sabato 18 ottobre 2008

Sansonetti ci riprova...


di Maria Campese, segreteria nazionale Prc-Se


Ancora una volta il direttore di Liberazione, il compagno Sansonetti, ci riprova e torna alla carica con un articolo in cui invita il Prc ad andare oltre... invita quindi il partito, del quale il giornale che dirige è organo, ad andare in un oltre ed in un altrove rispetto a quanto deciso a Chianciano a maggioranza.
Ed ancora una volta lo fa ricalcando la vulgata avviatasi nel paese già durante la difficile fase congressuale. Una vulgata che spesso ha visto stare insieme a Sansonetti anche parti di quella borghesia illuminata, progressista, riformista e un po' liberista – ma sempre convintamente anticomunista – che ha 'tifato' affinchè il Congresso eleggesse Vendola segretario del partito (si ricordino a tal proposito le prese di posizione di alcuni importanti organi di stampa che hanno dedicato all'argomento fior fiori di articoli, commenti, interviste e quant'altro).
Fin qui nulla di nuovo sotto il cielo: un direttore diventato tale per 'affinità elettiva' all'allora segretario del partito; che coerentemente a ciò si è trasformato nell'alter ego di quel segretario e delle sue – tanto improvvise quanto repentine – mosse da cavallo; non-comunista o a-comunista (magari anche un po' anti) per sua stessa ammissione e che, nonostante ciò, non ha avuto problemi ad accettare l'incarico a dirigere un giornale che si dice comunista e che nacque – prima come settimanale e poi come quotidiano – proprio come organo di una comunità che, contro tutto e tutti, quasi venti anni fa, decise che la storia non era finita (come pure predicava, non senza saccenza, qualche utile intellettuale dis-organico) e che non erano venute meno le ragioni storiche di una presenza autonoma di un soggetto politico che mantenesse aperta e rilanciasse – in Italia come in Europa – una prospettiva di trasformazione sociale ed anticapitalista... una prospettiva modernamente comunista, che facesse i conti – senza sconti – a quanto era accaduto nel mondo e, soprattutto, che facesse i conti con la fase di riorganizzazione neoliberista che si andava affacciando sulla scena.
La novità – se così la si vuole chiamare – del ragionamento di Sansonetti sta nella introduzione di una pseudo argomentazione di carattere epistemologico come quella sul tolomeismo e sul galileismo. Una novità che rimane tale solo per il riferimento, e non per quanto in essa realmente contenuto, ossia la presunta 'necessità' dell'oltre che ricorda così da vicino quel buttare il cuore oltre l'ostacolo alla base del Congresso di Venezia e dell'accordo di alleanza (e poi di governo) con quel centro sinistra che proprio a Venezia fu sancito senza garanzie e convergenze programmatiche.
Ma per rimanere sul tema epistemologico, proveremo ad applicarlo al ragionamento di Sansonetti. Galileo è il padre fondatore del metodo empirico sperimentale che consiste(va) nell' uso della sperimentazione come mezzo di interpretazione dei fenomeni. Compito dello scienziato è osservare il fenomeno, riprodurlo con un esperimento adatto, ripeterlo più volte, ricavare la legge matematica che lo regola e predisporre nuovi esperimenti per verificare tale legge; una volta verificata la legge, occorre ricavarne con metodo deduttivo le logiche conseguenze, da verificare a loro volta sperimentalmente.
Proviamo ora ad applicare il metodo osannato dal direttore a quanto accaduto negli ultimi due anni alla vita politica del paese con una particolare attenzione al Prc (rivolgendosi il nostro proprio al Prc). Tralasceremo tutta la vicenda del governo Prodi per concentrare l'attenzione al tema del percorso unitario. Collocheremo quindi il ragionamento intorno alla Conferenza organizzativa di Carrara, momento in cui il partito poteva contare sul massimo di unità interna raggiunta proprio sul tema della costruzione di una sinistra unitaria e plurale... una necessità che nasceva appunto dall'osservazione di una realtà che vedeva la sinistra cosiddetta di alternativa in grande problematicità all'interno della coalizione di governo. Il tema della costruzione di una più ampia sinistra capace di rendere più efficace la propria azione contro le derive centriste del governo fu il tema che animò quella Conferenza la quale però sancì anche la necessità di non dare vita ad una unità come contenitore, ma che quella unità avvenisse sui contenuti, senza nessuna smania o boria oltrista. Qualcuno invece, nei mesi successivi lavorò proprio all'oltrismo liquidazionista... e continuò a farlo anche dopo la manifestazione del 20 ottobre. In quella manifestazione si continuò a chiedere una unità di azione contro la deriva centrista del governo Prodi – che proprio in quei giorni si apprestava a preparare il pacchetto welfare – e allo stesso tempo (a giudicare dalla osservazione della presenza di bandiere con falce e martello) chiedeva che le identità rimanessero presenti, perchè era anche a partire da quelle che non si rinunciava ad un esodo dalla vita e dalla pratica politiche. Al contrario si decise di non vedere (=osservare) quella piazza e si decise prima di continuare a dare fiducia al governo e poi (qualche mese dopo) a costruire una unità tutta centrata sul contenitore (l'Arcobaleno, per l'appunto) e sulla distribuzione delle candidature. La verifica del metodo galileiano sarebbe dovuta essere la tornata elettorale, e lo è stata: la sinistra non è entrata in Parlamento perchè percepita non utile sulla strada dell'alternativa e, quella inutilità è stata il frutto di una progressiva subalternità alla sinistra moderata (Ds nel frattempo trasformatosi in Pd spostando ancora più al centro il proprio asse) e al governo. Il metodo galileiano avrebbe voluto la constatazione del fallimento delle 'formule' costruite attraverso l'osservazione e, come minimo, avrebbe imposto nuove sperimentazioni. Ma Sansonetti, che pure rivendica a sé il galileismo, non si è accorto di una verifica ampiamente deludente e ripropone la formula. Fin qui l'epistemologia.
Ma siccome non siamo in un'accademia, quello che preoccupa è l'intento politico del nostro, il quale è dotato di troppa intelligenza per non accorgersi che la formula che viene riproposta è galileianamente fallimentare. Ed allora passa all'insulto collettivo che vuole dipingere il Prc uscito da Chianciano come un fortino autoreferenziale lontano dalla realtà e dalle sue necessità. Al contrario il Prc a Chianciano ha provato a ripercorrere una strada che lo ricollocasse all'interno di quelle piaghe e pieghe sociali dalle quali si era allontanata proprio negli anni bui del 'fortino governista'... e a giudicare dall'11 ottobre sembra che questa strada vale la pena da essere percorsa, perchè all'interno della società si chiede che continui ad esistere una sinistra anticapitalista ed anche orgogliosamente comunista capace di rappresentarne istanze e bisogni... all'interno delle pieghe e delle piaghe della società le preoccupazioni pseudo epistemologiche avanzate da Sansonetti sono state rappresentate, in questi anni, da un continuo peggioramento delle condizioni materiali di vita e da un'agenda politica sempre più distante. Dal basso si chiede che si tornino a rappresentare quelle istanze che si fermavano inesorabilmente davanti al portone di Montecitorio e che non entravano nei salotti buoni del paese... e che spesso rimangono fuori anche dai colti ragionamenti sull'unità a partire dai contenitori: l'unità oltrista propugnata dal direttore. Il Prc quelle istanze invece vuole tornare a rappresentarle... per questo vuole tornare e ricominciare ... dal basso, da sinistra e, per quanto riguarda al Prc, da comunisti!

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