venerdì 9 novembre 2007

MA SIAMO PROPRIO SICURI?

La vita è bella. Possano le generazioni future liberarla di ogni male, oppressione e violenza e goderla in tutto il suo splendore".
Lev Trotzkij

Quanto sta avvenendo in queste ore nel dibattito sulla cosiddetta sicurezza non può che destare preoccupazione e allarme.
Un crimine, per orrendo che sia (e quello di Tor di Quinto sicuramente lo è) rischia di produrre una sorta di ritorsione collettiva, nelle istituzioni e nella società, contro interi gruppi etnici e intere popolazioni, al di fuori da ogni criterio di civiltà, giuridica ed umana.
Non può non indignare il tentativo di “socializzare” la colpa dell’autore del crimine, facendola pagare a migliaia di donne, uomini, bambini, già costretti a vivere in condizioni di indigenza estrema nelle periferie delle nostre città..
Le immagini delle ruspe immediatamente entrate in azione per spianare gli “insediamenti abusivi” e ostentate in tutti i telegiornali, le irruzioni nei “campi nomadi”, le identificazioni di massa, annunciate trionfalmente, come se tra quel crimine e quelle persone scacciate esistesse un nesso diretto, fino all’aggressione squadristica di Tor Bella Monaca, evocano scenari inquietanti, di altri luoghi e di altri tempi. Alludono ad un clima di odio, di ostilità, di paura aggressiva, gonfiatosi su territori, attanagliati dalle incertezze e da un senso di precarietà che induce alla ricerca del capro espiatorio.
Sgonfiare questa bolla di rancore ed emotività, neutralizzarne i veleni, dovrebbe essere il compito della politica. Di chiunque lavori davvero alla costruzione di una condizione di “sicurezza collettiva”.
Ma le vicende di queste ore ci parlano d’altro. Di una politica e di un sistema informativo che, a parte poche eccezioni, finiscono per semplificare e per cavalcare la spirale di odio, individuandola come risorsa capace di assicurare il consenso prodotto dalla paura.
Hanno cominciato Fini e i gruppuscoli della galassia di estrema destra, perfettamente coerenti con le loro culture di origine. Ma gli altri (il Partito Democratico e il Sindaco di Roma), purtroppo, non si sono tirati indietro, hanno inseguito le destre sullo stesso terreno securitario, forse pensando di contendergli lo spazio in una rincorsa sciagurata. Di fatto contribuendo ad alimentare i rancori e a legittimare implicitamente gli umori più lividi. A sdoganare l’ostilità preconcetta verso gli stranieri. Ad incoraggiare chi pensa che si possa fare da sé.
Ma siamo proprio sicuri che è questo il mondo che vogliamo costruire per le future generazioni?

Fabio Panero
consigliere comunale e segretario provinciale Rifondazione Comunista

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