venerdì 4 giugno 2010

ELEZIONI SARDE


Sulle elezioni sarde



Un intervento di Claudio Grassi.

 

I risultati delle elezioni amministrative sarde, ed in modo particolare quelli delle elezioni provinciali, mettono in evidenza alcuni dati interessanti su cui ritengo utile articolare delle riflessioni.
L’elemento più rilevante riguarda il centrodestra: in poco più di un anno la coalizione di destra perde una fetta rilevante dell’elettorato che aveva consentito al Presidente Cappellacci di vincere nettamente le elezioni regionali. Il Pdl, in particolare, subisce un crollo verticale dei consensi, passando dal 36,6% delle europee al 16,2% delle recenti elezioni provinciali.
Anche il Pd subisce  un brusco arretramento: dal 35,6% al 20,1%. Rispetto alle elezioni europee non va bene neanche l’Idv, anche se in termini di voti assoluti riesce quasi ad eguagliare il risultato ottenuto alle europee.
Il primo turno assegna complessivamente al centro-sinistra tre province: Sassari, Carbonia Iglesias e Medio Campidano. Il centro-destra vince invece ad Oristano e Olbia Tempio. Saranno infine i ballottaggi nelle province di Cagliari, Nuoro e Ogliastra a definire i nuovi assetti istituzionali.
Già oggi possiamo dire però che, nel complesso, sommando i voti ottenuti dalle coalizioni nelle diverse province, nonostante un recupero delle forze del centro sinistra rispetto alle regionali dell’anno scorso, il centro destra mantiene ancora un vantaggio di circa 34.000 voti.
Passiamo a noi: la Federazione della sinistra si presenta in alleanza con il centrosinistra ovunque e con una  propria lista in 7 province su 8. A Sassari, unica eccezione, è stata presentata una lista unica di sinistra con Prc, Verdi, Partito socialista e Sel, che ha totalizzato il 5,1% ed ha eletto 2 consiglieri. Il Pdci ha presentato a Sassari una propria lista, nella medesima coalizione, ottenendo un buon 3% ed eleggendo 1 consigliere.
Tra le altre province spicca il dato del Medio Campidano in cui la Federazione della Sinistra sfiora l’8% con 2 consiglieri eletti. Il secondo miglior risultato è quello di Nuoro, dove otteniamo il 3,5%. In due casi la Federazione scende sotto il 3%: ad Oristano e ad Olbia Tempio. In tutte le province, tranne queste ultime, la Federazione conquista una presenza istituzionale.
Rispetto alle europee del 2009, in termini di voti assoluti, la Federazione della Sinistra cresce in tre province: Medio Campidano, Olbia Tempio e Ogliastra, mentre a Carbonia Iglesias conferma sostanzialmente i voti di un anno fa. Nelle altre retrocede.

In termini percentuali, invece, l’unico segnale positivo lo si registra nella provincia del Medio Campidano. La comparazione con i voti assoluti ottenuti alle elezioni europee ci dice che la Federazione della Sinistra ne ha persi 6.855.
Allargando lo sguardo all’intero campo di sinistra emergono segnali interessanti, da tenere in considerazione. In diverse province si è presentata la lista Rosso Mori, in altre quella dei Verdi, in quasi tutte viene presentata la lista della FDS e di SEL.
Pur muovendo dalla consapevolezza della obiettive differenze strategiche tra queste forze politiche, non si può tuttavia che rilevare che, sommandone i risultati, la sinistra complessivamente intesa arriva nella provincia del Medio Campidano a un ragguardevole 17,4%. A Nuoro va oltre il 14%; a Cagliari raggiunge l’11,4%; nella provincia di Carbonia Iglesias ottiene il 9,3%; a Sassari l’8,1%, nell’Ogliastra il 6,5%. Soltanto nelle restanti due province scende sotto il 5%.
E’ a questo bacino elettorale che la Federazione della Sinistra deve saper guardare con attenzione e soprattutto è a queste elettrici e a questi elettori che deve avanzare una piattaforma politica convincente, attraverso la quale costruire lotte e conflitti che mobilitino i lavoratori e le lavoratrici ed i ceti deboli della popolazione per difendere quei diritti e quelle tutele che da troppo tempo ormai vanno progressivamente riducendosi.
In questa delicata fase politica, la priorità per il partito della Rifondazione comunista deve essere quella di fornire il proprio decisivo contributo affinché in Italia i ceti deboli tornino a imporre i bisogni sociali all’agenda politica del Paese.
Le elezioni in Sardegna ci confermano che esiste un potenziale rilevante a sinistra del Partito democratico. E’ necessario trovare le forme migliori per farlo fruttare a vantaggio dei lavoratori. La Federazione della Sinistra nel suo insieme, che in una condizione di straordinaria difficoltà di mezzi e di visibilità ha comunque ottenuto, pur in una flessione rispetto alle europee, un risultato importante (3.6% su base regionale), ha il compito di essere il lievito di questo progetto ambizioso.

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