venerdì 28 dicembre 2007

VELENO

Sono state approvate a Bra nella seduta del Consiglio comunale del 21 dicembre (non senza drastici ridimensionamenti e con l'astensione del sindaco Camillo Scimone nella votazione principale) le due mozioni della Lega contro gli immigrati. Le mozioni, copiate via Internet da analoghi provvedimenti di alcuni sindaci del Nord Est, chiedevano al Consiglio comunale di introdurre vincoli di reddito per il rilascio del certificato di cittadinanza ai migranti e la presentazione del permesso di soggiorno per i matrimoni misti. La prima, quella fondamentale, è stata però approvata solo come "indicazione al sindaco (che si è astenuto nella votazione) di applicarla dopo averne valutato l'applicabilità". Il sindaco si è riservato poi di studiare il problema e prendere le sue decisioni secondo legge e coscienza. A occhio sembra un rinvio che si protrarrà a lungo e permetterà senza dubbio a chi si oppone al provvedimento (e speriamo che ci aiutino in tanti) di far sentire la sua voce: con la mobilitazione e, nel caso, ricorrendo a vie legali.
Un danno grave però è già stato fatto, sia pure nella forma di una mozione in cui aspetti decisivi sono stati amputati dallo stesso proponente, il consigliere leghista Bergesio, tanto dilettantesco da fare quasi tenerezza.

Il veleno del razzismo ha preso corpo nero su bianco nel cuneese e i danni rischiano di propagarsi nella società locale incrementando quel clima di insicurezza e di ostilità per il diverso che cuore e ragione imporrebbero invece di contrastare.
22 dicembre 2007.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Appello
Torino 19 Gennaio 2008 corteo Rompere il silenzio!
Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia. Torino, dove si lavora e si muore come nell’800. Torino, luci d’artista e sbornia post olimpica, dove si progettano scintillanti grattacieli e devastanti TAV, dove c’è chi all’una di notte, quando in cento locali scorre la movida, crepa orrendamente. Il fatto è che non è solo, il fatto è che tutti i giorni, tutte le ore, tutti i minuti, c’è chi per vivere rischia di morire, scambiando il rischio della propria morte con il tozzo di pane che gli permette di continuare a vivere: e a rischiare di morire. Chiamano benessere e ricchezza nazionale i profitti dei padroni. Sarebbe tempo di cambiare il senso alle parole ed alla storia e chiamare ricchezza la salute, il benessere e la libertà di tutti. A 7 operai di Torino è stato cancellato il futuro in una fiammata straziante. A noi tutti lo cancellano ogni giorno, ora per ora, mentre lavoriamo per il profitto di lor signori. La ferocia del capitale, del capitale che sfrutta ed uccide, va troppo spesso in secondo piano: politici e media ci forniscono ogni giorno un nemico da battere: straniero, diverso, pericoloso. Torino, dove la strage alla Thyssenkrupp ha mostrato la cruda realtà di ogni giorno. Ovunque. Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia. Torino, dove i fascisti bruciano con le molotov un campo rom, i media falsificano, minimizzano, arrivano a incitare all’odio. Fuori, tra la gente, c’è anche chi applaude, mentre i più, soffocati dall’indifferenza, tacciono. Torino, dove una donna che accompagna i figli a scuola viene picchiata per strada. Un fatto che non diventa neppure una notizia: la donna è rom. Torino, dove in soli tre anni otto immigrati sono morti durante controlli di polizia, mentre si moltiplicano i comitati razzisti e fascisti, che alternano le manifestazioni di piazza alle ronde notturne contro immigrati, rom, tossici. Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia. Torino, dove le autorità cittadine salutano i militari che partono per la guerra in Afganistan, la chiamano “missione di pace” e piace a tutti, quelli di destra e quelli di sinistra che spendono milioni perché i “nostri” ragazzi in divisa vadano ad insegnare agli afgani a gestire galere, tribunali e polizia. La lezione di Bolzaneto e della Diaz, la lezione dei torturatori e assassini di ogni dove. Torino, dove mancano 1800 posti negli asili ma i soldi non ci sono. Torino, dove ci vogliono sei mesi per una visita in ospedale ma i soldi per pagare i militari che fanno saltare le ambulanze come in Iraq nel 2004, si trovano sempre. Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia. Torino dove, l’11 giugno del 2005, i fascisti accoltellarono, entrando di notte nella loro casa, due anarchici. La settimana successiva il corteo, indetto per rompere il silenzio intorno alla gravissima vicenda, venne caricato dalla polizia. Il 10 dicembre 2007 gli antifascisti sono stati condannati a pene tra i 9 mesi e l’anno e 8 mesi per “resistenza”. Erano stati accusati di “devastazione e saccheggio”, lo stesso reato per il quale a Milano e a Genova sono stati condannati decine di manifestanti. Un reato da tempi di guerra per manifestazioni di piazza. Decine di anni di galera per impedire la libertà di manifestare. Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia. Torino, dove, i tanti, i più, quelli che faticano ad arrivare alla fine del mese, quelli stritolati dalla precarietà del lavoro, dalla ferocia padronale, invisibili e dolenti, restano sullo sfondo di una questione sociale che è bestemmia nominare. Le destre e le sinistre evocano una presunta “emergenza sicurezza”, individuando negli ultimi, negli immigrati poveri i capri espiatori da offrire in sacrificio, per allontanare lo spettro che i penultimi si alleino agli ultimi, che l’odio lasci il posto alla solidarietà. E dalla solidarietà la capacità di opporsi ai nemici veri, quelli che lucrano sulle nostre esistenze, quelli per i quali una vita non vale i 20 euro per ricaricare un estintore. Viviamo tempi terribili. Tempi segnati dal silenzio e dalla ferocia. Occorre rompere il silenzio, resistere alla ferocia. E serve farlo subito, in tanti, senza deleghe ad alcuno, perché stiamo scivolando in un baratro. Hanno cominciato dagli ultimi, dai poveri, dagli immigrati, dai lavoratori, dagli oppositori politici, ma se non li fermiamo andranno avanti. Il momento è difficile. Occorre che tutti si mettano in gioco per fare barriera contro la barbarie che avanza. Ogni giorno. Non solo a Torino. Ma Torino è luogo ove le luci e le ombre sono più nitide, dove le strategie di repressione e controllo sociale trovano un laboratorio adatto. Per questo invitiamo tutti a scendere in piazza il 19 gennaio a Torino. Servono spazi per dare volto a chi non l’ha, per raccontare le storie che nessuno racconta, per portare in piazza le vicende dei rom, degli antifascisti, di chi muore di lavoro, di chi lotta contro il Tav, di chi vuole tagliare le basi alla guerra, di chi crede che un mondo altro sia possibile e terribilmente urgente.
Assemblea antifascista e antirazzista riunita a Torino il 19 dicembre 2007
Info e adesioni: torino19gennaio@altervista.org Sito internet: www.torino19gennaio.altervista.org
Appuntamento alle ore 14:00 del 19 Gennaio 2008 Piazza Castello – Via Po – Via Rossini – Corso S. Maurizio – Corso Regina Margherita – Corso XI febbraio - via Porporati – Corso Giulio Cesare – Corso Novara – Piazza Francisco Ferrer (già piazza Crispi) Non sono graditi i simboli dei partiti (tutti quelli che siedono in parlamento) che hanno aperto i CPT, votato la guerra, la precarietà, le leggi razziste… e tanto di quello che rende la vita di noi tutti misera e senza libertà.

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