lunedì 12 aprile 2010

Sergio Dalmasso al CPN di Rifondazione

Intervento di Sergio Dalmasso al Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista

Il successo delle destre e della Lega impone, oltre ad un maggior lavoro sociale, una analisi sulla sub cultura (psicologia) reazionaria di massa e sul “cattoleghismo”, il legame sempre maggiore, ideologico e strutturale, fra settori significativi della gerarchia cattolica e il partito di Bossi (Compagnia delle opere, amministrazioni locali, lettura integrista del cattolicesimo…).

Noi dobbiamo riproporre (a cominciare dai referendum) la più ampia unità di azione sui temi (democrazia, Costituzione, articolo 18, nucleare, beni comuni, precariato), ma tener ferma la proposta di alleanza fra soggetti diversi e non di omologazione nel quadro bipolare.

Massima unità sulle cose con SeL, sapendo pero che è parte organica del centro sinistra (Campania e Lombardia insegnano) e che riproduce scelte nuoviste e leaderistiche.

“In basso a sinistra” e “partito sociale” sono necessari, ma non sufficienti: ripropongo, nel lancio della federazione, comunista e alternativa, interlocuzioni su sindacalismo di classe, ecologismo politico, pensiero di genere, altermondialismo, radicalismo cristiano.
Sergio Dalmasso

Tra i vari Odg tematici presentati all’ultimo CPN, ne è stato presentato uno a firma Andrea Catone e Sergio Dalmasso, che poneva il tema dell’avvio di una riflessione teorica e politica tra i comunisti in Italia. Questo, che ha raccolto 17 voti a favore e 20 contro, ha registrato una significativa astensione di settori maggioritari del partito che, quindi, non si oppongono all’avvio di questa ricerca e di questa riflessione. Un segnale che, al di là dei numeri, risulta davvero interessante e da non sottovalutare.



Proposta di OdG al CPN del 10-11 Aprile 2010
di Andrea Catone e Sergio Dalmasso

A nessuno sfugge il quadro di dense difficoltà nel quale ci troviamo ad operare. Le recenti elezioni regionali portano a maturazione difficoltà e limiti che appartengono all’onda lunga della crisi delle forze comuniste e della sinistra anticapitalista italiana. Nel contempo la tenuta del governo delle destre e la sostanziale vittoria al suo interno delle componenti più reazionarie e populiste, pongono con ancora maggior forza l’esigenza di una svolta nelle politiche di questo Paese. La crisi economica sta ancor più allargando la forbice tra i ricchi e i meno abbienti. Quello che si preannuncia è un nuovo attacco all’assetto democratico, alla Costituzione, ai diritti dei lavoratori, nuova cassa integrazione, licenziamenti e cancellazione dell’articolo 18. Le donne continuano ed essere sempre più colpite e la nuova campagna contro la pillola RU486 è solo la punta dell’iceberg del clima oscurantista e reazionario che si registra nel nostro Paese.

Per queste ragioni non possiamo permettere che dai lavoratori, dai giovani precari e dalle donne, continui ad essere percepito quel sostanziale ed inquietante vuoto a sinistra che ha caratterizzato l’ultima fase sociale e politica. Il Partito della Rifondazione Comunista e la Federazione della Sinistra continuano a non essere “sentiti” dalla maggioranza del popolo di sinistra come forze in grado di organizzare il disagio, la rabbia e l’indignazione popolare contro il governo e le sue politiche liberticide ed antipopolari e tale distacco si offre come ulteriore base materiale per il grave astensionismo a sinistra.

C’è bisogno di uno scatto: non possiamo rimanere fermi. E per poter fare questo, c’è bisogno di affrontare fino in fondo i tanti nodi che finora sono rimasti elusi o sono stati rimandati.

Dobbiamo far decollare la Federazione della Sinistra come strumento di costruzione del conflitto e di una efficace unità d’azione a sinistra, legata ai movimenti e alle forze della sinistra anticapitalista, e dobbiamo, contemporaneamente, avviare – dentro ed oltre essa - una vasta ed aperta ricerca politica e teorica tra PRC, PdCI, altre forze politiche di classe, intellettuali, quadri operai e militanti comunisti che hanno incrociato in questi vent’anni questi due partiti ed ora ne sono esterni, militanti dei movimenti antiglobalizzazione, anticapitalistici ed antimperialisti. E ciò a partire dalla consapevolezza che le forze comuniste, oggi, sono alla ricerca di un più alto profilo politico e culturale, con l’esigenza di avviare un confronto proficuo tra quante/i non solo non hanno rinunciato a dirsi comuniste/i, ma vogliono impegnarsi seriamente per ricostruire un partito comunista – che rigetti ogni nostalgia cosi come ogni liquidazionismo - quale cardine dell’unità della sinistra anticapitalista, per riaprire un orizzonte di trasformazione sociale in Italia.

Uno dei problemi centrali delle attuali forze comuniste italiane – assieme alle questioni del radicamento sociale e della presenza organizzata nei luoghi del lavoro e del conflitto – è sicuramente quello della ridefinizione di un pensiero, di un profilo politico, teorico e analitico, di una prassi all’altezza dei tempi e dello scontro di classe. È tempo di avviare una ricerca culturale e politica all’altezza delle necessità, che si intrecci con la riorganizzazione di un conflitto sociale in tutto il paese, esteso in modo capillare.

Il CPN impegna pertanto la segreteria e gli organi dirigenti del PRC ad avviare a tutti i livelli – centrale e periferici - un percorso di ricerca e di aperto e libero confronto (conferenze-dibattito, assemblee, seminari di studio, attivi nazionali e territoriali) con tutti i comunisti, le comuniste, gli iscritti alla Federazione, intellettuali e quadri operai esterni ad essa, esponenti di movimenti altermondialisti, internazionalisti, dell’ecologismo di classe e del radicalismo cristiano che intendano parteciparvi su contenuti di fondo (analisi dell’attuale fase del capitalismo, internazionalismo, imperialismo, nodo pace/guerra, prospettive strategiche, obiettivi prioritari immediati, programma minimo di classe, programma a medio termine, azione politica negli enti locali, politica sindacale, questione ambientale, oppressione di classe e oppressione di genere, …), che permettano quindi un rilancio della politica comunista e anticapitalista, un rafforzamento organizzativo, in modo che si possa lavorare per quello “scatto in avanti”, del quale tutte e tutti sentiamo il bisogno.

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