martedì 29 gennaio 2008

Assemblea ACEM

Alla fine, come era logico che fosse, il campanile è prevalso, in questo periodo pare di moda anche a livello nazionale. I sindaci, indiscutibilmente sovrani, hanno detto un chiaro e fermo no ai rifiuti di Napoli nell’assemblea ACEM di mercoledì scorso. Così continueremo, ammesso che la Provincia ci autorizzi, a ritirare rifiuti industriali oppure resteremo in attesa di quelli di Torino e Cuneo. Il consiglio di amministrazione aveva dato una disponibilità tecnica, peraltro ovvia, ma non ha in alcun modo portato alle logiche conseguenze la sua scelta. (ammesso che di scelta si possa parlare). Le dimissioni, si sa, sono un fatto sempre più raro in questa nazione e comunque la solidarietà non è un motivo sufficiente per darle o chiederle.
Malgrado tutto ritengo utile rivolgermi ancora un’ultima volta ai cittadini per chiedere loro uno sforzo di riflessione.
Tra il 1998 ed il 2000 vi fu una commissione parlamentare di inchiesta relativamente alla gestione della discarica di Pianura, presieduta da Massimo Scalia, allora parlamentare dei Verdi ed oggi tornato ad insegnare fisica all’università di Roma. In una recente intervista su Repubblica del 22 gennaio 2008 egli ha dichiarato:
"Otto anni fa, nel nostro lavoro di indagine, accertammo in modo incontrovertibile che a Pianura erano finiti sicuramente i fanghi velenosi dell'Acna di Cengio. Un quantitativo rilevante, che purtroppo non riuscimmo a definire con esattezza perché buona parte della documentazione che riguardava i trasporti o era andata distrutta o era incompleta. Quei fanghi, ovviamente, sono ancora lì, a Pianura. E se nessuno metterà mano continueranno ad avvelenare la terra e l'acqua. Per sempre".
La commissione presieduta da Scalia determinò, nelle sue conclusioni, che i quantitativi stoccati a Pianura tra il 1997 e gennaio 2000 sono valutabili tra le 800.000 ed i 3.000.000 di tonnellate, senza alcuna certezza.
Stefano Leoni è stato da fine dicembre 1999 al 2005 il commissario speciale del governo per la bonifica dell’Acna di Cengio, nel medesimo articolo intervistato dice: "Se dovessi dire cosa c'era all'Acna quando siamo arrivati nel '99, farei prima a dire cosa mancava. La fabbrica aveva prodotto per decenni prima esplosivi, quindi vernici. Inventariammo qualcosa come 280 categorie di composti chimici. Le classi di sostanze venefiche che rilevammo erano praticamente al completo. E delle più pericolose: diossine; ammine (composti organici derivanti dall'ammoniaca e contenenti azoto, ndr); composti dello zolfo, del cianuro. Purtroppo non riuscimmo ad accertare cosa era stato portato via prima del nostro arrivo. E dove. Sentimmo di fanghi trasferiti in Campania, incredibilmente a bordo di camion. Addirittura di navi fatte affondare".
La regia del traffico di rifiuti da Cengio a Pianura fu della camorra. Tutto fu possibile a causa della inefficienza dei sistemi di controllo pubblici italiani non soltanto campani e, ovviamente, con la connivenza della classe politica. Oggi la popolazione di quel posto, che ha la diossina nel proprio corpo, oltre che nell’ambiente e negli animali circostanti si oppone ad ogni riapertura del sito. Soltanto il sequestro della magistratura ha salvato Pianura dall’essere inclusa nel piano militare del commissario De Gennaro, che a me ricorda i fatti del 22 luglio 2001 a Genova e non il santo protettore di Napoli.
Forse anche solo queste minime informazioni rendono comprensibile perché oggi parlare di impiantistica relativa ai rifiuti in Campania provoca la sollevazione popolare anche se si tratta di rifiuti urbani e non industriali. La classe politica in quei luoghi ha perso ogni credibilità nel merito. Ovviamente le dimissioni di Bassolino e di Rosa Russo Iervolino non appartengono alla cultura politica italiana di ambo gli schieramenti che preferisce i metodi polizieschi, tipici di una democrazia agonizzante.
Da noi i sindaci, tutti, sia quelli che fanno riferimento al presidente Costa che quelli che si riconoscono nel consigliere regionale Ferraris, con la sola esclusione di Dogliani, hanno deliberato di rifiutare 2.500 tonnellate di rifiuti urbani (non industriali tossico nocivi come quelli che sono partiti da Cengio) provenienti dal napoletano. Di fronte a questo provo un certo senso di disgusto, con pieno rispetto per la democrazia sono sempre più convinto che il comune denominatore tra Cuneo e Napoli sia semplicemente: ogni popolo ha il governo che si merita. Richiederei soltanto ai Sindaci di avere la capacità di domandarsi il perché del solo voto non favorevole e ad andare a vedere a Dogliani come viene gestito, con impegno continuo, il complesso problema dei rifiuti, che richiede, per essere risolto, non le scorciatoie ed il populismo ma una costante attenzione ed il coraggio di scelte anche impopolari, come le stesse raccolte differenziate a volte sono in questa nazione impazzita. Sarebbe anche opportuno, per coerenza loro, che i nostri solerti amministratori richiedessero di revocare la decisione assunta a dicembre dall’ACEM di inviare 10.000 tonnellate anno al forno di Parona, in provincia di Pavia. Se è giusto e doveroso che ognuno si gestisca la propria immondizia non è corretto che noi andiamo a produrre diossine e altri composti tossici bruciando la nostra a casa di altri cittadini padani.

Michele Bertolino
responsabile del settore rifiuti di Legambiente Piemonte Valle d’Aosta

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