lunedì 14 gennaio 2008

Sulla nomina di De Gennaro

(DA LIBERAZIONE)

Cari compagni, su De Gennaro sono senza parole. Dove arriveremo?
Vittorio Agnoletto*

Cari compagni quando mercoledì ho aperto i giornali sono rimasto sbalordito: Gianni De Gennaro, l'ex capo della polizia, nominato commissario straordinario per l'emergenza rifiuti in Campania con un convinto sostegno bipartisan. Ho immediatamente sfogliato i quotidiani, certo di trovare una dura presa di distanza da parte di Rifondazione e di tutta "la Sinistra, l'Arcobaleno". Ma poi leggo quanto dichiara Gennaro Migliore al Corriere :
"Noi manteniamo le nostre riserve sull'operato del prefetto De Gennaro a Genova... continueremo a chiedere la Commissione d'inchiesta. Ma in questo momento per noi sono più importanti i contenuti delle decisioni di Palazzo Chigi". Su Repubblica gli fa eco Giovanni Russo Spena: "Manteniamo il nostro giudizio sulle sue responsabilità al G8, ma questa prova difficile a cui è stato chiamato ora può riscattarlo sul piano della professionalità".
Resto senza parole.
Poi immagino la fatica e anche alla sofferenza interiore che deve aver attraversato questi compagni quando hanno rilasciato tali dichiarazioni. Li conosco bene - Giovanni da oltre trent'anni, Gennaro da quasi dieci - e li penso compressi nel difficile ruolo istituzionale che gli è stato affidato, nella responsabilità che sentono pesare sulle loro spalle, stretti tra il tentativo di far sopravvivere questo governo e la coerenza con la loro storia ed il comune sentire di tutti noi, della nostra gente.
Non li invidio. Non voglio sottrarmi a responsabilità che sento collettive, mi sforzo di cercare di capire. Ma non posso non domandarmi fino a dove sia lecito spingersi senza rischiare di perdere per strada le ragioni stesse del nostro percorso, della nostra storia, delle nostre speranze. Più volte parlando con alcuni nostri parlamentari ho ascoltato tutta la loro drammatica sofferenza quando hanno dovuto votare sull'Afghanistan, quando hanno approvato una finanziaria che moltiplica le
spese militari o il recente accordo sul welfare. Non so se questo sia l'unico modo possibile di stare al governo, non ne ho la certezza. Ma se fosse così mi domando quanti rospi dovremo ancora ingerire. Non c'è forse un limite invalicabile oltre al quale rischiamo di trasformare noi stessi in qualcosa d'altro senza averlo mai deciso, scoprendo all'improvviso di aver perso la connessioni e forse anche il linguaggio comune con molta della nostra gente? Provo a sforzarmi ma non ce la faccio. Non riesco proprio a capire la relazione che intercorre tra un ex capo della polizia, affiancato da un militare, il generale di divisione Franco Giannini, e la gestione di un disastro sociale come l'attuale situazione dei rifiuti a Napoli; la polizia e l'esercito per rispondere alle proteste della popolazione esasperata
dall'assenza e dalle ambiguità, per non dire peggio, delle istituzioni locali negli ultimi anni? Ma poi, perché proprio De Gennaro? Possibile che in tutta Italia non vi
fossero altre persone in grado di affrontare una simile difficile situazione? La Costituzione sospesa per tre giorni, Carlo ucciso,migliaia di pacifisti
pestati a sangue, la notte cilena della Diaz, le torture di Bolzaneto e noi "manteniamo le nostre riserve"!? De Gennaro, accusato di istigazione alla falsa testimonianza perché avrebbe indotto l'ex questore di Genova a sistemare le proprie dichiarazioni relative alla mattanza alla scuola Diaz e noi diciamo che ora "può riscattarsi sul piano della professionalità"!? No,non credo proprio sia utile aspettare per veder come va a finire. Oltretutto vi é anche il rischio che, replicando il "modello Genova", anche in Campania ad essere colpita sia la popolazione pacifica di Pianura, che ha deciso di protestare per difendere i suoi diritti e non i provocatori al soldo della camorra.
Cari compagni, caro Giovanni e caro Gennaro, scusatemi ma proprio non riesco a capire. Quel tremendo luglio del 2001 eravamo là insieme, sappiamo tutti di cosa stiamo parlando: Genova non è stata una parentesi, un errore involontario, ma una scelta voluta e consapevole di chi allora era ai vertici della politica e delle forze dell'ordine. E' inaccettabile che chi è accusato di aver tradito la fiducia che lo Stato e il Paese avevano riposto in lui come capo della Polizia, sia prima promosso capogabinetto del ministero dell'Interno e poi riceva un altro incarico di così rilevante responsabilità. E forse nel governo c'è già chi pensa di ringraziarlo ulteriormente per quanto fatto a Genova affidandogli, nel prossimo futuro, il coordinamento dei servizi segreti o la presidenza di Finmeccanica. E allora non ci chiederanno di sostenere pure questa nuova proposta? No, la nostra storia è diversa; su Genova, così come su Porto Alegre abbiamo insieme fondato l'idea che fosse possibile cambiare il mondo e anche il modo di far politica. Indipendentemente dalla nostra temporanea collocazione al governo o all'opposizione. Non c'è ragione di Stato che mi possa far cambiare idea: il maggior responsabile delle violenze di Genova non potrà mai avere la mia fiducia.

*eurodeputato Prc-Se

12/01/2008

Lettera di Lorenzo Guadagnucci

Caro direttore,

anch'io, come Vittorio Agnoletto, sono rimasto senza parole, quando ho saputo della nomina di Gianni De Gennaro a commissario speciale per l'emergenza rifiuti in Campania. Se ho ritrovato la parola e butto giù queste righe, è per esprimere il mio malessere e il mio sconcerto di fronte all'atteggiamento rassegnato e complice tenuto da parlamentari, forze politiche, testate giornalistiche che sono state spesso al nostro fianco nella battaglia etica, politica, giudiziaria seguita alle tragiche giornate del G8 2001. Tutti noi sappiamo quanto sia potente Gianni De Gennaro e quale peso abbia all'interno delle nostre forze dell'ordine: capo della polizia dal 2000 al 2007, è al vertice di una cordata di funzionari e dirigenti che a questo punto dobbiamo ritenere inamovibile. Ma sappiamo anche che la sua continua, inarrestabile ascesa - possibile grazie all'ormai unanime plauso delle forze politiche - comporta il pagamento di un prezzo altissimo: la rinuncia a ricomporre la frattura fra forze dell'ordine e cittadinanza, che si determinò nel luglio 2001 a Genova. E' una frattura assai pericolosa in ogni democrazia, e tanto più in quella italiana, che è fragile, esposta a ricorrenti ondate populiste e incamminata, proprio da quell'estate di sette anni fa, lungo il sentiero dell'autoritarismo.

Caro direttore, sai meglio di me in che modo sciagurato sia stato gestito il dopo Genova nel nostro paese. Anziché ribadire l'assoluta preminenza delle garanzie costituzionali, chiedere scusa alle vittime delle violenze e a tutti i cittadini, rimuovere i vertici delle forze dell'ordine (De Gennaro in testa), istituire una commissione d'inchiesta, si è legittimato il comportamento tenuto dalle forze di sicurezza nelle strade, nelle scuole e nelle caserme di Genova, delegando alla magistratura il compito di accertare eventuali responsabilità penali, ma avendo cura - nel frattempo - di promuovere tutti i maggiori imputati, in modo da far capire da che parte sta lo stato.

Sono cose che sai bene, quindi non può sfuggirti il senso che assume oggi la nomina di De Gennaro a un ruolo così delicato nei contenuti e così visibile e importante nella percezione pubblica. Diciamola tutta: è il trionfo di De Gennaro, un trionfo politico e addirittura morale. Io sono convinto che il dottor De Gennaro abbia una grande carriera alle spalle e in aggiunta non amo personalizzare le questioni politiche, ma non sono così ingenuo da non cogliere la portata dell'esibizione della sua figura - da parte del potere politico - di fronte a un'opinione pubblica allarmata e infuriata. Il potere politico mostra De Gennaro come l'uomo forte, il grande poliziotto, chiamato ancora una volta a 'salvare la patria'. E la mente di tutti corre al 2001: anche allora, dunque, a marzo a Napoli e in estate a Genova, salvò la patria. Questo è il messaggio che passa e perciò, comunque vada a finire coi rifiuti, Gianni De Gennaro sta vivendo la sua apoteosi.

Anch'io, come Vittorio Agnoletto, nel mio piccolo non mi riconosco in quest'operazione, e anzi la contesto, e dico che Gianni De Gennaro avrebbe meglio onorato la sua carriera lasciando il suo incarico il 22 luglio 2001, a G8 appena finito. Ha scelto invece di rimanere, con la complicità dei governanti di allora e di oggi, e di continuare nonostante tutto la sua carriera. Purtroppo non è una questione personale, perché tutti noi paghiamo il prezzo di questa scelta: la frattura del 2001 che non si ricompone, il potere politico che abdica di fronte allo strapotere degli apparati di sicurezza e quindi la democrazia che si inoltra sul cammino senza ritorno dell'autoritarismo. Vogliono farci credere che le crisi economiche, le ingiustizie locali e planetarie, la sovraproduzione di merci e di rifiuti si affrontano con le polizie, gli eserciti, i de gennari: è la stessa risposta che ci diedero nel luglio 2001. Io continuo a ribellarmi a questa follia.

Lorenzo Guadagnucci
(Comitato Verità e Giustizia per Genova)

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