CONSIDERATO

che in alcune città si sono addirittura verificati scontri fra cittadini ed i volontari delle ronde che hanno costretto ad un dispendioso intervento delle Forze dell'Ordine, distratte dai loro compiti di sicurezza giornalieri per sedare i tafferugli;

VISTO

che lo stesso organismo sindacale dei Carabinieri, il COCER, si oppone con fermezza all'istituzione di ronde di vigilanza composte di cittadini quando "mancano quasi 10 mila uomini alla Polizia e ai Carabinieri";

SOTTOLINEANDO

che il provvedimento normativo istitutivo delle ronde di fatto sfiducia il lavoro delle Forze dell'Ordine e segue ad un taglio di ben 7 milioni da parte del Governo sul tema della sicurezza;

PREOCCUPATO

dal clima da "far west" e dal trionfo della cosiddetta "giustizia fai da te", che potrebbe generare tensioni, scontri, sovrapposizioni di ruoli e di competenze, sfiducia nei confronti dei lavoratori delle Forze dell'Ordine, poiché, come sostiene il SAP, Sindacato della Polizia, in questa situazione "chi ci rimette sono proprio le giuste ragioni della sicurezza ed è una follia dover fare i badanti delle ronde";

CONDANNA

L’istituzionalizzazione per legge delle Ronde, che ricordano tristemente (spesso anche nelle divise) la Milizia Volontaria Sicurezza Nazionale istituita dal fascismo nel gennaio 1923

INVITA

Il Sindaco e la Giunta

a non richiedere MAI l'attivazione delle nuove opportunità (ronde)

che la legge consente.

INVITA INOLTRE

Il Sindaco e la Giunta ad intervenire nei confronti del Governo:

1) affinché venga ritirato il provvedimento normativo con il quale il Governo ha istituito i volontari (le cosiddette ronde di vigilanza);

2) a restituire le stima e la fiducia ai lavoratori delle Forze dell'Ordine, fornendo nel contempo i mezzi, gli uomini e le risorse necessarie per poter svolgere nel migliore dei modi il proprio lavoro;

3) ad incrementare le risorse agli Enti Locali per poter intervenire nelle situazioni di degrado, presenti nel territorio, che creano insicurezza;

4) a ripristinare quanto sottratto con il pesante taglio di spesa operato sui temi della sicurezza,

ADESSO VOGLIAMO ANCHE LE ROSE!

ADESSO VOGLIAMO ANCHE LE ROSE
Il Consiglio Comunale di Cuneo all'unanimita' vota l'Ordine del Giorno di Rifondazione Comunista a sostegno dei Gruppi di Acquisto Popolare

Ieri sera il Consiglio Comunale di Cuneo dopo un'ampia e articolata discussione su temi davvero "popolari" (crisi, carovita, etc.) ha votato all'unanimita' l'Ordine del Giorno presentato da Rifondazione Comunista sui Gruppi di Acquisto Popolare, i G.A.P., nome mutuato dalla Resistenza per indicare organizzazioni spontanee di cittadini, volte all'abbattimento dei prezzi di generi di prima necessità tramite l'acquisto collettivo e la contrattazione diretta con il produttore.Il G.A.P cuneese creato grazie al tenace lavoro dei Compagni del Circolo PRC "Rosa Luxemburg" di Cuneo ha iniziato ormai da mesi a distribuire tutti i sabati mattina cento chili di ottimo pane comune a 1 euro al kg nella piazza principale di Cuneo, piazza Galimberti.

Il successo è stato immediato e le adesioni sono oramai centinaia: dal pane si è passati all'olio, alla pasta, al riso, alla verdura, insomma la voce si è sparsa e abbiamo dimostrato che esistono importanti margini di recupero sui prezzi quando si interviene sulla filiera distributiva, accorciandone i passaggi, producendo un effetto indotto di calmieramento dei prezzi praticati dagli esercizi commerciali ed oltretutto anche una significativa ricaduta in termini di qualità dei consumi. L'Ordine del Giorno oltre a riconoscere e sostenere politicamente la nostra battaglia pone delle precise richieste al Comune, richieste oggetto di emendamenti portati da Consiglieri nel corso del dibattito, che non hanno però modificato i contenuti del documento, forse addirittura arricchiti: segnale qusto importante, vuol dire che abbiamo imboccato la strada guista se anche sensibilità così lontane politicamente concoradno sul fatto che occorra quanto prima fare qualcosa di concreto per resistere al carovita, ed i G.A.P. diffusi ormai su tutto il territorio nazionale, sono una buona pratica da sostenere.

Nello specifico il nostro gruppo politico cheide al Comune di Cuneo

· Di attivare tavoli specifici allo scopo di calmierare i prezzi dei generi alimentari di prima necessità;

· Di effettuare controlli specifici periodici su origine dei prodotti e su esposizione dei prezzi;

· Di favorire la creazione di nuovi modelli di consumo solidale e di lotta al carovita.

· Di non determinare incrementi tariffari di propria competenza che gravano ulteriormente sui bilanci familiari

· Di continuare a promuovere l'Istituzione di manifestazioni per produzioni di qualità locali, agricole e artigianali attraverso pratiche equo e solidali contro il carovita

· Di sollecitare interventi analoghi anche da parte della Provincia e della Regione.

Ed ora dopo il pane vogliamo anche le rose!

Fabio Panero, Consigliere Comunale Rifondazione Comunista

CULTURA E PARTITO

Cultura e partito: qualche modesta proposta.

Nei primi mesi di vita del nostro partito, lo storico Luigi Cortesi propose la costruzione di una fondazione, una casa editrice, un progetto storico- culturale che elaborasse un profilo teorico complessivo di Rifondazione, le cui provenienze ed esperienze erano del tutto disomogenee.
In un bel convegno sul Socialismo di sinistra (Roma, autunno 1996), Armando Cossutta sostenne la necessità di una riflessione complessiva (non solo convegni) sulle specificità del socialismo italiano, sul PCI e le sue dinamiche interne, sulla nuova sinistra. Chiese anche che si desse vita ad una “critica da sinistra” a Togliatti e Berlinguer, in particolare sullo scacco delle due esperienze governativa (1944-’47) e dell’unità nazionale (1976- ’79), ambedue sconfitte (un’analisi più attenta comparve in due belle interviste a Rina Gagliardi sulla rivista “Rifondazione”).
La nostra difficilissima situazione attuale ci dice quanto lontani siamo da aspettative, speranze e progetti del decennio scorso, ma anche quanto alcuni temi non abbiano perso attualità, ma anzi debbano oggi ritrovarla.
Se oggi sono chiari limiti e ritardi di PCI e PSI nella lettura del centro- sinistra, del neocapitalismo, delle modificazioni strutturali avvenute negli anni ’50- ’60, dell’irrompere di cultura e forme di vita consumistiche, laiche, americanizzate, non sufficiente è l’analisi sull’implosione degli ultimi anni (scomparsa “autodistruttiva” del PCI, nostra insufficienza, oggettiva e soggettiva). La stessa storia di Rifondazione (partito e dintorni) è sconosciuta e mai è divenuta oggetto di studio e riflessione, come pure assente sembra la volontà di ricerca sullo stesso PCI (una interessante proposta di Lucio Magri su “Essere comunisti” non ha avuto risposte).
L’appello elettorale di Ingrao ha avuto numerose adesioni di intellettuali. Così pure quello (aprile 2008) che rilanciava l’unità delle formazioni comuniste. Perché non organizzare immediatamente un convegno che confronti tesi, ipotesi, letture?
Non è stata indifferente, nell’ultima campagna elettorale, la presenza di “credenti” (candidatura di La Valle, voto di don Gallo, Melandri, Franzoni…). E’ indispensabile, davanti alla progressiva involuzione della Chiesa cattolica, al ritorno di spinte integriste e fondamentaliste, rilanciare una laicità che si leghi alle migliori espressioni del radicalismo cristiano. Credo sia inutile citare, nelle differenze, Togliatti e Lelio Basso. Se è sepolta la stagione del “dialogo”, è più viva che mai la necessità di risposte comuni ai temi globali ed epocali.
L’Italia ha vissuto almeno due “stagioni delle riviste” (dopo il 1956 e intorno al 1968). Oggi il quadro è cambiato, non solo per le poche testate esistenti, ma per l’incapacità di dialogo e di confronto, una impermeabilità che impedisce dibattito ed approfondimento. Un nostro progetto di rilancio e di “vera rifondazione” può contenere un appello a quelle esistenti perché escano dal proprio “particulare” e cerchino strade comuni o almeno complementari?
Proprio l’incapacità di attuare una autentica e compiuta rifondazione è alla base del nostro scacco. Siamo rimasti e siamo tra Scilla e Cariddi: continuismo nostalgico (comprensibile, ma inefficace) o nuovismo, praticato a lungo e senza bussola, che ci ha privati di elementi basilari e ha depotenziato le nostre già fragili strutture. Un lavoro teorico non può essere slegato da pratica e riflessioni sociali, ma non può prescindere da alcuni nodi:
- se Marx ha analizzato la società capitalistico borghese e Lenin e Rosa Luxemburg il passaggio di questa alla fase imperialistica, oggi manca una riflessione compiuta sul capitalismo globalizzato e i suoi portati: guerra, rapporto nord/sud, emergenza ambientale, disintegrarsi- in molte aree geografiche- del peso della classe operaia, distruzione dello stato sociale, scomparsa dei partiti, trasformazione dei sindacati…
- la necessità di organizzazione e struttura (il partito) è ovvia, ma questo può esistere solo se rapportato all’autonomia delle contraddizioni e dei movimenti presenti nella società che presentano pluralità di tempi e modi di espressione.
In soldoni, un processo di ricomposizione delle forze comuniste nel nostro paese non può essere continuamente rinviato, ma deve essere basato su una agenda precisa di lavoro comune, di riflessione senza rete su nodi e sconfitte, su un rapporto che non si limiti alle forze politiche organizzate, ma guardi oltre. Anche in questo caso, gli appelli sopra ricordati dimostrano come l’esistenza di una formazione comunista debba trovare il senso critico della propria storia e dialettizzarsi con culture e pratiche critiche ed anticapitaliste.
Né setta nostalgica, né nuovismi confusi, subordinati e neoriformisti (abbiamo già dato!). I tempi sono, però, stretti. Iniziamo da subito, a livello centrale e nelle realtà locali.

Sergio Dalmasso
consigliere regionale Piemonte

DIBATTITO A SINISTRA

Sergio Dalmasso

Cambiamenti strutturali, deficit organizzativo, cambiamento del senso comune
Diamo qualche perché alla nostra sconfitta

La nostra recente amara sconfitta deriva certamente da una scissione (o forse troppe scissioni) di troppo, da una censura mediatica vergognosa ed antidemocratica, da leggi elettorali (l’ultima geniale invenzione di Veltroni) illiberali ed autoritarie, ma anche da motivi più profondi.
La crisi della socialdemocrazia è frontale e a poco vale appellarsi alle specificità dei singoli paesi o all’alternarsi di cicli favorevoli e no.
Già annunciato da Dahrendorf, a metà anni ’80, che la legava all’esaurirsi del modello welfarista, il tracollo dell’ipotesi riformista nasce dall’aver aderito plasticamente ai caratteri del capitalismo contemporaneo, abbandonando la pretesa di trasformarlo (Giuseppe BERTA, Eclisse della socialdemocrazia).
Davanti ad un capitalismo globalizzato, all’aggressione frontale alla forza lavoro, sempre più frammentata, alla progressiva riduzione di diritti conquistati in decenni, alla assenza di prospettive per le giovani generazioni, la socialdemocrazia non offre alternativa, accetta le guerre, le scelte economiche delle multinazionali, le delocalizzazioni, una lettura tutta economica (euro, banca centrale, Trattato di Lisbona) dell’Europa, incurante anche dei tanti segnali negativi (Francia, Paesi bassi, Irlanda). La nascita del PD in Italia, la definitiva trasformazione blairiana del Labour, il tentativo di Royal nel partito socialista francese, propongono un definitivo superamento di ogni legame con ogni residua tradizione, considerata come una remora inutile e dannosa. D’altro lato, D’alema e Veltroni mai furono comunisti e- nel secondo- il riferimento al Partito democratico statunitense è quasi rituale, in un intreccio fra presunta innovazione e contenuta riduzione dei sistemi di garanzia sociale.
Il tutto nella sostituzione di diritti collettivi con quelli individuali, nella trasformazione dell’ipotesi di eguaglianza sociale con la teorizzazione dell’eguaglianza delle opportunità (formazione…), nel passaggio dalla centralità del lavoratore a quella del “consumatore”.
E’ evidente l’esaurimento dei fattori strutturali che hanno segnato la stagione del riformismo socialdemocratico: presenza di partito e sindacato come strutture capillari nella società e nei luoghi di lavoro, esistenza di una forte, cosciente ed organizzata classe operaia, centralità della grande fabbrica, politica di welfare (dalla culla alla tomba) da incrementarsi con la crescita di servizi sociali, conoscenza della propria storia e fierezza della propria identità, ruolo degli stati nazionali nella definzione delle politiche sociali, sistema misto privato/pubblico.
Una (per noi drammatica) inchiesta del “Sole- 24 ore” sulla Piaggio di Pontedera ci dice che i lavoratori con meno di 35 anni ignorano il sindacato e le lotte degli ultimi decenni, che votano a destra portando come motivi i respingimenti degli immigrati operati da Berlusconi (basta con i buonismi!), il fatto che Brunetta finalmente faccia lavorare i “fannulloni”, l’attribuzione di alloggi pubblici agli immigrati, in vece della “priorità nazionale”.
E’ chiaro che si è spezzata la trasmissione di valori, conoscenze, memoria, idealità fra una generazione e l’altra, quella che valeva, anche se in termini un po’ mitici, per la mia (sessantottina) e nel decennio successivo.
La trasformazione strutturale della città è profonda. I quartieri operai che esprimevano identità, strutture solidali, forme di vita e prospettive unificanti sono oggi un coacervo indistinto in cui si intrecciano disoccupazione, precariato, migrazione, timori, paure a cui la destra dà risposte (l’ordine, le ronde, l’identità europea e cristiana). A Torino la Lega apre sedi e sfonda nei quartieri operai e “rossi”. Raddoppia dove si ipotizza la costruzione di una moschea.
In ogni città, Casa Pound, presentando ipotesi solo apparentemente nuove (il superamento dei concetti di “destra e sinistra”) e proponendo un intreccio tra discorso culturale, identitario e pratiche di centro sociale, cresce ed aggrega. Le curve degli stadi sono campo aperto al proselitismo dell’estrema destra.
Il nostro scacco, maggiore a nord che a sud, deriva da difficoltà di lettura e di intervento su:
- trasformazioni territoriali della “megalopoli padana” (25 milioni di abitanti), una “noncittà”, sterminata periferia senza forma e sentimento, frutto di scelte urbanistiche legate alla peggiore logica capitalistica e alla totale deregolamentazione di opzioni collettive
- trasformazioni nell’organizzazione aziendale a causa di delocalizzazioni e crisi di intere filiere produttive
- modello produttivo centrato su piccola e media industria, su quel capitalismo molecolare (Aldo Bonomi) basato su artigiani, famiglie plurireddito…
- l’idea di società che la Lega, partito degli uomini spaventati (Ilvo Diamanti) propone, esprimendo umori, aspirazioni, paure, rancori dei nuovi ceti sociali e proponendosi come tramite verso Roma delle istanze del nord produttivo.
Non ci sono formule, slogan, soluzioni risolutive. Per una risposta, almeno abbozzata, una forza comunista non può non intrecciarci con quanto opera (gruppi, associazioni, settori di intellettualità…) nella società.

Un bel libro

Marco CORONGI, Stef anoGRECO, Se uno non si ribella, si compare. Sinistra e antagonismo a Torino, 40 anni dopo il grande sogno. Torino, Ages Arti Grafiche, 2009, pg. 128.

Due anni fa, i fotografi Marco Corongi e Stefano Greco hanno pubblicato Il grande sogno,i giovani e le lotte studentesche nella Torino degli anni ’70, immagini su scioperi, assemblee studentesche ed operie, manifestazioni, spettacoli, incontri con i lavoratori, nei cambiamenti- anche strutturali- della città, sino alla sconfitta operaia dell’autunno 1980. Un intreccio prezioso tra impegno politico, vissuti, cultura, quotidianità, in anni di speranze, dibattiti, confronti, anche di errori e di presunzioni, ma comunque ricchi di trasformazioni e di sogni.

La nuova opera, più corposa e frutto del prezioso lavoro di documentazione dei due autori, ci cala in una realtà diversa: hanno chiuso le grandi fabbriche, la FIAT ha perso del tutto la propria centralità, la precarietà è la chiave della vita dei giovani, le trasformazioni urbanistiche investono intere aree della città sempre più “terziarizzata”. La stessa tragedia della Thyssen-Krupp è frutto di questo clima: cancellazione di certezze, di diritti, di “sicurezze”.

La sinistra, nelle sue differenze, egemone per decenni in città, vive, più che altrove, crisi, divisioni, difficoltà, problemi di identità, incapacità di rapportarsi a settori sociali diversi da quelli tradizionali e di lettura delle trasformazioni strutturali, urbanistiche, culturali: la nuova migrazione, la cancellazione di ogni fisionomia nei quartieri operai, una periferia informe, lunga sequela di capannoni spesso vuoti, lo sfondamento della destra in parti della cintura industriale e nei quartieri popolari, in larghi settori operai, spesso nei luoghi comuni accettati da settori giovanili (non solo lo stadio).

Proprio il mondo giovanile è il protagonista della maggioranza delle fotografie.

I centri sociali (si veda il contributo scritto di Askatasuna) occupano spazi lasciati dalle difficoltà della sinistra “istituzionale”, in un bisogno di “autoorganizzazione” spesso alternativo alle formazioni ufficiali della sinistra. L’opposizione frontale alle guerre, alla TAV, la riaffermazione di diritti e bisogni li vedono al primo posto, con una non indifferente capacità di aggregazione tra i giovani.

Le immagini ci parlano di trasformazioni urbanistiche disumanizzanti, dell’occupazione di spazi e della loro gestione, di manifestazioni (per tutte, quella del primo maggio che a Torino ha tradizionalmente una valenza particolare, ma anche contro il lavoro precario, le morti sul lavoro, la controriforma Gelmini, la violenza sulle donne, le guerre, i licenziamenti sempre più frequenti e pesanti, i tagli alla cultura).

Ci offrono, però, lo spaccato della crisi delle forme di appartenenza, l’intreccio di soggetti non amalgamati, di un antagonismo composto dal mosaico di più soggetti, definiti per età, per collocazione sociale, per etnia, per orientamento sessuale, per tipo di lavoro (centrale in questo l’etnicizzazione della forza lavoro). Diversi, in particolare per i giovani, il rapporto con la famiglia (meno conflittuale che nei decenni precedenti) e i luoghi di aggregazione e di formazione. Non più i partiti, i gruppi politici, per molti aspetti le stesse associazioni cattoliche, ma i concerti, le discoteche, lo stadio…, in una contraddizione (come nota Diego Giachetti in un breve, ma ricco scritto) tra un mondo per loro sempre più “piccolo” (viaggi, internet, sms, conoscenza delle lingue) e “relazioni corte” nella vita quotidiana: l’amicizia e il piccolo gruppo.

Un testo da conoscere, ben al di là dei confini torinesi e piemontesi.

Sergio Dalmasso

giovedì 9 luglio 2009

CAMPEGGIO RESISTENTE

Campeggio Resistente a Valdieri, dal 22 al 26 luglio
"Raccontare è Resistere" come ha scritto Saviano, questo il motto del campo

Dopo il grande successo dello scorso anno a Sant´Anna di Roccabruna, i ragazzi del presidio provinciale di Libera (Associazioni, nomi e numeri controle mafie) hanno deciso di continuare l´iniziativa anche quest´estate.
Dal 22 al 26 luglio, si svolgerà a Madonna del Colletto (Valdieri), luogo simbolo della Resistenza al nazi-fascismo e sarà dedicato alla libertà d´informazione, organizzato insieme alle associazioni A.N.P.I. e 33giri, 5 giorni di incontri e dibattiti, musica e impegno con esponenti del mondo del giornalismo e dell'associazionismo da Don Ciotti, che ha voluto partecipare per il secondo anno al campeggio, a Carlo Vulpio (giornalista del Corriere della Sera), Giuseppe Giulietti (portavoce di Articolo21), Pino Maniaci (giornalista siciliano che continua a fare il proprio lavoro nonostante gli attacchi di cosa nostra), Oliviero Beha (rai3), Piero Ricca (QuiMilanoLibera) , Giulio Cavalli (attore e conduttore radiofonico sotto scorta) e ancora Alberto Spampinato, Marco Nebiolo, Giovanni Impastato, Andrea Olivero, Fabio Bovi, Vittorio Arrigoni, Piero Ricca.
Perché si deve far capire alla gente quanto sia importante avere un´informazione seria e indipendente che racconti i fatti così come stanno e badi soltanto al bene dei cittadini. Senza contare che quella italiana è una vera e propria tragedia, con 9 giornalisti ammazzati negli ultimi anni e oltre una decina tuttora sotto scorta.
Inoltre ogni sera ci saranno spettacoli e concerti, con la chiusura domenica 26 dell'"Orchestra di Ritmi Moderni Arturo Piazza".
Il contributo richiesto è di 50 € per tutto il campeggio, compresi i pasti. Chiunque voglia partecipare (anche solo per alcune giornate o incontri) non deve far altro che compilare l´apposito modulo presente nel sito del Campeggio (http://www.campeggioresistente.org) e portarsi la tenda (sono disponibili
anche posti al coperto).

Gruppo di Acquisto Popolare


La crisi che stiamo vivendo è la conseguenza delle politiche neoliberiste fatte di precarietà e bassi salari, di liberalizzazioni e privatizzazioni, di aggressioni ai beni comuni e abbattimento del welfare e della scuola pubblica. Aumenta sempre più l’ansia e la paura: ciò avviene perché l’impoverimento generalizzato viene vissuto come solitudine, come colpa soggettiva, una colpa che ti incattivisce contro chi sta nel gradino sotto al tuo. Un processo d’impoverimento che in questi anni non ha incontrato la politica e l’agire collettivo come risposta; così la povertà oltre che una colpa è diventata invisibile.

Per queste ragioni il Partito della Rifondazione Comunista di Cuneo ha deciso di promuovere l’auto-organizzazione dei cittadini dando vita al GAP (Gruppo d’Acquisto Popolare) che anche sabato 11 luglio, dalle ore 9 alle ore 13, sempre in piazza Galimberti angolo via Roma, distribuirà il pane a prezzo calmierato di 1 euro al Kg.

Secondo i dati dell’ISTAT il prezzo degli alimenti è cresciuto del 4,7% su base annua: tra questi cresce soprattutto il costo della pasta e del pane. Di fronte a ciò, sarebbe più opportuno che il governo Berlusconi, piuttosto di riempire di quattrini banche e speculatori, si occupasse della gente che non arriva più nemmeno alla terza settimana, introducendo un prezzo politico per i generi di prima necessità. Di certo, se i cittadini risparmiano sul pane è difficile far ripartire l’economia; per questo crediamo fortemente nel GAP, parola nobile presa a prestito dalla Resistenza antifascista. L’iniziativa del GAP cerca di rompere il ricatto per il quale, se non arrivi a fine mese, devi mangiare prodotti di bassa qualità. Associandosi come consumatori, infatti, si riesce a ridurre il prezzo del pane sensibilmente, arrivando al prezzo di un euro al kg, ma anche ad averlo di ottima qualità. Questo obbiettivo si raggiunge sostanzialmente perché il Gruppo di Acquisto contratta il prezzo direttamente con il produttore, saltando ogni tipo d’intermediazione.
In questo modo si ribalta la logica della coperta corta che mette i ceti popolari l’uno contro l’altro: più si è meglio è, perché meglio si contratta il prezzo”.


martedì 7 luglio 2009

SE QUESTO E' UN PARLAMENTARE

Se questo è un parlamentare

Il signore col bicchiere di birra in mano alla festa di Pontida 2009 è Matteo Salvini, 36 anni, deputato alla Camera, parlamentare europeo e capogruppo della Lega Nord al comune di Milano (quello che proposto i vagoni della metro separati per gli extracomunitari).

I fan gli fanno il coro personale di benvenuto e, poi, tocca a lui intonare una canzone. Non ci pensa un attimo e parte col repertorio tipico: "Senti che puzza, scappano anche i cani. Sono arrivati i napoletani...". Poi, alza il bicchiere e insiste: "Son colerosi e terremotati... Con il sapone non si sono mai lavati...". Intorno tutti cantano infervorati e contenti. Nessuno ha un ripensamento. Meno di tutti, appunto, Matteo Salvini, parlamentare della Repubblica italiana...
A QUESTO PUNTO QUASI SI APPREZZA L'ESSERE EXTRAPARLAMENTARI!

CIAO FEDERICO

Ciao Federico, la tua storia oggi è libertà

federicoaldrovCiao Federico. Oggi questa Repubblica zoppicante, democraticamente instabile, ti ha reso giustizia. Oggi un suo tribunale ha detto che quella compressione toracica per cui sei morto asfissiato non l’ha provocata qualche “droga”, ma il comportamento di quattro agenti di polizia, quelle persone che dovrebbero garantire l’ “ordine” e che, a volte, cadono nel vizio di esercitare il potere che hanno fuoriuscendo dalle leggi, dalle norme che dovrebbero far rispettare e rispettare loro stessi.
La Giustizia con la maiuscola iniziale è strana sai, Federico… E’ pur sempre un atto umano e quindi è possibile che ci si sbagli spesso o che la si riesca ad ingannare o che, ancora, si usino tutti i cavilli procedurali e di mille altre nature per rallentare quello che comunemente chiamano il “corso” della signora che porta la bilancia in una mano e la spada nell’altra.
La Giustizia è anche un potere, Federico. E’ il potere che hanno i magistrati di emettere le sentenze e, appunto, giudicare. Insomma, se è vero che è necessario convincersi che tutto sommato qualcosa di buono nel diritto c’è e che oltre il diritto sono possibili solo due stati: il caos o l’armonia anarchica, se è vero questo, allora mi piace pensare che sia vero proprio oggi quando lo Stato (un insieme di poteri) riesce a giudicare una parte di sé stesso, senza autoassoluzioni troppo semplici, veloci e dichiaratamente ipocrite e sporche di menzogna.
Troppe volte il potere usa sé medesimo per coprire la verità, per confondere la Giustizia, per depistare le prove che lo porterebbero alla propria condanna, inesorabile perché accertata dai fatti che, come si sa, hanno la testa dura.
Quel giorno ferale, ti hanno trattato come i giovani del G8 di Genova: ti hanno spezzato due manganelli addosso con una violenza tale che già agonizzavi quando a terra poi, ammanettato, sono saliti su di te con le loro ginocchia e ti hanno spezzato il torace facendoti morire.
E mentre tu chiedevi aiuto, lo Stato quell’aiuto te lo negava forse con una punta di sadismo immerso in un bagno di letale abuso di potere, di quello che viene leggermente definito un “comportamento anomalo” da parte della polizia.
Ma l’anomalia vera è la tua vita diciottenne che finisce. Poi dopo morto, come è accaduto con tanti altri celebri morti per mano della polizia, hanno provato ad infangarti, a dire che eri solo uno “sporco drogato”, che eri un “esagitato”, sì proprio così… ricordando i tempi in cui, quando gli operai scioperavano e magari la veemenza dello scontro era tale da portarli a confrontarsi con le forze dell’ordine che, una volta arrestati, venivano rinchiusi nei manicomi con l’etichetta di “agitato”, colui che si agita e che agita, l’ “agitatore”.
Invece quegli uomini volevano il salario, i diritti che gli venivano negati e l’ipocrisia borghese dello Stato gli negata tutto questo, accondiscendente comitato di affari dell’imprenditoria italiana.
Ha ragione tuo padre: la più bella Giustizia sarebbe averti qui, di nuovo con i tuoi genitori, col tuo coraggioso fratello e con tutti i tuoi amici e parenti, con chi ti ha voluto bene e con chi ancora te ne vuole dopo averti conosciuto a causa di quel pestaggio a quattro che ti ha ucciso.
Eppure, come Carlo Giuliani e come Giorgiana Masi, come Franco Serantini e Alexandros, tu sarai ancora con noi. Il tuo nome è una storia da raccontare a tutti coloro che ignorano queste violenze, che guardano le fiction televisive sulle forze dell’ordine e si illudono che non esistano deviazioni pericolose che infrangono i diritti di ciascuno di noi, con la prepotenza, con l’arroganza di chi pensa di essere ingiudicabile, intangibile.
Per fortuna in Italia c’è ancora un tribunale dove nessuno è al di sopra della Legge. Ciao Federico, la tua storia non va in archivio, ma da oggi è un patrimonio di libertà, è, nel suo piccolo, una restituzione dei princìpi costituzionali a sé stessi, alla loro giusta e sacrosanta applicazione.

MARCO SFERINI

lunedì 6 luglio 2009

ITALIANI BRAVA GENTE?

Cristiani, disobbedite come a Los Angeles

di Alex Zanotelli

su Il Manifesto del 06/07/2009

Mi vergogno di essere italiano e di essere cristiano. Non avrei mai pensato che un paese come l'Italia avrebbe potuto varare una legge così razzista e xenofoba. Noi che siamo vissuti per secoli emigrando per cercare un tozzo di pane (sono 60 milioni gli italiani che vivono all'estero!), ora ripetiamo sugli immigrati lo stesso trattamento, anzi peggiorandolo, che noi italiani abbiamo subito un po' ovunque nel mondo.
Questa legge è stata votata sull'onda lunga di un razzismo e una xenofobia crescente di cui la Lega è la migliore espressione.
Il cuore della legge è che il clandestino è ora un criminale. Vorrei ricordare che criminali non sono gli immigrati clandestini ma quelle strutture economico-finanziarie che obbligano le persone a emigrare. Papa Giovanni XXIII nella Pacem in Terris ci ricorda che emigrare è un diritto.
Fra le altre cose la legge prevede la tassa sul permesso di soggiorno (i nostri immigrati non sono già tartassati abbastanza?), le ronde, il permesso di soggiorno a punti, norme restrittive sui ricongiungimenti familiari e matrimoni misti, il carcere fino a quattro anni per gli irregolari che non rispettano l'ordine di espulsione ed infine la proibizione per una donna clandestina che partorisce in ospedale di riconoscere il proprio figlio o di iscriverlo all'anagrafe.
Questa è una legislazione da apartheid, che viene da lontano: passando per la legge Turco-Napolitano fino alla non costituzionale Bossi-Fini. Tutto questo è il risultato di un mondo politico di destra e di sinistra che ha messo alla gogna lavavetri, ambulanti, rom e mendicanti. Questa è una cultura razzista che ci sta portando nel baratro dell'esclusione e dell'emarginazione.
«Questo rischia di svuotare dall'interno le garanzie costituzionali erette 60 anni fa - così hanno scritto nel loro appello gli antropologi italiani - contro il ritorno di un fascismo che rivelò se stesso nelle leggi razziali». Vorrei far notare che la nostra Costituzione è stata scritta in buona parte da esuli politici, rientrati in patria dopo l'esilio a causa del fascismo. Per ben due volte la costituzione italiana parla di diritto d'asilo, che il parlamento non ha mai trasformato in legge.
E non solo mi vergogno di essere italiano, ma mi vergogno anche di essere cristiano: questa legge è la negazione di verità fondamentali della Buona Novella di Gesù di Nazareth. Chiedo alla Chiesa Italiana il coraggio di denunciare senza mezzi termini una legge che fa a pugni con i fondamenti della fede cristiana.
Penso che come cristiani dobbiamo avere il coraggio della disobbedienza civile. È l'invito che aveva fatto il cardinale R. Mahoney di Los Angeles (California) , quando nel 2006 si dibatteva negli Usa una legge analoga dove si affermava che il clandestino è un criminale. Nell'omelia del mercoledì delle ceneri nella sua cattedrale, il cardinale di Los Angeles ha detto che, se quella legge fosse stata approvata, avrebbe chiesto ai suoi preti e a tutto il personale diocesano la disobbedienza civile. Penso che i vescovi italiani dovrebbero fare oggi altrettanto.
Davanti a questa legge mi vergogno anche come missionario: sono stato ospite dei popoli d'Africa per oltre vent'anni, popoli che oggi noi respingiamo, indifferenti alle loro situazioni d'ingiustizia e d'impoverimento.
Noi italiani tutti dovremmo ricordare quella Parola che Dio rivolse a Israele: «Non molesterai il forestiero né l'opprimerai, perché voi siete stati forestieri in terra d'Egitto» (Esodo 22,20).

venerdì 3 luglio 2009

ATTIVO REGIONALE CON FERRERO


E' convocato un attivo regionale degli iscritti PRC per

lunedì 6 luglio alle ore 19.30

presso i locali della Federazione PRC di Torino in via Brindisi, 18/c.
Parteciperà il segretario nazionale Paolo Ferrero.


La fase delicata che stiamo attraversando, le prospettive future del nostro partito e della sinistra di alternativa saranno i temi importanti affrontati dalla discussione, anche nell'ottica delle prossime elezioni regionali.

giovedì 2 luglio 2009

Ordine del Giorno sui Gruppi di Acquisto Popolare


ORDINE DEL GIORNO SUI GRUPPI DI ACQUISTO POPOLARE


Dopo il successo del Gruppo di Acquisto di Cuneo che ci ha permesso di dimostrare che avere il pane un euro al kg tutti i sabati è possibile, con 100 kg che vanno via in poche ore ogni volta che i militanti di Rifondazione Comunista si mettono per strada, nonostante i tanti tentativi di intimorirci e di intimorire i produttori, riteniamo che sia venuto il momento di far discutere il Consiglio Comunale della città capoluogo sull'argomento Gruppi di Acquisto e carovita. A fine luglio presenteremo questo Ordine del Giorno.

Il Consiglio Comunale di Cuneo

valutato che

l'attuale congiuntura economica, che produce anche nel territorio del Comune, come della Provincia e della Regione, crisi occupazionali e produttive senza precedenti, si prospetta critica anche per il medio periodo e determina per molti nuclei familiari, anche appartenenti a fasce di reddito sinora considerate estranee e distanti da rischi di povertà, sacrifici pesanti per far fronte ai rincari dei prezzi e delle tariffe, che spesso sono prodotti più da movimenti speculativi che non dalle dinamiche dell'economia reale;

reputato che

a fronte di tutto ciò appare ormai inderogabile uno sforzo anche da parte degli enti locali, dal Comune alla Regione, a sostegno dei redditi delle famiglie di lavoratori e pensionati che, superando le forme e le modalità sin qui sperimentate, possa realizzare effettive forme di aiuto a coloro che si cimentano quotidianamente nella battaglia, sempre più difficile, contro i continui e spesso ingiustificati aumenti di prezzi e tariffe di generi e servizi anche di prima necessità;

verificato che

si sono costituite nel territorio organizzazioni spontanee di cittadini, volte all'abbattimento dei prezzi di generi di prima necessità tramite l'acquisto collettivo e la contrattazione diretta con il produttore, quali i Gruppi di Acquisto Popolare (GAP) e che, ancorché questi abbiano coinvolto sinora un numero limitato di acquirenti, abbiano dimostrato come esistano importanti margini di recupero sui prezzi quando si interviene sulla filiera distributiva, accorciandone i passaggi, producendo un effetto indotto di calmieramento dei prezzi praticati dagli esercizi commerciali ed oltretutto anche una significativa ricaduta in termini di qualità dei consumi;

ritenuto che

come autorevolmente denunciato dalle associazioni agricole, i prezzi dei prodotti agroalimentari sono oggetto di fortissimi movimenti speculativi determinati anche dalla loro quotazione sui mercati finanziari;

CHIEDE

al Sindaco e alla Giunta Comunale:

· Di attivare tavoli specifici allo scopo di calmierare i prezzi dei generi alimentari di prima necessità;

· Di determinare l'esposizione dei prezzi alla sorgente e di effettuare controlli specifici periodici;

· Di istituire spacci popolari comunali che abbiano il ruolo di vendere a prezzi calmierati i beni di prima necessità e di favorire lo sviluppo di pratiche di auto-organizzazione popolare di creazione di nuovi modelli di consumo solidale e di lotta al carovita.

· Di non determinare incrementi tariffari di propria competenza che gravano ulteriormente sui bilanci familiari

· Di promuovere un regolamento comunale per l'Istituzione di un mercato per produzioni di qualità locali, agricole e artigianali e del mercato equo e solidale contro il carovita

· Di sollecitare interventi analoghi anche da parte della Provincia e della Regione.

Fabio Panero, Consigliere Comunale Rifondazione Comunista


mercoledì 1 luglio 2009

ECCO I NOSTRI MAESTRI



PER FORTUNA TRA TANTI "GRANDI MAESTRI" IL NOSTRO PARTITO PUO' CONTARE SU COMPAGNI DI BASE CHE FANNO DELLA LORO MILITANZA LA VERA FORZA DI RIFONDAZIONE COMUNISTA: NELLA FOTO UBALDO RAGNI NEO-ELETTO PRESIDENTE DEL COMITATO POLITICO FEDERALE DI CUNEO CHE FESTEGGIA IL SUO COMPLEANNO.

I GRANDI MAESTRI






La sinistra e la sindrome di Tafazzi
(Giampiero Ferrigno tra i maestri)

Il primo Consiglio provinciale dell’era Gancia, quello per intendersi in cui la parola più usata da tutti gli intervenuti è stata 'gente', (pensiamo alla gente, i bisogni della gente, non deludiamo la gente, la gente da noi si aspetta….) ha fatto emergere non le differenze tra maggioranza ed opposizione, ma l’atavica sindrome di 'Tafazzi' della sinistra italiana. Ora, per chi non lo sapesse, Tafazzi è un quel personaggio interpretato da Giacomo Poretti, componente del trio Aldo, Giovanni e Giacomo, la cui caratteristica è quella di prendersi energicamente a bottigliate sui genitali e di godere di tale pratica. Ebbene centro sinistra e sinistra, ad assembla appena conclusa, hanno iniziato a fare i 'Tafazzi'.

Il primo a prendersi a bottigliate sui genitali è stato Giancarlo Boselli, del Pd, vice sindaco di Cuneo, nonché partecipante al rito delle primarie attraverso le quali Mino Taricco è stato consacrato leader della coalizione di centro sinistra. Il Boselli è andato giù duro nei confronti di quell’agnello sacrificale che è stato Mino Taricco in campagna elettorale e lo ha accusato senza mezzi termini di aver compiuto un grave errore politico nonché di aver iniziato male il cammino amministrativo per il fatto di essersi astenuto dal confutare le linee programmatiche della Presidente appena insediata. E poi la domanda velenosa delle cento pistole: “Caro Mino, hai già dimenticato la campagna elettorale?” Come dire: lancia in resta e avanti tutta. Una sorta di armiamoci e partite.

Presa di posizione che in politica potrebbe essere legittima in un contesto normale, ma era proprio necessario inviare lettere ai giornali per rimarcare una spaccatura tra buona parte del Pd e Mino Taricco? Non sarebbe stato meglio fare un giro di telefonate in attesa di ragionare nelle sedi opportune sulle strategie da attuare? Invece no: alla prima occasione, che peraltro occasione non è, i partiti, Pd in testa, che durante la campagna elettorale hanno fatto ben poco per sostenere Mino Taricco salvo negarlo ad ogni piè sospinto, hanno reso pubblica la distanza e la spaccatura fin troppo evidente nello schieramento di centro sinistra che ha sostenuto Mino Taricco.

A dare manforte al Pd nell’attacco al candidato sconfitto sonoramente durante la recente competizione amministrativa è scesa in campo Rifondazione Comunista, che di Taricco non era alleata, ma se c’è da 'tafazzare' non è seconda a nessuno. E l’intervento degli orgogliosi portatori di 'Falce e Martello' è stato di quelli messi in campo per far male, un’entrata di Fabio Panero a gamba tesa di una tal virulenza che si spiega solo con la voglia di affossare colui che non li ha voluti parte della coalizione e con lui affossare tutto ciò che a sinistra non è 'Falce e Martello'.
Invece di leccarsi le ferite dopo una sconfitta eclatante, di provare a riannodare le fila di una coalizione magari da allargare, di programmare un’opposizione rigida (seppur corretta e costruttiva) all’amministrazione presieduta da Gianna Gancia lasciando il compito a chi rappresenta lo schieramento politico contrario al centro-destra in Consiglio il compito di provare a risalire la china, ci si batte sui genitali provando un insano godimento.

Se questa è la sinistra o centro sinistra che dir si voglia, sia essa nostrana o italiana, Lega e Pdl possono dormire sonni tranquilli. Sempre che il successo ottenuto non dia loro alla testa e le divisioni vistosamente palesate all’atto della composizione della Giunta provinciale non facciano attecchire anche dalle loro parti quella strana malattia che contagia da sempre la sinistra italiana e che risponde al nome di sindrome di Tafazzi.

NOTA DI FABIO PANERO (DETTO COMPAGNO TAFAZZI): DI QUESTI TEMPI NON ESSENDOCI MOLTO PER CUI SORRIDERE OGNUNO GODE COME PUO'...
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