venerdì 17 ottobre 2008

Con la manifestazione dell'11 ottobre il nostro partito è stato protagonista di un evento straordinario, per molti versi imprevisto

di
Gianluigi Pegolo

Con la manifestazione dell'11 ottobre il nostro partito è stato protagonista di un evento straordinario, per molti versi imprevisto. E' il segnale che in questo paese c'è una grande domanda di opposizione e di lotta sociale. E' la dimostrazione che la sinistra mantiene un ruolo essenziale, quale riferimento di una domanda di cambiamento, resasi ancora più pressante oggi, dopo la vittoria delle destre. E' il riconoscimento che i comunisti costituiscono il motore della ripresa dell'intera sinistra. Possiamo, quindi, essere soddisfatti: un primo passo fondamentale per l'avvio di una forte battaglia di opposizione è stato compiuto. E, naturalmente, per la ripresa del nostro partito che - se non può dire che abbia superato tutte le sue difficoltà - è pur vero che, anche in ragione del successo di questa manifestazione, dimostra una nuova vitalità. Ne è una conferma, fra l'altro, il trend sempre crescente dei sondaggi elettorali dal congresso ad oggi, che lo collocano ora fra il 3 e il 4%.E' del tutto evidente che la manifestazione del'11 ci carica di nuove responsabilità, assegnandoci, in primo luogo, il compito di dare continuità alla battaglia di opposizione. L'agenda dei prossimi impegni del partito è già molto ampia e non vale qui la pena ricordarla. Essa è riassumibile nell'insieme degli obiettivi che sono stati posti alla base della manifestazione e che oggi devono sostanziarsi in iniziative concrete. E' in quest'ambito che va dato il giusto valore alla battaglia referendaria. La raccolta delle firme sulla legge Alfano costituisce il nuovo impegno di massa cui è chiamato il partito. Un impegno che deve vedere partecipi tutte le nostre strutture di base, in uno sforzo davvero notevole: in soli 3 mesi dovranno essere raccolte centinaia di migliaia di firme.
Alcuni hanno espresso dubbi su questa scelta, in particolare per il ruolo indiscutibile che l'Italia dei valori sta assumendo. Sarebbe stato tuttavia un errore se per questo motivo ci fossimo astenuti dal partecipare alla raccolta delle firme. In questi anni il nostro partito ha sempre cercato, in nome di un approccio non minoritario, di essere protagonista di una iniziativa il cui primo presupposto era la capacità di cogliere il sentire di massa. La lotta per la democrazia e per la giustizia sono parti essenziali di questo sentire ed, anzi, solo coniugando l'iniziativa più propriamente sociale con la difesa dei principi democratici è possibile oggi parlare al Paese. La legge Alfano è da questo punto di vista una aberrazione, un atto che lede principi fondamentali della Costituzione. Il fatto che le quattro più alte cariche dello stato possano godere di una sorta di impunità è in sé un vulnus al principio di eguaglianza dei cittadini, che risulta ancora più odioso per il fatto che dietro a questo provvedimento si consuma l'arbitrio di una maggioranza che, in tal modo, mette sotto protezione il proprio leader da azioni giudiziarie.
Peraltro, vi è una connessione diretta fra l'operazione che sottostà alla legge Alfano e l'aggressione più generale alla democrazia. Basti pensare al tentativo di spazzare via in un colpo solo tutte le forze che ostacolano nel paese la piena affermazione del bipartitismo con l'innalzamento delle soglie di sbarramento per le elezioni europee. O, ancora, al tentativo ricorrente di mettere in discussione l'autonomia della magistratura. O alla volontà di liquidare le testate della sinistra con i provvedimenti in gestazione sull'editoria. Senza ricorrere a paragoni forzati, è comunque vero che un disegno centralistico a sfondo autoritario è in atto ed è altrettanto vero che lo stesso è funzionale ad una stretta sul piano sociale, come testimoniano: la sintonia dell'esecutivo con la Confindustria nell'attacco al contratto nazionale di lavoro e l' aggressione allo stato sociale, evidente nella vicenda della scuola.
La lotta contro la legge Alfano va considerata parte essenziale della nostra battaglia di opposizione. Non la esaurisce certamente, ma ne costituisce un elemento fondamentale. L'iniziativa referendaria, infatti, è destinata a trascinare la necessaria controffensiva sociale e politica sul piano dei diritti democratici e in difesa della Costituzione e così la dobbiamo concepire. Peraltro, il tema della giustizia sta acquistando un ruolo crescente anche per la connessione con alcune questioni di indubbia rilevanza sociale. Si pensi, fra l'altro, ai provvedimenti - purtroppo fino ad ora ancora sconosciuti ai più - tesi alla modifica del processo del lavoro che il nuovo governo intende assumere, modifica che farebbe venir meno un essenziale strumento di difesa dei lavoratori. Per tutte queste ragioni il referendum contro la legge Alfano ci interessa ed intendiamo sostenerlo con tutte le nostre energie. Non è un impegno marginale, quindi, quello che ci attende. Al contrario, esso va considerato centrale nella iniziativa del partito dei prossimi mesi.

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